Capitolo 3

28 6 0
                                    

Leah

Pulire il club è ciò che odio di più. Non sono sicura di cosa sia successo tra Jen e Jayden, ma non hanno parlato per il resto della notte. Echo era fuori combattimento, non riusciva nemmeno a stare in piedi.

Mi sono offerta di portarli entrambi a casa, ma Jayden ha detto che hanno chiamato un amico per venirli a prendere. Chiudendo il club, la pelle d'oca si diffonde attraverso le mie braccia quando la brezza fredda mi colpisce.

Pensavo che l'estate dovesse essere calda. "Leah", dice una voce roca. Il suo accento si diffonde con un respiro caldo sulla mia spalla. Mi giro lentamente. I suoi occhi d'argento si inchiodano nei miei castani.

"Slivio." Viene fuori come un semplice sussurro, non sono nemmeno sicura che l'abbia sentito. Fa un cenno con la testa. Ha una sigaretta in bocca. Aspira togliendo poi la sigaretta dalla bocca lasciando il fumo evaporare.

"Conosci l'uomo che ho ucciso?" Chiede, ma nego. "No, lo giuro, non lo conoscevo". Cerco di difendermi.

Lui annuisce solo con la testa, non sono sicura che mi creda o no. "Michael?" Praticamente sputa velenoso. È amico di Michael? Poi mi rendo conto che di solito è Michael che viene a prendermi. "Oh no, torno da sola a casa, Michael non aveva voglia di venirmi a prendere. Siete amici?"

Slivio non dice nulla. Un tuono rimbomba nel cielo, mentre un lampo mi acceca. "Sta per piovere, quindi dovrei tornare a casa." Mi scuso e cammino verso la mia macchina.

"Valentino." Dice tranquillamente, mi giro a guardarlo. "Buonanotte" è l'ultima cosa che dice, e io gli sorrido. "Buonanotte Slivio."

Il ritorno a casa è andato bene. Anche se il tuono mi ha spaventato. I temporali sono la mia debolezza. Ho così paura di loro. Adoro vedere la pioggia leggera, ma non riesco affatto a gestire i temporali.

Il mio stomaco brontola mentre passo davanti ad una caffetteria chiusa. Non farebbe male prendere del cibo, vero? Ma non c'è niente aperto fino alle cinque e trenta.

Parcheggio l'auto nel vialetto, e scendo lentamente dall'auto. La sua auto non è nel vialetto. Michael non è ancora tornato a casa. Mi affretto in cucina.Preparo dei maccheroni al formaggio. Hanno un odore delizioso.

Prendendo un boccone sento un'auto che si ferma. Mi precipito verso la finestra e vedo Michael. Volevo mangiare, ma a questo punto ogni buon proposito è andato perduto. Mi precipito e mi affretto a mangiare il resto dei maccheroni.

Prima che io possa finirli, Michael apre la porta vedendomi con la faccia piena di formaggio. "Che cazzo stai facendo?" Mi sussurra cupamente.

Ingoio il cibo prima di parlare. "Mangiando?" Cerco di sembrare sicura, ma viene fuori più come una domanda.

"No, non ti è permesso mangiare". Si toglie la giacca. "Vattene prima che faccia qualcosa di cui ti pentirai." Annuisco con la testa e prendo rapidamente le chiavi. Prima che possa andarmene mi afferra per un braccio.

"Lascia le chiavi, andrai a piedi, ricorda che questa è una punizione leggera". Dice mentre lo guardo. Mi lascia andare il braccio e gli metto le chiavi in mano.

Ho paura dei temporali, vorrei gridargli. Proprio come ha detto, questa  una punizione leggera. Non mi sarà permesso tornare a casa per un paio di giorni.

Sono zuppa dalla camminata sotto la pioggia. Decido di chiamare Jen. Dopo il terzo squillo, risponde.

"Leah?" Sento il suo respiro ansante. "Puoi venire a prendermi? Io e Michael abbiamo litigato".

Per favore di sì.

Per favore di sì.

Per favore di sì.

Per favore di sì.

Per favore di sì.

"Scusa Leah, non posso." Sottolinea la parola non posso. Borbotto un morbido ok. "Se riesci a trovare un passaggio sei più che benvenuta a venire da me. Sono impegnata con qualcuno al momento." Sospiro capendo cosa significhi. "Mi dispiace di averti disturbata Jen, ti chiamo domani".

Camminare in mezzo ad un temporale non è così male come pensavo. Voglio dire, i lampi illuminano il cielo ogni paio di minuti e poi un c'è un grande tuono.

Cammino in un altro vicolo, ma cercare riparo è più difficile di quanto pensassi. Va bene però, anche quando i miei capelli neri leggermente arricciati iniziano ad attaccarsi alla parte posteriore del collo.

"P-per favore, domani avrò i soldi!" Una voce spaventata grida, e avvicinandomi un po' vedo tre uomini. Uno a terra e gli altri due che lo circondano.

"Hai avuto tutto il tempo di procurarti i soldi. Tre fottute settimane per l'esattezza." La sua voce vacilla.

Alza la pistola e la punta verso la testa dell'uomo. "Due ore." Sussurra all'uomo a terra. I due uomini si dirigono verso di me.

Riconosco subito Leo e Slivio. "Ci pensi tu, capo?" Leo chiede non togliendomi gli occhi di dosso. Slivio gli fa un cenno di assenso.

I miei occhi non riescono a smettere di fissare la pistola in mano a Slivio. "Michael?" Slivio chiede, mettendo la pistola nella cintura.

"Abbiamo litigato". Giocherello con le dita. Nervosamente, tengo gli occhi verso terra temendo di guardare in alto. Voglio dire, ha appena ucciso due uomini in un giorno. Potrebbe essere uno psicopatico.

"Stavo andando in giro a cercare riparo". Gli spiego. Non dice nulla, annuisce solo con la testa. "Sei in auto?" Chiede, ed io scuoto la testa.

"Michael mi ha detto di non usarla." Qualcosa cambia in Slivio quando glielo dico. I suoi occhi si oscurano e mi avvicina a lui. La mia testa sbatte contro il suo petto gli avvolgo le braccia intorno al busto.

"Vuoi venire a stare da me, Tesoro?" Mi chiede e annuisco con la testa: "Solo per una notte però". Gli sorrido. Non voglio essere un fastidio per lui.

Arrivare a casa sua è stato più lungo di quanto pensassi. Vive sul lato ricco della città e ci sono voluti circa 30 minuti per arrivarci.

C'era anche bisogno di un'impronta digitale per aprire la sua porta. Mi avvicino mentre lui mette il dito sull'impronta digitale. Prende delicatamente la mia mano nella sua.

"Wow" sussurro guardandomi intorno. È scortese rimanere a bocca aperta? Mi sento come se lo fosse. "Mi dispiace." Mi scuso rapidamente con lui, alza un sopracciglio.

"Per aver fissato casa tua, mi sembra che sia scortese farlo". Dico sinceramente ma non dice nulla, annuisce solo con la testa.

Mi porta su per le scale. Indica una delle porte. "Questo è il mio ufficio. Molto probabilmente sarò qui se non sono nella mia camera da letto". Mi dice, annuisco con la testa prendendo una nota mentale di fare dei biscotti per lui.

Ci sono due camere l'una di fronte all'altra. "La porta a sinistra è la stanza in cui rimarrai, la porta a destra è la mia. Entra se hai bisogno di qualcosa." Faccio un cenno con la testa e vado nella mia stanza.

È difficile dormire quando c'è un enorme temporale di cui hai paura. All'improvviso c'è un grande tuono e salto in aria per lo spavento.

Ho bisogno di qualcuno.


🥀 🥀 🥀

Vi ringrazio per il proseguimento della lettura di questa storia. Vorrei chiedervi il piccolo favore di lasciare un VOTO e se vi va anche un commento per aiutarmi a farla crescere e conoscere il più possibile. Ci vuole un secondo a cliccare su quella stellina, vi sarei davvero grata se lo faceste!⭐️

A Sinful Addiction [Italian Translation]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu