Capitolo 43 (II). Silvia Palestro, in Testino

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«Cercherei di dimostrare che Ilaria è una "cattiva" madre. . . o no?» 

«Esatto, Sara! E quale migliore carta da giocare in tribunale di una madre che va a letto con il fratello? Ha il vantaggio di sapere l'amore incestuoso fra Ilaria e Marco, ma sa anche, attraverso suo figlio, che i due hanno fatto un patto.»

«Io credo in Marco», disse Sara; cominciò a mettere a posto nel suo beauty, giusto per tenere occupate le mani, «. . . e credo anche in Ilaria. Marco si vede che ama nostra figlia, Ilaria non ce la vedo come la "rovina-famiglie". Sono brave persone. Lo rispetteranno.»

«Sì lo credo anch'io. . . », Luigi si alzò, fece qualche passo, «a meno che. . . Giorgio non faccia qualcosa perché il patto non possa più essere rispettato. È questa secondo me la trappola che sta preparando, ma come?», si appoggiò alla porta, si tenne il mento con le mani, «come. . . come può fare?. . . è qui che mi sfugge. . . », batté il pugno destro sul palmo sinistro, «dannato Giorgio! Non pensavo di averlo come nemico, un giorno. . . »

«Per carità, a me Giorgio non è mai stato simpaticissimo, con quell'aria da "giustiziere", poi, ero amica di sua moglie e basta», si alzò, raggiunse il marito alla porta, «però è non una bella notizia per finire il fidanzamento di nostra figlia, tu che dici?», lo abbracciò e si fece abbracciare, «che bello: sapere che il tuo — ex, forse — migliore amico, padrino di nostra figlia, il giorno del suo fidanzamento, stia complottando per scardinare il patto fra il nostro futuro genero e sua sorella per farli unire in un incesto per toglierle il bambino e darlo alla sua quasi nuora impazzita non è una bella situazione Luigi, mi pare. Pur con tutto il tuo ottimismo io la vedo una pessima notizia a dire il vero. . . per noi, per Anna, per Marco, per Ilaria e, purtroppo, per quel bimbo innocente.»

 «No, affatto Sara», la tenne abbracciata stando in piedi alla porta, «hai ragione: non lo è; non lo è proprio una buona notizia; ma, a parte avvisare Marco e Ilaria, più che altro Marco, noi non possiamo fare altro», la tenne stretta, «ora, più che mai Sara, ho bisogno che tu stia con me, c'è Anna di mezzo, penso che già lo sappia, ma le parlerò. Dobbiamo starle vicino, lei ama troppo Marco e. . . non credo che lo lascerebbe anche se questo incesto dovesse capitare. La conosci vero?»

«Eccome se la conosco!», Sara sospirò, «non avrei dovuto farla così buona, ma è mia figlia. . . ed è fatta così. . . », alzò il capo con l'intenzione di ricevere un bacio, «come te, del resto, Luigi», gli diede una carezza, ricevette un bacio, «da qualcuno avrà preso. . . », sorrise, «non dalla "fredda" Sara, no?»

«Non sei poi così tanto fredda», Luigi le sorrise e la baciò un'altra volta, «ora cerchiamo di non pensarci e riposiamo, io domani alle otto devo essere in ospedale e ho un difficile bypass da fare, devo star bene.»

«Oh, scusa caro. . . », Sara si staccò da lui, gli prese la mano, gliela strinse, «andiamo a riposare», andò verso la porta finestra che dava al terrazzo, tirò le tende, proveniva un bel fresco dal giardino e la festa di Walter dava un sottofondo musicale non spiacevole, «si stanno ancora divertendo laggiù, beati loro. . . », sorrise, «che bell'età quella! È stata una bellissima giornata Luigi: non roviniamola con delle preoccupazioni che potrebbero non accadere.»

***

Quella sera stessa del fidanzamento di Marco Irene non tornò a Genova, ma continuò ad aiutare Franco fino a sera inoltrata per sistemare la cucina, la sala e restituire i vassoi all'agenzia di catering e poi si fermò a dormire nel suo miniappartamento in villa; il giorno dopo, per fortuna, era di turno al pomeriggio in albergo e avrebbe potuto dormire un poco di più. Mentre due piani sopra i coniugi Tivoli facevano quel discorso drammatico, Irene e Franco ne ebbero un altro, di diversa natura, meno ansiosa.

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now