Quarantasei - L'unica cosa che conta

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Quel giorno era arrivato e Draco stava rischiando di morire dall'ansia.

Le vacanze di Natale erano finite da un pezzo, Hogwarts si era ripopolata di studenti e le lezioni avevano ripreso normalmente. Il giorno di Natale, lui e Harry lo avevano passato insieme tra un bacio e un altro, qualche coccola di troppo e qualche pacchetto di sigaretta finito. E il Capodanno invece lo avevano passato stretti fa le lenzuola a donarsi all'altro ripetute volte senza nemmeno un ripensamento.
E Ginny quando era tornata, aveva notato che sul volto di Harry fosse cambiato qualcosa. Lo aveva visto negli occhi che brillavano e il sorriso che tratteneva ogni volta che si incrociava col biondo.
Quando lo aveva scoperto, lo aveva abbracciato forte con gli occhi lucidi, tremendamente felice di quello che Harry fosse riuscito a fare solo aggrappandosi a Draco, il suo angelo custode, la persona che più di tutti mai lo aveva lasciato cadere.

I giorni erano passati e ormai era arrivato giugno, la fine della scuola era vicina e anche la missione che Draco avrebbe dovuto portare a termine si avvicinava. Missione di cui Harry non sapeva nulla, missione che non era riuscito a confessare e che aveva fatto in modo che si radicasse dentro di sé sempre di più.
Era notte fonda, si alzò dal letto e si vestì. Uscì dalla Sala Comune e raggiunse la Torre di Astronomia dove riuscì a vedere da subito la figura di Silente inginocchiato a terra. Era vero allora, era vero che aveva trasportato Harry con sé in una missione suicida, era vero che lo aveva supplicato di seguirlo e di soccorrerlo in caso qualcosa fosse andato male. Era vero che per l'ennesima volta quell'uomo aveva guardato solo i suoi interessi senza pensare al modo in cui Harry sarebbe potuto morire lì, magari proprio per causa sua. Al solo pensiero, Draco serrò la mascella e accelerò il passo, improvvisamente la voglia di ammazzarlo era salita alle stelle.

Quando mise piede in cima a quella torre, l'uomo lo guardò e dipinse sul viso un'espressione per nulla sorpresa. Lo sapeva e se lo aspettava. Ma questo non lo avrebbe fermato.

Nel frattempo Harry era rimasto nascosto in punto appartato delle scale a chiocciola e stava osservando la scena come paralizzato. Draco, il suo Draco, era lì e stava puntando la bacchetta a Silente, stava mostrando quel maledetto Marchio e voleva ucciderlo. Non gli sembrava possibile. Si sentiva come bloccato in un vortice perché il suo Draco non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non avrebbe mai avuto il coraggio di ammazzarlo.
Fece per salire le scale ma una mano lo bloccò, lo attirò a sé e gli posizionò la mano che aveva usato per bloccarlo sulla bocca per spronarlo a stare zitto. Ma questo non lo avrebbe fermato.

«Non muoverti, Potter» la voce melliflua di Piton lo raggiunse immediatamente.

Il giovane si dimenò e gli pestò un piede con tutta la forza che aveva in corpo, l'uomo si spostò dolorante e lo fulminò con lo sguardo.

«Maledetto Potter, cinquanta-...»

«Non si permetta mai più di mettermi le mani addosso in quel modo» ringhiò. «Tolga quanti punti vuole, non mi convincerà a starmene fermo a guardare».

Era incazzato nero e infatti non stette lì sotto per un secondo in più. Fece in fretta le scale e si palesò davanti al biondo che quasi si sentì male quando si trovò davanti quegli occhi smeraldo lucidi.

«Se avessi voluto fare una cosa del genere, allora avresti dovuto parlarmene» lo accusò. «Se non me ne hai parlato, vuol dire che sapevi già che non saresti mai riuscito a farlo».

Il biondo lo guardò con gli occhi lucidi. «Torna giù, Harry. Non ti consiglio di rimanere qua».

«Tu dov'eri quando io ero in pericolo?» Gli ricordò. «Eri sempre con me, che fosse a curarmi la ferite o ad asciugarmi le lacrime, non importa. Sei sempre stato al mio fianco, ogni volta ne avessi avuto bisogno» sussurrò. «E ora tocca a me rimanere qua con te perché sei tu quello che si trova in difficoltà» continuò. «Perciò no, non me ne vado. Resto qua, e se vuoi davvero ucciderlo, allora dovrai farlo davanti ai miei occhi».

Draco si ritrovò a dover abbassare la bacchetta perché non sarebbe stato lui l'assassino di Albus Silente. Non ne aveva l'intenzione.

«Andiamo via di qui» sussurrò. «Meglio non stare qui».

Draco annuì ma non fecero in tempo a fare un passo. Una figura slanciata e austera salì in tutta fretta le scale e prese Harry dal cappuccio della felpa per attirarlo a sé. Gli mise una mano sulla bocca e gli bloccò ogni tipo di movimento. Ma quelle mani, Harry, non avrebbe mai potuto dimenticarsele. Le avrebbe sentite per sempre, ogni volta che quelle iridi ghiacciate si sarebbero incrociate con le sue.

«Sei mio, adesso» sussurrò l'uomo alle sue spalle.

Sul viso di Harry scese una lacrima salata perché no, non era suo, non lo era mai stato. E non riusciva a muoversi, non riusciva a compiere nemmeno un movimento.

«Papà!» Urlò Draco guardandolo. «Lascialo» si avvicinò ma a bloccarlo fu Bellatrix Lestrange. Ora sì che erano nei guai.

«Te l'avevo detto che non avresti dovuto intrometterti in certe cose» sussurrò Lucius all'orecchio di Harry che stava rischiando di avere un attacco di panico fra quelle braccia, e stavolta non ci sarebbe stato Draco a calmarlo.

«Sta' zitto, ragazzino» disse Bellatrix a Draco.

«Avada Kedavra!» Piton intervenne e fece l'unica cosa possibile: uccise Silente.

Harry strozzò un urlo nella mano dell'uomo e altre lacrime gli invasero il volto. Tutto quello era troppo.

«Severus, andate via. Qui ci penso io» disse Lucius facendo spalancare gli occhi al corvino. Intercettò subito quelli del biondo e scosse prepotentemente la testa. No, non sarebbe voluto rimanere da solo con quell'uomo.

«Bellatrix, prendi Draco. Uscite da qui» acconsentì Piton iniziando a scendere le scale. Greyback lo seguì e Bellatrix iniziò a spintonare il biondo che si stava dimenando nel peggiore dei modi.

«Lasciami, brutta puttana» ringhiò il biondo strattonando le braccia.

«Draco!» Urlò Harry riuscendo a liberarsi dalla presa dell'uomo. «Non lasciarmi qui, ti prego».

«Sta' zitto» sbottò Lucius tappandogli di nuovo la bocca. Il corvino scoppiò a piangere perché stava sentendo i polmoni comprimersi e il fiato venire meno.

«Mi devi lasciare!» Urlò Draco contro la donna. Riuscì a liberarsi per un primo momento ma venne in suo soccorso Greyback che lo strinse nelle sue braccia da lupo e gli fece fare tre gradini insieme. «Papà, perfavore!» Urlò ancora. «Non toccarlo, ti prego!» Il volto era pieno di lacrime e sentiva di star esplodendo anche lui.

La voce divenne sempre più ovattata e Harry stava rischiando di morire fra quelle braccia a causa dell'aria che veniva meno. Glie l'avevano portato via e ora era di nuovo solo con Lucius e stava pensando al peggio perché sapeva che sarebbe arrivato.

«Bambino mio» sussurrò. «Siamo finalmente soli. Non sei felice?» Sorrise.

Il corvino smise di muoversi perché ormai ribellarsi non aveva senso, nessuno lo avrebbe sentito da lassù. Si poggiò al corpo dell'uomo esausto e rilasciò un sospiro debole. Almeno Draco era salvo, almeno Draco stava bene. Era l'unica cosa che contava.

«Oh piccolo, sei stanco?» Chiese passandogli una mano sulla guancia. «E io che avevo appena iniziato».

«Non chiamarlo piccolo, testa di cazzo».

IG: @acciodanjel 🦋

Cicatrici - DrarryWhere stories live. Discover now