XI - Cepheus

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Aspettavamo i ragazzi che finissero di fare i cretini e si sbrigassero, quando ricevetti una notifica.

Nic😊: Chiedi ad uno steward dove si trova il corridoio B3, ti aspetto lì

Mi allontanai dal tunnel dove mi trovavo e chiesi ad uno steward indicazioni. Percorsi un corridoio per poi svoltare a destra, e lì vidi Nicolò chiamarmi da dietro una porta e indicarmi di entrarvi.

Feci come chiesto, lui chiuse la porta e come un lampo mi prese il volto tra le mani e mi baciò. Dopo qualche secondo, mi staccai:

-Come mai questo incontro?- chiesi ridendo.

-Mi mancavi- rispose lasciandomi un altro bacio a stampo.

-A proposito, voglio dirlo a mio fratello con calma prima che lo vengano a sapere gli altri...- sussurrai.

-Come preferisci, ma io lo dirò a mia sorella- disse.

-Certo che sì, e comunque Noemi l'ha già scoperto- affermai rotando gli occhi. Lui rise e poi mi baciò di nuovo.

Uscimmo da quella stanza e tornammo al pullman, che si stava già riempiendo. Tornati in hotel passammo qualche ora a scherzare, ballare, cantare e festeggiare.

Sfidai addirittura Noemi a FIFA, battendola con stile. Lei decise di salire prima in camera per iniziare a lavarsi. Poco dopo iniziarono a salire tutti, e una volta rimasti solo in 5 decisi di tornare anch'io in camera definitivamente.

Ma, quando mi resi conto di non avere la chiave in tasca e aver bussato, mi ritrovai davanti Hakan in camera mia.

Noemi corse verso di me, urlandomi: -ciao Lola, tieni questa è la tua valigia e questa è la chiave della tua stanza per stasera, buonanotte- e mi chiuse la porta in faccia.

Avevo in mano una chiave elettronica, la osservai e notai il numero della stanza a cui apparteneva. Mi diressi verso quella, non sapendo chi avrei trovato all'interno.

Bussai e non utilizzai la chiave, per rispetto di chiunque vi fosse dentro. Da dietro la porta comparve Nicolò, visibilmente confuso.

Ma certo, da chi poteva mandarmi altrimenti? Con la scusa passa pure la notte con il suo ragazzo.

-Ehi... come mai qui?- chiese il sardo.

-Ciao, praticamente sono stata sfrattata dalla mia camera- spiegai.

-Che significa?- rise.

-Noemi mi ha dato la valigia e questa tessera augurandomi la buonanotte- continuai.

Lui sorrise e mi fece entrare. Mi spiegò che nemmeno Federico, che doveva essere con lui in camera, era rientrato, e probabilmente anche lui era stato coinvolto nella faccenda.

-Puoi dormire qui, io mi metterò sulla poltrona- disse lui indicandomi il letto.

-No, stai scherzando? Non posso toglierti dal letto- protestai.

-Vuoi dormire con me?- mi guardò sorridendo.

-Forse- sorrisi anch'io, avvicinandomi e baciandolo.

Dopo una doccia, passai una buona mezz'oretta a curare i miei capelli ricci. Uscita dal bagno, mi trovai lo sguardo di Nicolò che mi fissava.

-Come mai hai fatto questi capelli?- chiese.

-Questi sono i miei capelli naturali, sono ricci- spiegai.

-Non te li avevo mai visti, erano sempre piastrati- affermò sorridendo.

Mi avvicinai al letto, e mi stesi dalla parte con il comodino privo di oggetti. Scrollai qualche post su Instagram, ormai invaso da foto della coppa.

Ad un tratto dal bagno uscì Nicolò, con la tuta indosso, senza maglia. Diventai rossa come un pomodoro, ma lui senza notarmi si avvicinò al letto e si sedette sul bordo.

Riuscivo a vedere la sua schiena scolpita da tutti i suoi muscoli, prima che indossasse la sua maglietta da notte. Girai il capo dalla parte opposta, fissando il telefono senza prestarvi attenzione.

-Che c'è?- domandò notando il mio comportamento.

-Niente- sussurrai appena.

Si avvicinò a me e mi accarezzò il viso, facendomi voltare.

-Sei imbarazzata perché mi hai visto senza maglietta?- disse con dolcezza, senza malizia.

-Forse- balbettai. Lui in risposta mi sorrise e mi baciò. Mi fissò negli occhi e poi prese ad attorcigliare i miei ricci attorno al suo indice, annodandoli più di quanto già non fossero.

-Credo di avere un'ossessione per i tuoi capelli- affermò.

-Solo quando sono ricci però - risi.

-Probabile- continuò. Mi stesi definitivamente, poggiando la testa sul cuscino e osservando Nicolò continuare a giocare con i miei capelli come un bambino fa con quelli della madre.

Mi ricordò per un attimo i momenti in cui Alessandro era stanco morto, e dopo aver saltato ovunque per tutto il giorno - come me del resto - si aggrappava al petto di mamma e infilava le piccole dita tra i suoi folti ricci, che noi avevamo preso.

Dopo qualche istante spensi le luci, e mi addormentai poggiando la testa sul petto di Nicolò, cullandomi con il suono del suo battito cardiaco.

*

Un rumore fastidioso, assordante. Mi svegliò infrangendo i miei sogni tranquilli. Allungai la mano sul comodino e presi il cellulare, da cui proveniva il suono.

Risposi alla telefonata con gli occhi ancora serrati, accennando un "pronto" assonnato e sfumato.

-Buongiorno Violetta, ti ricordo che tra 5 minuti apre la colazione- sentii vagamente la voce di Noemi pronunciare queste parole.

Mi allarmai subito: -Cazzo-. Girai il capo verso il viso di Nicolò, beato dormiente. Lo scossi leggermente, anche per liberarmi dalla sua presa sul fianco.

Riagganciai e mi alzai col busto, continuando a scuotere il sardo.

-Nic, svegliati, è tardi- e mentre mi alzavo e mi chiudevo in bagno, lo vidi con la coda dell'occhio sollevarsi, poggiarsi alla trabacca e stropicciarsi gli occhi.

In 10 minuti finii di prepararmi, uscii dal bagno già vestita e mi infilai le scarpe, tirando la valigia verso la porta.

-Che ore sono?- mi chiese la voce impastata di Nicolò.

-É tardi, la colazione è già iniziata, muoviti e scendi- feci per uscire, ma lui mi tirò a sé e mi baciò.

-Dopo non posso baciarti, lasciamelo fare ora- e sorrisi.

Mi chiusi la porta della camera alle spalle e scesi al pian terreno. Lasciai la valigia nella hall e mi diressi verso la sala colazione.

-Buongiorno a tutti- dissi appena entrata nella stanza. Il saluto venne ricambiato, mi avvicinai a mio fratello per lasciargli un bacio sulla guancia e presi posto.

Dopo qualche minuto ci raggiunse anche Nicolò, che mi sorrise appena si accomodò di fianco a me.

Mi guardai intorno: ero circondata dai miei cari e i miei affetti, nell'ambiente in cui mi sento a mio agio. Potevo allora definirmi felice.

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin