Capitolo 3

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"Ci sono momenti di solitudine che cadono all'improvviso come
una maledizione,
nel bel mezzo di una giornata.
Sono i momenti in cui l'anima
non vibra più."

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Alya

Mille.

I battiti del mio cuore che corrono senza sosta nella mia cassa toracica.

Non so spiegare cosa io stia provando in questo preciso istante con una pistola puntata sulla schiena.

Ma, se dovessi dare una spiegazione, la sensazione è simile a quella di ritrovarsi davanti un bivio e non sapere assolutamente cosa fare.

Rimani lì, fermo e impalato, sperando di giungere ad una conclusione.

Il punto, è che qui una conclusione non c'è, e se c'è non so proprio come trovarla ed uscirne.

"Ora non hai più volia di origliare le conversazioni altrui mh?" Si avvicina al mio orecchio spingendo ancora di più la pistola posta dietro la mia schiena.

Io inghiottisco il groppo di saliva e non rispondo.

"Cosa c'è, all'improvviso il gatto ti ha mangiato la lingua che non mi rispondi?" Trascina la pistola fino a fermarla sulla mia nuca.

Il mio respiro accelera e con la coda dell'occhio cerco di guardare chi sia la persona dietro di me, ma non riesco a vederla.

Io continuo a non emettere emmeno un fiato e ciò a lui non va bene.

Mi prende per il cappuccio della felpa e mi tira la testa indietro, causandomi un grido sommesso.

Strizzo gli occhi e mi mordo il labbro inferiore talmente tanto forte che inizio a sentire il sapore metallico del sangue sulle labbra.

E non appena riapro gli occhi sprofondo nel mio stesso stato d'ansia.

È uno dei quattro moschettieri.
Quello più psicopatico.

"Quando ti faccio una domanda, tu mi rispondi. Non sono uno che ci pensa due volte prima di fare una cosa, quindi ti conviene rispondere quando ti parlo. Hai capito?"

Mentre parla, stringe fortela mascella e i suoi occhi diventano ancora più scuri di quanto già lo fossero. È l'oscurità fatta in persona.

Provo a spingere via la testa dalla sua presa ferrea, ma lui tiene ancora più forte non permettendomi di staccarmi.

𝐒𝐤𝐲𝐥𝐞𝐬𝐬 𝐒𝐨𝐮𝐥𝐥𝐞𝐬𝐬 Where stories live. Discover now