Quarantadue - Cicatrici

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Il petto tonico e abbronzato saltò subito all'occhio del biondo che non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. L'ultima volta che lo aveva visto senza maglia era piccolo e un po' scarno mentre ora era allenato e in perfetta forma. Si rese conto solo in quel momento che in tutto quel tempo non lo aveva mai visto senza maglia perché scappava sempre prima che riuscisse a togliergliela. Si era perso decisamente un bello spettacolo.

«Cosa-...».

«Io... è difficile tutto questo per me» disse. «Vorrei tu sapessi che mi sento tremendamente in imbarazzo e privo di ogni corazza. Ti sto per mostrare qualcosa che nemmeno Ginny conosce, e ho un groppo in gola perché a malapena riesco a guardare io» spiegò con gli occhi di nuovo lucidi.

«Tu non devi sentirti in imbarazzo con me» rispose dolcemente il biondo alzandosi dal divano per stare alla sua altezza. «Puoi dirmi e farmi vedere tutto quello che vuoi. Io non ti giudicherò mai».

Harry annuì e prese un lungo respiro prima di girarsi per dargli le spalle.

La luce della luna gli faceva da sfondo e le spalle ampie diedero a Draco un motivo per mettersi una mano tremante sulla bocca e indietreggiare di qualche passo. Una lacrima si infranse sulla moquette rossa senza che riuscisse a controllarla e tenne lo sguardo fisso sulla sua schiena ormai ampia, muscolosa e in salute. Da quando era andato via dal Manor, Harry aveva ripreso peso e tutti gli allenamenti che faceva per colmare il vuoto del Quidditch si facevano vedere.

«Harry...» sussurrò.

La luce fioca della luna che entrava da quella finestra illuminava la schiena e ciò che la decorava: cicatrici di tutti i tipi e di tutte le dimensioni coloravano la schiena abbronzata del corvino che conosceva a memoria ogni loro singola posizione. Il biondo si tolse la mano da davanti la bocca e si avvicinò piano passando delicatamente un dito su una cicatrice vicino la colonna vertebrale.

Harry rabbrividì sotto quel tocco e una lacrima gli scese lungo il viso. Era la prima volta che lo faceva vedere a qualcuno, era la prima volta che di toglieva una maglietta davanti a qualcuno. Ed era così a disagio in quel momento che avrebbe voluto ritornare a nascondere ogni singolo taglio senza pensarci un secondo in più.

«Sono... tantissime» disse Draco con un filo di voce intento ancora ad osservarle.

«Lo so» sussurrò in risposta.

«Tutti quei capricci, quel modo fuggivo che avevi quando qualcuno ti chiedeva di toglierti la maglia. Madame Pomfrey che voleva farti gli impacchi per la febbre e io che te lo chiesi per metterti una crema, per curarti le ferite» ricordò pian piano. «Avevi solo tredici anni...».

«Erano ancora poche a quell'epoca. Ne avevo forse una decina ma mi mettevano a disagio ugualmente. Sono diventate così tante l'anno in cui sono andato al Manor da solo durante le vacanze di Natale. Forse tuo padre sapeva che la mia permanenza lì sarebbe stata breve e ha deciso di tirare fuori il peggio di sé» raccontò. «Quei giorni mi ha messo le mani addosso così tante volte da essermelo dimenticato. Ma penso tu lo sappia, sono tornato a Hogwarts con il viso martoriato».

Draco era scosso e completamente fuori. Tutto quello che stava accadendo e stava scoprendo era troppo. Probabilmente non sarebbe più riuscito a guardare il padre come prima.

«Perché ti ha ridotto in questo modo?»

«Perché era geloso di te» rispose. «Tu hai visto quella parte di me che lui avrebbe sempre voluto per sé. Era te che cercavo ogni qualvolta ne avessi bisogno e lui impazziva per questa cosa. Penso fosse arrivato addirittura ad odiarti perché tu avevi il privilegio di avere cose che a lui non ho mai concesso».

«E quei giorni ti ha voluto avere tutto per sé, immagino» rifletté, all'improvviso tutto iniziava ad avere un senso. «Io sarei stato solo d'intralcio».

Il corvino annuì girandosi finalmente verso di lui. Erano di nuovo faccia a faccia e entrambi erano stravolti: Harry per aver tirato fuori cose del suo passato che stava provando in tutti i modi di dimenticare, e Draco per aver scoperto cose di suo padre che non avrebbe mai immaginato.

Harry si allungò sul divano e afferrò di nuovo la felpa. Se la infilò e si tirò su il cappuccio abbassando lo sguardo a terra, sulle sue scarpe.

«Non devi credermi, non mi aspetto tu lo faccia. Volevo solo che sapessi che la mia vita è un inferno e tu sei stato il mio unico attimo di respiro» si asciugò una lacrima in fretta, prima che cadesse più del dovuto. «Grazie».

Il biondo lo guardò dolcemente e gli tirò su il mento con due dita per far incrociare i loro occhi.

«Io ti credo» sussurrò vicino alle sue labbra.

Harry fece scendere lo sguardo dalle sue iridi alle sue labbra. Avrebbe voluto baciarlo fino alla fine dei suoi giorni ma le sue parole ancora risuonavano nella sua mente e facevano male. Parecchio.

Controvoglia liberò il viso dalle sue dita e fece un passo indietro. «Soffro di attacchi di panico da quando ho otto anni, da quando mi ha fatto del male per la prima volta. E con il primo abuso, sono peggiorati e aumentati» disse. «Non sono mai riuscito a calmarli, erano troppo forti e non avevo niente di bello a cui aggrapparmi. Ho capito che l'unica persona in grado di fermarli eri tu, in grado di bloccarli e di farmi tornare a respirare» continuò. «Mi dispiace esser stato un peso per te tutto questo. Non volevo caricarti di una responsabilità che non volevi addosso ma bastava che me ne parlassi. Non mi aggrappo a te perché sono una femminuccia, mi aggrappo a te perché sei l'unico che la mia mente sa accettare. Scusa».

Si allontanò da lui e si diresse verso le scale, con qualche lacrima a rigargli il viso raggiunse la sua stanza e ci entrò. Alle sue spalle però entrò anche il biondo.
Il corvino si girò verso di lui per chiedergli di lasciarlo solo, perché ne aveva bisogno, ma non ebbe il tempo di farlo: le loro labbra si scontrarono e le loro lingue si cercarono immediatamente.

«Non smettere mai di cercarmi quando avrai bisogno di qualcuno che ti calmi» sussurrò il biondo sulle sue labbra. Il bacio era colmo di saliva e di lacrime, perché era un bacio riconciliatore, colmo di dolore e felicità. Aveva un sapore salato ma buono. Ed era bellissimo.

Draco adagiò Harry sul letto dolcemente e senza far staccare le loro labbra, si posizionò sopra di lui.

«Ammazzerò mio padre per averti fatto tutto questo, per averti ridotto in questo modo» continuò. «Nessuno deve azzardarsi a farti del male, hai capito?» Gli morse il labbro inferiore. «La mia famiglia non fa eccezione».

Sul viso umido del corvino, scese un'altra lacrima. Gli credeva davvero. Non era stato fiato sprecato.

«È passato, Draco. Non pensarci».

«Ci penso eccome, perché ti porti addosso le cicatrici di un passato che non doveva appartenerti. E me la pagheranno per averti impedito di vivere la tua vita come un qualsiasi ragazzo della tua età. Nessuno, nemmeno il mio peggior nemico, si meriterebbe un trattamento del genere, nessuno si deve sentir strappare via qualcosa di così tanto puro».

Harry fece combaciare le loro labbra di nuovo. «Smettila di parlare» disse sulle sue labbra rosee.

«Mi mandi fuori di testa» rispose Draco togliendogli la felpa con un solo strattone.
Riprese a baciarlo infilandosi meglio fra le sue gambe.

«Draco...».

«Goditi il momento con me, piccolo» continuò a sussurrare. «Te lo prometto, qualsiasi cosa faremo, ti piacerà».

Il corvino cedette e annuì. Si era trattenuto per troppo tempo. «Mi fido di te».

«E te lo giuro, non te ne pentirai».

IG: @acciodanjel 🦋

Cicatrici - DrarryМесто, где живут истории. Откройте их для себя