Trentotto - Un bacio letale

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Anno 1995

Harry era appena tornato al Manor in compagnia di Draco. L'anno scolastico era ormai giunto al termine e tutti i studenti avevano fatto ritorno nelle proprie dimore.
Aveva visto espressioni felici sui volti dei suoi amici, dei suoi compagni di Casa perché finalmente sarebbero potuti ritornare a stare dalle loro famiglie per un po', fino all'inizio dell'anno nuovo.
Tutti erano elettrizzati tranne lui, che avrebbe voluto solo scomparire dalla faccia della Terra e riapparire in modo istantaneo solo il primo settembre, poco prima della partenza dell'Hogwarts Express.

Il Diavolo in persona lo stava attendendo alle porte dell'inferno e stavolta non ci sarebbe stato Draco al suo fianco. Non avrebbe avuto la certezza di vederlo riapparire nella sua vita.
Dopo quel bacio, il ragazzo dai capelli platino era scomparso totalmente, non permettendo a Harry nemmeno di capire cosa fosse successo e il motivo per cui fosse scappato così lontano da lui. Non lo guardava in faccia, lo evitava. E il corvino sentiva di sprofondare nell'abisso sempre di più. Tutta quell'indifferenza era peggio di una coltellata.

I due rientrarono a casa più distanti che mai e la prima cosa che fece il corvino fu salire le scale e rifugiarsi nella sua stanza. Si prese del tempo per mettere apposto tutti i suoi vestiti e poi andarsi a fare una doccia per scrollarsi di dosso tutto il peso che sentiva. Li sentì mangiare in rigoroso silenzio e si prese quegli attimi per godersi la pace prima del disastro.

Si passò una mano fra i capelli corvini, si dedicò alla lettura di uno dei suoi tanti volumi esposti nella libreria presente in camera e poi, a mezzanotte inoltrata, decise di uscire in balcone per dedicare i suoi ultimi minuti di pace a una sigaretta. Si sedette su una sedia in plastica con il cappuccio della felpa tirato su e si accese una sigaretta, anestetizzando per un solo momento la mente da tutto ciò che lo circondava. Ma quell'anestesia durò poco perché poi i suoi occhi si incrociarono con quelli di Draco che era anche lui sul balcone a fumare una sigaretta. Non avevano davvero potuto avere la stessa idea. Cazzo.

Il corvino distolse lo sguardo e cercò di non concentrarsi sulla presenza del giovane, anche se fu difficile. Non ebbe il tempo di arrivare nemmeno a metà sigaretta che la porta alle sua spalle si aprì e una voce gutturale lo raggiunse senza lasciargli via di fuga.

«Potter».

Chiuse gli occhi per un attimo e spense la sigaretta. Sospirò e si rimpicciolì nella sua felpa prima di raggiungerlo. Lanciò un ultimo sguardo al biondo e poi rientrò in camera attraversando le porte dell'inferno una volta per tutte.
La porta si chiuse e l'uomo si affrettò a dedicargli un mezzo sorriso compiaciuto. Ora era nelle sue mani e non avrebbe potuto sentire nient'altro che dolore.

«Finalmente sei qui. Mi sei mancato» disse semplicemente.

Harry lo guardò senza dire una sola parola. Non ne aveva più da sprecare. Nemmeno le suppliche sarebbero state utili.
Si lasciò trasportare da quelle mani che lo condussero nella parte più bassa del Manor: la cantina.

Appena raggiunsero quel posto, il freddo lo invase facendolo stringere ancora di più nella sua felpa. Ma non fece in tempo a compiere un passo, anche solo a dire qualcosa, che l'uomo lo prese e lo sbatté al muro con forza. Il giovane sussultò per il dolore e puntò le sue iridi smeraldine in quelle ghiacciate dell'uomo che lo teneva bloccato. Aveva la mascella serrata e sembrava arrabbiato. Davvero molto.

«Sai, Potter» esordì. «A volte mio figlio si dimentica che io ho occhi ovunque e che qualsiasi cosa succede dentro quella scuola, io ne sono a conoscenza» continuò. «Perciò la domanda è molto semplice, se mi risponderai in modo sincero, allora ti lascerò uscire da qui, altrimenti è meglio che inizi a pregare».

Cicatrici - DrarryWhere stories live. Discover now