VII - Carina

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Sentii dei passi e mi girai, trovando Nicolò che si avvicinava per tenermi compagnia. Non era neppure una sorpresa ormai, anzi, non mi sarei mai aspettata il contrario. Si poggiò alla ringhiera come me, fissando il cielo, senza dire una parola.

-Mi sei mancata- disse, continuando a tenere gli occhi alzati e alludendo alla sosta aggiunta alle vacanze. Lo guardai, cercai di dire qualcosa ma mi precedette.

-Tieni, ti avevo preso questo per Natale- aggiunse, porgendomi una scatolina che aprii. Trovai all'interno un portachiavi, collegato a dei pezzi di ferro che assieme formavano una forma.

E quella forma riuscivo a riconoscerla: rappresentava la costellazione della Lyra.

Rimasi scioccata, incapace di pronunciare qualsiasi suono. Tentai di ringraziarlo, probabilmente più con balbettii che con parole: -grazie Nic, non so che dire, io non ti ho preso nulla, non me l'aspettavo-.

-Non devi dire niente Viola- sussurrò, e poi posò le sue labbra sulle mie. 

Nelle mie mani ancora la scatolina, e le sue avvolgevano i miei polsi. Tutto si fermò, e cercai di godermi affondo quel momento. Ricambiai il bacio, sentendo una magica sofficità dovuta a quel gesto. Andò avanti così per qualche secondo, ma poi:

-Viola- sentii una voce chiamarmi da lontano. Ci staccammo e chiusi in fretta la scatolina, rimasta aperta. La figura di mio fratello comparve davanti a noi, e in quel momento gli mandai più insulti di quando mi rubava le bambole.

-Ah eccovi, dai sta per iniziare il countdown- ci invitò a tornare dal resto del gruppo. Nicolò mi guardò e mi sorrise, per poi farmi strada. Aprii velocemente la fotocamera del cellulare, per verificare il mio aspetto.

*

Dopo gli auguri, giocammo a tombola, in cui purtroppo non avevo avuto tanta fortuna. Al momento del rientro a casa, qualcuno aveva iniziato a prendermi in giro, dubitando delle mie capacità di guida. 

Nessuno può permettersi di prendermi in giro, perciò decisi di vendicarmi sottoponendoli alla pena di un passaggio a casa. Ovviamente, i tre che mi prendevano in giro erano Dumfries, Calhanoglu e Gosens.

-Ah stanno così le cose? Perfetto, tutti e tre in macchina con me e Noemi, vi riaccompagniamo noi a casa- dissi, spiazzandoli. Iniziarono a lamentarsi, ma anche gli altri appoggiavano la mia tesi, perciò furono costretti ad accettare.

-Hakan davanti- affermai, lui mi guardò supplicante, e allora ripetei la frase per confermare la mia decisione. Una volta saliti tutti, sorrisi e salii in macchina per mettere in moto. Abbassai il finestrino e salutai gli altri, per poi rialzarlo e iniziare la manovra per uscire dal parcheggio.

-Oddio, moriremo tutti- commentò Gosens.

-Se non la smetti morirai per mano mia, non per la mia guida- lo minaccia, allora tacque. Accellerai un paio di volte quando possibile, facendo spaventare tutti. Una volta accompagnati tutti e averli costretti a scusarsi con me, tornai a casa.

Una volta stesa nel mio letto, mi addormentai pensando a quel che poco prima Alessandro aveva interrotto.

*

Il pranzo del primo dell'anno a casa Dimarco andò bene, due giorni dopo giocammo a San Siro contro il Napoli -dove vincemmo 1 a 0- e l'indomani io e Noemi io partimmo verso Cremona per prendere i nostri strumenti, come da promesso.

Una chiacchierata con i nostri genitori, e nel pomeriggio stesso rientrammo a Milano. Noemi, per farla franca, ordinò semplicemente delle pizze. Provai la mia chitarra e l'amplificatore, che funzionavano a meraviglia, e iniziammo a preparare la tavola.

Iniziai a strimpellare le corde della mia cara vecchia amica, provando nostalgia dei pomeriggi passati a suonare con Noemi duetti di chitarra e piano. La mia chitarra elettrica era rosa pastello, con qualche dettaglio argentato qua e là.

Mi era stata regalata dai miei genitori per il mio diciassettesimo compleanno, dopo che la precedente -rosso fuoco- aveva smesso di funzionare da vera chitarra elettrica.

A casa avevo anche la mia chitarra classica, in legno di betulla e ciliegio. Amavo spesso prenderla in mano, stendermi sul letto e suonare qualcosa per sfogare i miei sentimenti, quando qualcosa non andava.

Quando i ragazzi arrivarono, stavo suonando Better Than Revenge di Taylor Swift. Mi fermai per salutarli, e poi mi accomodai alla tavola assieme a loro. Dimash sembrava particolarmente interessato alla mia chitarra, continuava a farmi domande.

Mi spiegò subito dopo che la chitarra elettrica era da sempre il suo strumento preferito, e che amava ascoltarla. Mentre cenavo, d'un tratto Dzeko mi chiese:

-Viola, ci sarai tu con noi a Riyad per la Supercoppa, vero?- e molti altri lo appoggiarono affermando che dovevo essere dei loro.

-Veramente non credo proprio... la trasferta è in settimana, non so se posso prendere dei giorni a lavoro- risposi.

-No dai, non è una trasferta senza te- disse Brozo, e gli sorrisi.

-Mi spiace ragazzi- pronunciai.

Qualche minuto dopo, tutti mi invitarono a riprendere il mio strumento e suonare loro qualcosa. Hakan mi chiese "Knockin' on Heaven's Door" e Lautaro "The Final Countdown".

Le conoscevo entrambe, all'inizio provavo un giro di note e poi iniziavo a suonare con le voci degli altri che mi accompagnavano.

Tra tutte le voci, riuscivo però a sentire solo quella di Nicolò, combinata al suo sguardo fisso su di me, sui miei movimenti. Dalla notte di San Silvestro non riuscivo a smettere di pensare a lui, provando una strana sensazione ogni volta.

Dopo qualche altra canzone, Noemi ne suggerì una da fare:

-Fatele suonare Pazza Inter, così vi rendete conto di quanto è brava- le sorrisi, posizionando già le dita sulle corde giuste.

-Questa la sa suonare benissimo- aggiunse mio fratello.

-Chi mi dà l'attacco?- chiesi.

-Ioioioioio- esclamò entusiasta Dimash.

Allora iniziai a suonare quelle note, che ormai conoscevo a memoria. A fine canzone, erano tutti stupefatti (dalla mia bravura?), a tal punto da farmi ripetere per altre 3 volte l'assolo del pezzo.

Mi ritrovai il cellulare invaso di notifiche che dicevano "@x ti ha taggato nella sua storia". Aprii le storie e trovai video, foto e repost di me che suonavo Pazza Inter, gli occhi puntati sulle mie dita e le mani che si muovevano a tempo.

Man mano tutti se ne andarono, perciò anch'io decisi di tornare a casa per riposare.

You're a Sky full of Stars - Nicolò BarellaМесто, где живут истории. Откройте их для себя