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KENNEDY

Chandler agita le dita sulle cosce e tiene gli occhi fissi oltre il finestrino, il taxi accosta davanti al palazzo di mio padre e io prendo un respiro profondo. Ho detto a papà che avevo bisogno di venire qui per staccare la spina e lui mi ha detto che posso portare il mio ragazzo da queste parti quando mi padre. 

Kayden si sta mangiando il fegato a Weston sapendo che vedrò di nuovo Willa mentre lui è lì, lontano da lei. Non si parlano da quasi un anno e, onestamente, sono ammirato dalla sua forza. Prima di Chandler pensavo fosse difficile, ma credevo che lui esagerasse. Adesso che sto con lui, so che per mio fratello deve essere stata una violenza questa distanza. Io non so come farei a stare con qualcuno senza poterci parlare per un anno, con Channy di preciso. 

Scendiamo dal taxi e prendiamo i nostri borsoni dal bagagliaio, staremo qui solo per il fine settimana e già vorrei poter restare per molto di più. Non vedo l'ora di trasferirmi qui, è come se questa città mi rappresentasse nella sua grandezza. 

È più facile scomparire qui, confondersi tra la gente, forse sarà anche più facile essere felice. Chandler paga la corsa e il taxi si allontana, rimane immobile con gli occhi fissi sull'asfalto. Mi avvicino e intreccio le mie dita alle sue, non mi sfugge il modo in cui si irrigidisce e i suoi occhi saettano da un lato all'altro. Mi distrugge sapere che vive sempre in allerta.

«Che succede?» indago.

Lui si schiarisce la voce e infila la mano libera nella tasca del giubbotto di pelle, sposta il peso da un piede all'altro e striscia le Dr. Martens nere sull'asfalto.

«Posso cercarmi un albergo, posso pagarmelo. Forse a tuo padre da fastidio vederci insieme con una bambina piccola in casa».

Lo sussurra con un tono interrogativo e io mi irrigidisco.

«Non è tuo padre, non dire mai più una cosa del genere. I miei genitori non farebbero mai pensieri del genere e a papà fa piacere se resti qui con noi».

Cerco di controllare il tono della mia voce, ma sento l'irritazione crescermi dentro. Negli ultimi giorni suo padre lo sta massacrando a livello mediatico, ogni giorno escono dichiarazioni e articoli in cui lui lo descrive come se fosse deviato. 

Chandler dice che non gli importa, ma non l'ho mai visto così depresso come negli ultimi tempi. Senza contare che i suoi profili social sono stati presi di mira da un sacco di sostenitori di suo padre che gli scrivono delle cose orribili. La gente è davvero ripugnante. 

Sua madre l'ha chiamato ieri, ma non ha risposto alla telefonata. Non so come una famiglia possa accettare che un suo membro si comporti come sta facendo suo padre. Noi Lancaster non siamo così, queste schifezze non ci appartengono. 

Mi avvicino e infilo una mano tra i suoi capelli, sfioro il suo naso con il mio e lo bacio. Chandler si irrigidisce, ma quando lo mordo finalmente si lascia andare. Spinge la lingua tra le mie labbra e mi stringe a sé, le sue mani sono sui miei fianchi e il mio petto sfiora il suo. Profuma di bucato, di menta e ha un sentore di tabacco. Mi allontano per riprendere fiato e lui solleva le labbra in un sorriso.

«Forza, fammi conoscere la principessa del castello» sussurra.

Scoppio a ridere.

«Kayla? Non fare l'errore di seguirla nella sua stanza se vuoi uscire da quella casa».

Prendiamo i nostri borsoni ed entriamo nel palazzo. Non mi sfugge che per la prima volta, forse, Chandler non si guarda intorno con sospetto.

Il custode del palazzo avvisa mio padre del nostro arrivo e noi prendiamo l'ascensore, ho chiesto a papà di poter stare nella stanza degli ospiti invece che nel monolocale al piano di sotto. Ne possiede due e l'anno scorso ci sono stato con Eve. 

Love, KennedyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora