VIII - Cassiopeia

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L'intera squadra convocata dal Mister e tutto lo staff - compresa Noemi - era in aeroporto, pronti per decollare verso la città che avrebbe ospitato la finale di Supercoppa. Tutti erano felicissimi ed eccitati, ma anche ansiosi. Inoltre, qualcosa non rendeva la partenza quella di un viaggio perfetto.

-Comunque Viola ci mancherà in questa trasferta- disse Dimash, ma diede un po' voce ai pensieri di tutti, qualcuno in particolare.

-Infatti, non sarà la stessa cosa- aggiunse Noemi.

-Perchè questi musi lunghi?- pronunciò una voce alle loro spalle. I ragazzi si voltarono in direzione della figura, che si rivelò come Viola Bastoni, con tanto di valigia al suo fianco e occhiali da sole sugli occhi - con 5 gradi esterni e foschia -.

-VIOLAAA- le saltò addosso la sua migliore amica.

-Alla fine vieni?- chiese Hakan.

-Credevate davvero che mi sarei persa una cosa del genere? Dai andiamo a giocarci questa finale- esclamò quella.

-Ma questi occhiali da sole?- domandò Lautaro, perplesso e ridente.

-I never go out of style- e si imbarcarono.

*

Dopo interminabili ore di volo, finalmente ripoggiammo le ruote al suolo. Avevo trascorso quel tempo per metà dormendo e per metà guardando un film che nemmeno mi interessava.

Arrivammo in hotel per il check-in e lasciammo le valigie lì. Allora i ragazzi si diressero allo stadio per le solite procedure di allenamento e conferenze stampa.

Io e Noemi, invece, ci cambiammo e uscimmo a fare un giro per le vie di Riyadh e per scattare qualche foto insieme. Postata qualche foto, tornammo in hotel per cenare e riposare in vista del giorno dopo.

La mattina seguente, appunto, sveglia da matchday, e non uno qualsiasi. Uscii nuovamente con la migliore amica, questa volta per visitare la città alle luci del giorno e comprare qualche souvenir.

Proprio davanti ad un negozietto dove avvistammo una maglia dell'Inter esposta, ci imbattemmo in un incontro con persone sgradite e da evitare.

-Bene bene, guarda chi c'è qui, la ragazza dal traditore- esclamò una voce dietro di noi. Ci voltammo e incontrammo le figure di Theo Hernandez, Giroud e Maignan, nostri avversari quel giorno e per sempre.

-Come sta il tuo Hakan? Salutacelo- continuò Maignan. Noemi sembrava come immobilizzata, e capii che non era la prima volta che le accadeva una cosa simile. Allora tacque, e io osservai i tre milanisti con sguardo cruciale.

Uno di questi, quello al centro -Theo Hernandez-, il più irritante, si avvicinò a me squadrandomi. Mi sfiorò il viso con le sue luride mani, dicendomi: -e tu chi sei bellezza?-.

Gli schiaffeggiai la mano, togliendola con violenza dal mio volto. Allora gli risposi: -di certo non una bambolina con cui giocare a tuo piacere-.

-Che caratterino- commentò Maignan.

-Tranquillo Mike, stasera piangerà quando i suoi amichetti perderanno- esclamò l'altro, Giroud.

-Vedremo, è il campo che parlerà- non mollai.

Allora ancora quello biondo mi guardo e si stampò un ghigno sulla faccia, per poi parlare: -On se voit ce soir-.

-Cosa gli parli francese, mica ti capiscono- disse Giroud, facendoli ridere.

-On se rencontre quand vous perderez, mais puis ne pleure pas- risposi, lasciandoli spiazzati e immobili. Presi Noemi per il polso e la trascinai con me in hotel.

*

A pranzo, Noemi fece finta di nulla, parlando normalmente con tutti, mentre io non riuscivo a smettere di pensare a quella strafottenza, superbia e altezzosità. Restai muta per tutto il tempo, fin quando mio fratello, che si era accorto di tutto, decise di prendere parola.

Nessuno parlava, c'era silenzio, perciò ne approfittò: -Viola c'è qualcosa che non va? È successo qualcosa?-. Continuai a tacere, ma lui persisteva e decise di sfruttare l'anello debole: Noemi.

Si voltò verso di lei e le chiese: -Cos'è successo?-.

-Nulla..- rispose lei, con voce incerta.

-Noemi dimmi cos'è successo- ripeté lui con voce ferma. Tutti ci fissavano, mentre io guardavo il piatto, fissando la carne con cui giocavo con la forchetta.

-Abbiamo incontrato i milanisti- confessò la mia migliore amica.

-Chi?- chiese Dimarco.

-Theo Hernandez, Giroud e Maignan- continuò la dichiarazione -hanno preso di mira me perché sto con Hakan-.

-Come al solito- commentò il nominato.

-Cosa?- esclamò Alessandro -e poi?-.

-E poi gli ho risposto!- sbattei la forchetta nel piatto, che fece rumore in tutta la stanza, e pronunciai quelle parole liberandomi di tutta la rabbia.

Tutti imploravano con lo sguardo altro, e continuai: -gli ho risposto, e loro mi hanno detto 'che bel caratterino, non risponderà stasera quando i suoi amici perderanno e piangerà'- dissi scimmiottando la voce -poi hanno detto in francese 'ci vediamo stasera' credendo che non avessi capito, e invece gli ho risposto di non piangere quando stasera perderanno, quindi meglio per voi se li battete o vi farò perdere io- li 'minacciai'.

Sembravano fieri di me e della mia risposta, ma poi Noemi decise di aggiungere un dettaglio che cambiò l'umore generale: -Se ci aggiungi che quello schifoso di Hernandez ti ha...-.

-Lascia stare- la fermai, prima che potesse dire qualcosa di troppo.

-Che cosa ti ha fatto?- esclamò preoccupato mio fratello.

-Niente- dissi.

-Viola, perfavore- mi quasi implorò Nicolò.

-Sì è avvicinato e mi ha sfiorato il viso, e poi mi guardava e rideva- confessai. Vidi mio fratello stringere i pugni, anche Nicolò era piuttosto urtato, fatto sta che fu Lautaro a prendere parola.

-Non preoccupatevi, stasera li stracceremo- e così dicendo caricò tutta la squadra.

*

Era sera, quasi l'ora di andare allo stadio. La squadra si stava avviando ora, mentre io e Noemi li avremmo raggiunti un po' più tardi. Stavo cercando proprio lei nel corridoio dell'hotel, quando sentii una voce chiamarmi.

Mi voltai, e risposi a chi mi aveva chiamata: -Nic, state andando?- chiesi.

-Sì, ma devo dirti una cosa- disse con voce seria, fermandosi proprio davanti a me. Lo guardai negli occhi e poi continuò.

-Se quei cretini si azzardano a farti qualcosa, dimmelo e non torneranno a Milano con tutte le ossa-.

Rimasi di stucco, e mentre lui se ne andava, risultavo una scema con la bocca aperta e il corpo in iperventilazione. Arrivò Noemi, che mi disse qualcosa che non riuscii a cogliere.

Ero troppo presa dal mio cuore che batteva forte, le gambe che mi tremavano e una strana sensazione all'altezza dello stomaco. Riuscii a capire cosa mi stava accadendo, e quando lo dissi ad alta voce, la mia migliore amica affianco a me iniziò a sclerare.

-Mi sono innamorata Emi-.

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora