IX - Coronae australis

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Capitolo 9/10 - Parte 1
Parla Viola

Noemi mi portò in camera per sottopormi ad un interrogatorio dei suoi.

-Cos'è successo?- chiese. E le raccontai quanto accaduto nel corridoio.

-E per una mezza frase ti sei innamorata?- domandò perplessa.

-Ma no, è che ho provato cose mai provate prima- spiegai.

-Tipo?-.

-Mi tremavano le gambe, non riuscivo a parlare, mi batteva fortissimo il cuore e avevo una strana sensazione nello stomaco- continuai.

Lei mi sorrise e mi disse: -si chiamano farfalle nello stomaco amica mia, ti sei veramente innamorata- esclamò felice, facendo salti di gioia.

Mi accorsi poi dell'orario (18.30) e corsi in bagno per prepararmi. Indossai la mia maglia con la maglia termica sotto e un paio di jeans nuovi.

-Belli i jeans- commentò Noemi.

-Grazie, sono nuovi, quando torniamo a Milano te li compro- risposi.

-Tu che mi fai regali senza motivo?- domandò perplessa e stupefatta.

-Mi hai preso per un mostro?- scherzai.

Dopo poco più di 10 minuti uscimmo dall'albergo per prendere un taxi e raggiungere il King Fahd. Arrivate lì alle 19 inoltrate per via del traffico, comprammo qualcosa da sgranocchiare e prendemmo già posto nel nostro settore.

Mentre scattavo delle foto, notai una notifica sulla barra del mio cellulare.

Instagram: @theo3hernandez, @oliviergiroud e @magicmikemaignan hanno iniziato a seguirti.

Risi, mostrai la notifica a Noemi, e decisi di lasciare la questione in sospeso, pensando già a come sfruttare quell'arma a mio favore.

Mancava poco all'inizio della partita, e stavano iniziando tutti i preparativi della cerimonia d'apertura. Pannelli, luci, teloni e fontanelle erano stati piazzati per celebrare le due squadre che scesero in campo subito dopo le formazioni date dai due speaker.

L'inno della Serie A e poi il fischio dell'arbitro: iniziava Milan - Inter. Nei primi minuti del match entrambe e squadre ottennero dei calci di punizione. Già al 10' minuto, però, l'Inter passa in vantaggio con una palla in diagonale di Dzeko per Barella che mette in mezzo dove arriva Dimarco come un treno.

Io e Noemi esultammo, leggermente incredule della velocità con la quale l'avevamo sbloccata. Ci fu un sospetto fuorigioco, ma la sala var confermò il goal. Dopo nemmeno altri 12 minuti, un'altra rete da parte di Dzeko confermò la presenza di una sola squadra in campo.

Qualche altra palla goal sprecata, ma la fine del primo tempo arrivò subito. Decisi allora di portarmi avanti con il mio operato: ricambiai la richiesta dei tre milanisti e li aggiunsi negli amici stretti, pronta per una vendetta in mio stile.

Nel secondo tempo, tra punizioni e occasioni, la partita si concluse al minuto 77 con la terza e ultima rete di Lautaro Martinez, che esultò togliendosi la maglia e mostrandola ai tifosi della Curva Nord. Abbracciai forte la mia migliore amica, più felice che mai.

Inoltre nell'ultima frazione di gioco Theo Hernandez fece fallo su Correa, guadagnandosi anche un cartellino giallo. A quella scena sorrisi: il karma non poteva fare giro migliore.

Ai tre fischi finali dell'arbitro, io e Noemi ci avventurammo all'interno dei tunnel dello stadio, con la scusa di essere dello staff, grazie al tesserino della designer. Inutile dire che, una volta passate le guardie, non avevamo idea di dove andare.

Probabilmente era la terza volta che facevamo la stessa strada, per di più sempre desolata. Alla quarta, finalmente un uomo vestito come un bodyguard comparve nel corridoio. Gli chiesi velocemente indicazioni su come raggiungere l'accesso al campo.

Bastava semplicemente svoltare nella direzione opposta, ma quei tunnel erano così uguali tra di loro che non ci stavo capendo niente. Fatto sta che trovammo la scala che scendeva verso l'ingresso.

Scesi le scale velocemente e con scioltezza, completamente travolta dalla felicità della vittoria. Noemi corse verso Hakan, che la strinse forte a sè. Io cercai con lo sguardo Nicolò, ma non riuscii a trovarlo.

Chiesi ad un membro dello staff, che mi rispose: -è entrato nei tunnel-. Decisi di rinunciare a tornare in quel labirinto, quando, avvicinandomi alla scala, sentii la sua voce chiamarmi. Risposi anch'io con un urlo, come per dire "ehy, sono qui".

Lo vidi comparire sulla cima delle scale proveniente da destra, bello come non l'avevo mai visto. Corsi su per le scale, mentre lui le scese. Le nostre mani si incontrarono sul corrimano che ci separava, quando lui prese il mio viso tra le sue e mi baciò.

Ricambiai il gesto senza pensarci due volte, poggiando la mano destra sulla sua nuca e quella sinistra sulla sua spalla, alzandomi in punta di piedi per diminuire la differenza d'altezza dovuta al gradino in più sul quale lui si trovava -non che fossi più alta di lui normalmente-.

Ci staccammo, mi guardò negli occhi e mi lasciò il volto. Fece forza nelle braccia e scavalcò il corrimano che ci separava, permettendomi di stargli ancora più vicino. Dopo essermi leggermente allontanata per farlo atterrare, mi gettai tra le sue braccia, portando le mie dietro il suo collo e le mie labbra nuovamente sulle sue.

Sentii il suo profumo invadermi le narici, il suo calore avvolgermi, e le sue mani circondarmi la vita. Tutti quegli sguardi nascosti, le frasi incomplete, tutto, ora si stava annullando. C'eravamo solo noi. Io e lui. Viola e Nicolò.

Ci separammo di nuovo, guardandoci negli occhi, quando lui parlò, con voce calda che mi provocò i brividi: -Viola, non so più come fartelo capire, io ti amo da impazzire-.

Sorrisi, e poi gli risposi: -Anch'io ti amo Nicolò- e ci baciammo di nuovo.

Dopo poco, gli ricordai il suo compito di dover alzare una coppa, e lo spedii in campo per la cerimonia finale che stava per aver luogo. Raggiunsi io l'erbetta non prima di qualche secondo, dove avvistai mio fratello. Gli saltai addosso, abbracciandolo, felice.

Scattammo qualche foto, e poi entrò la coppa. I calciatori del Milan ritirarono le loro medaglie d'argento, e involontariamente ghignai quando vidi la loro faccia delusa. Specialmente quella di qualcuno. Ma poi i nostri si misero in fila per legarsi al collo la medaglia d'oro e alzare la coppa al cielo di Riyad.

Postai molte foto e molti video, alcuni dei quali finirono nei miei amici stretti, indirizzati a qualcuno in particolare. Quando però il pensiero di quei milanisti mi affiorò la mente, lo scacciai via.

Avevo qualcosa di molto più importante a cui pensare, e per cui essere felice. No, non mi riferisco alla vittoria, al 3-0, alla coppa.

Mi riferisco a quel "ti amo".

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaWhere stories live. Discover now