V - Pyxis

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Non riuscivo a smettere di pensare a quel bacio. All'atmosfera, al suo profumo, ai nostri corpi a contatto, alle sue labbra sulle mie. Mi sembrò un lasso infinito di tempo, anche se probabilmente non trascorsero più di 2 minuti.

Mi staccai da lui e dalle sue labbra, ma rimasi comunque lì, vicina al suo volto. Feci per parlare, quando la vibrazione del mio cellulare mi interruppe: era la mia sveglia delle 22.30, quella che mi ricordava, ogni sera, di controllare il materiale di lavoro del giorno seguente.

-Scusami, è la mia sveglia- mi scusai.

-É tardi, ti riaccompagno- rispose. E allora riordinò tutto per poi tornare all'auto e riportarmi a casa.

A malincuore, i giorni passarono, senza darmi possibilità di rivederlo. La sosta mondiali era iniziata, e nonostante l'Italia non fosse qualificata per la seconda volta di fila alla competizione, era tenuta a presentarsi in ritiro per le varie amichevoli.

Allora mi ritrovai a passare il mese di novembre e metà di Dicembre da sola, a Milano, con solamente Noemi assieme a me -che lavorava di rado-. Mi sembrava di esser tornata a qualche mese prima, in cui le mie giornate si limitavano a vedere sempre e solo i volti dei miei genitori e dei miei professori universitari.

Intorno al 15 Dicembre, assurdo ma vero, mi trovavo a trascorrere le giornate nel mio appartamento, privo di qualsiasi addobbo natalizio. Perché? Ero da sola, e sapevo che sarei comunque tornata a casa per festeggiare il Natale.

Perciò la mia migliore amica mi propose di anticipare le "vacanze natalizie" e partire già per Cremona e rincasare. Accettai ovviamente, poiché probabilmente la mia casa natìa era sicuramente più suggestiva di quella milanese in quel momento.

Il 18 mattina, chiusa la valigia, chiusi a chiave la porta del mio appartamento e scesi giù in garage per prendere l'auto. Stavolta avremmo viaggiato in macchina, e non in treno, per spostarci anche in città con questa.

Mentre mi dirigevo verso casa di Noemi, chiamai mia madre per avvisarla del nostro arrivo, la quale mi rispose che mi stava attendendo. Caricai il mio sedile passeggero e ci avviammo verso Cremona.

Alla radio, oltre alle diverse canzoni, passò anche la notizia che quella sera stessa si sarebbe disputata la finale della Coppa del Mondo, Argentina - Francia. Naturalmente avremmo tifato la formazione albiceleste dal divano di casa assieme a mio padre e zio Renato -per sostenere il nostro Lautaro-.

-Sono felice per Lautaro- disse Noemi -,ma non riesco a capacitarmi del fatto che di nuovo non siamo qualificati al mondiale-.

-Voglio dire siamo la Nazionale Italiana, siamo seconda per mondiali- appoggiai la sua tesi.

Dopo un'ora e mezza di viaggio tra chiacchiere e canzoni, parcheggiai finalmente sotto un portone piuttosto familiare ai miei occhi. Io e la bruna affianco a me scaricammo i bagagli tutte felici di essere tornate a casa.

L'ascensore aprì le porte al 3° piano, allora mi avvicinai allo zerbino e bussai al campanello. La porta era addobbata con la solita ghirlanda illuminata e il tappetino che recitava "Happy Christmas". Quelle decorazioni, nonostante le medesime da quando ero bambina, mi sembravano sempre più belle, e mi facevano sentire ancor di più nel mio posto sicuro.

Una donna riccia dagli occhi nero pece circondati da occhiali, anche loro neri, comparve sulla soglia, e questi ultimi le si illuminarono di gioia. La mia mente la riconobbe subito come:

-Mamma!-, e le saltai addosso. Lei in cambio mi abbracciò calorosamente.

-Violetta mia- rispose lei -mi sei mancata- aggiunse. Poi ci separammo e procedette a salutare Noemi, anche lei affettuosamente.

Entrate in casa, strinsi forte anche mio padre, e poi passai a salutare zia Francesca e zio Renato, dopo che ebbero salutato la propria figlia.

Dal momento in cui misi di nuovo piede in quella casa a quando mio fratello ci raggiunse per il Natale mi sembrarono essere passati solo 20 secondi. Tra le partite sul divano con i nostri padri, ai pranzi e alle cene passate a ridere, alle chiacchierate con le nostre madri e ai momenti di crisi di pianto tra me e Noemi, sole, in camera mia.

E allora strinsi forte tra le mie braccia anche Alessandro, come se non lo vedessi da una vita, ma alla fine quel mese senza di lui era come se lo fosse stato.

Arrivò il giorno della Vigilia di Natale. Io e Noemi ci alzammo presto, come da nostra tradizione, per fare colazione al nostro solito bar in centro. Poggiai i tacchi degli stivali sui ciottoli dell'asfalto, e un alto albero di Natale apparve di fronte a me in Piazza del Comune.

Entrammo nel caffè, dove il propietario ci salutò, facendoci qualche domanda e affermando di essere felice di rivederci come sempre, come ogni anno. Proprio mentre stavo sprofondando nel sapore del mio cornetto alla nocciola, il mio telefono squillò.

Notai che anche il telefono di Noemi squillava, perciò le indicai di non rispondere, poiché avrei risposto io. Accettai la telefonata e notai, oltre al mio viso sporco di nocciola, alcune facce familiari: mio fratello -ancora a letto-, Hakan, Lauti, Fede e Nicolò.

Sussultai alla vista di quell'ultimo, ancora con i capelli spettinati e gli occhi lucidi, palesemente sveglio da poco. Intanto riuscii a capire che Hakan era colui che iniziò la chiamata, poiché era l'unico più attivo, oltre a me e Noemi.

-Buongiorno Viola, ti stai proprio gustando quel cornetto- disse proprio lui con una risata.

-Buongiorno a te, vedo che tu invece non hai nulla da fare alle nove di mattina, il giorno della Vigilia di Natale- risposi a tono, provocando l'ilarità generale.

Allora voltai la telecamera verso Noemi, che scostò la tazza dalle labbra e pronunciò, rivolta a mio fratello: -Ale, ti abbiamo lasciato dormendo mezz'ora fa, sei ancora a letto?- lo provocò.

Noemi amava prendere in giro Alessandro, perché lui non le teneva il gioco come facevo io. Lui poi rispose: -Zitta e vedi di finire in fretta, oggi tocca a te preparare la tavola- e tutti risero, mentre Noemi gli regalò una linguaccia.

Poggiai il telefono sulla vetrata del bar, al centro del tavolo, in modo da inquadrare entrambe. Dopo qualche minuto, mentre avevo quasi terminato il mio cornetto, Dimash affermò: -ma Bare non ha ancora detto una parola, ci sei amico? Prende in Sardegna?-.

Nicolò allora rispose, non riuscii a cogliere ciò che disse, rimasi incantata dalla sua voce, ancora impastata di sonno e dolce.

-A cosa stai pensando?- chiese ridendo Lauti.

-O a chi- sottolineò Noemi, che ricevette in cambio un'occhiataccia da parte mia. Dopo la telefonata, pagammo e concludemmo la nostra passeggiata.

La giornata passò velocemente, arrivò la sera e cenammo tutti insieme, come ogni anno. E dopo i piatti, in tavola vennero serviti giochi di società, dal taboo alla tombola. Mi lamentai più volte per le continue sconfitte che collezionavo, per sentirmi dire poi "sfortunata nel gioco, fortunata in amore".

L'ultimo rintocco delle 23 suonò, per dare spazio al primo della mezzanotte. Tra auguri, champagne e fuochi d'artificio, il mio cellulare sì illuminò per via di una notifica che risaltò ai miei occhi.

E giuro, quelle 13 lettere furono l'unica cosa a cui pensai per tutta la notte, e per il resto delle vacanze natalizie.

Nicolò😊:
Buon Natale Vio❤️

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaWhere stories live. Discover now