ღ12°Capitoloღ - Benda

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12. Benda

-Stai meglio? -la tazzina di caffè fece un rumore stridulo non appena lui la poggiò sopra il piattino, al suo posto, dopo aver sorseggiato un po' del suo contenuto.
La ragazza annuì leggermente, senza però guardarlo direttamente. Doveva ammettere che in quell'esatto momento si stava vergognando tantissimo. Odiava farsi vedere debole, per non parlare del fatto che si era fatta vedere debole da lui. Aveva fatto una scenata enorme con un attacco d'ansia non assolutamente necessario.
Che vergogna.
-Dai, non fare quella facciotta lì. – cantilenò, appoggiandosi al tavolo con entrambe le braccia per stendersi verso di lei. Aveva un sorrisetto particolarmente fastidioso stampato sulla faccia, la stava palesemente prendendo in giro.
-Non sto rilasciando alcuna energia malefica e tu porti la benda, prima dici che non mi vedi, ora magicamente mi vedi. – voleva cambiare argomento, a tutti i costi.
Le sue labbra formarono una "o", come se si fosse ricordato qualcosa. Si appoggiò allo schienale della sedia su cui era seduto e incrociò le braccia. -Oh, è vero. Sei ignorante. -
-Ehi! Chi sarebbe l'ignorante? -alzò leggermente la voce, sbattendo un pugno sul tavolo, provocando la risata di lui.
-Cosa pensi che io veda? Partiamo da questo. -
La ragazza alzò un sopracciglio, confusa. La sua guancia era pressata contro la sua mano, che teneva su la sua testa in quel momento fin troppo pesante. Era tarda notte, erano le due passate ma quel bar era ancora aperto e loro due ancora lì seduti. Non sapeva se le cameriere in realtà stessero imprecando contro loro due affinché si alzassero per poi riuscire a chiudere, ma all'albino non sembrava importare. Dopotutto, era al terzo caffè. -Ho provato i tuoi occhiali e con quelli vedo a malapena il sole, con la benda immagino non vedrei manco quello. -
Sembrava divertito dalla sua rivelazione. -Anche Shoko diceva la stessa cosa. – finì l'ultimo sorso che era rimasto nella tazzina e la posizionò di lato, per evitare che fosse in mezzo. La velocità con cui la cameriera passò a ritirarla fu inquietante. -In poche parole, i miei sei occhi permettono di vedere l'energia maledetta con un dettaglio e una precisione estrema. Anche se sono bendato, posso vedere l'energia maledetta esattamente come se usassi una specie di termografia ad alta risoluzione. -
La ragazza fece ciondolare la testa di lato. Era ancora più confusa di prima, ma soprattutto sconvolta dal fatto che le stesse spiegando davvero il funzionamento della sua tecnica. Fino a qualche settimana prima sembrava quasi un segreto di stato. -E per gli oggetti inanimati senza energia maledetta? –
-Posso notare anche i residui o il flusso di energia maledetta all'interno di edifici che non l'hanno. – sembrava felice di stare spiegando la sua tecnica, come se fosse fiero di quel potere e non si stancasse mai di raccontarlo.
Eppure, sentiva che non era realmente del tutto così.
-Allora come fai a vedermi anche senza che io rilasci energia malefica? -
-Devo concentrarmi particolarmente per vederti o percepirti, ora riesco a ricalcare a malapena un contorno essendo che l'hai tornata a nascondere. Il primo giorno che ti ho vista, mi hai lasciato veramente sorpreso. Ti ha notata Itadori solamente perché si è girato verso di te, io che ero di spalle non ti avevo percepito. Non mi era mai capitato con uno stregone che utilizza energia malefica. -
-Ma se l'ho nascosta come fai a ricalcare anche solo un contorno? -
-Ricordati che sono Gojo Satoru, i tuoi residui li percepisco ugualmente. -
-Oh – fu l'unica risposta che riuscì a fare uscire dalla sua bocca. Era stato inutile solamente domandarlo, era ovvio che la risposta fosse quella dal principio.
Gojo Satoru, lo stregone più forte. La risposta a tutte le domande stava lì.
Forse, non proprio a tutte.
-Allora perché porti la benda? Non sarebbe più comodo stare senza? -
Anche quella domanda sembrò fargli piacere. Forse era solamente felice di parlare di sé, magari era solo narcisista fino a quel punto.
-Certamente, ma per me risulterebbe molto più faticoso. Quando non porto la benda, mi sento leggermente più stanco, tenendo anche in considerazione l'uso della tecnica dell'inversione. Essenzialmente evito un sovraccarico di energia costante. -
Ora capiva molte cose. Era interessante il suo potere, molto. Era forte ma molto complicato.
Qualcosa però l'aveva resa malinconica, il suo tono di voce?
-Ultimamente però non l'hai portata così spesso. -notò la ragazza. Lo vedeva molto più spesso con gli occhiali di prima, anche se la benda rimaneva comunque la prevalente.
-Questo è grazie a te. -
Ora era ancora più confusa.
-In che sens- AH -lo capì proprio nel momento in cui pronunciò quella frase.
-Poiché tu riesci a nascondere perfettamente la tua energia malefica, ho meno sovraccarico di quello che dovrei avere normalmente. -
Annuì, stava dando voce ai suoi pensieri.
-Signori, stiamo chiudendo. -una cameriera si avvicinò al loro tavolo e con fare più educato possibile annunciò la chiusura.
Hayami era sicura che fosse tutta un'inscenata e se avesse potuto li avrebbe cacciati fuori a calci nel didietro; quindi, decise di scusarsi per essersi trattenuti così a lungo. Non aveva mai lavorato come cameriera, ma poteva solamente immaginare quanto fossero stressanti clienti del genere.
Quando arrivarono alla cassa, non fece neanche in tempo a tirare fuori il telefono che Gojo aveva già pagato per entrambi.
-Ma. -era rimasta senza parole della velocità dell'albino. -Non è giusto, volevo pagare io. -
Il ragazzo sventolò una mano per aria. -Smettila, per un caffè e una tisana. -
-Hai già pagato fin troppo! -
Uscirono dal bar e si incamminarono verso l'hotel. Decisero di prendere la via del lungo mare così da godersi le luci, il mare e la passeggiata notturna in generale.
I ragazzi sicuramente erano ancora in qualche bar a divertirsi e a festeggiare quei giorni di riposo; quindi, si aspettava che la mattina dopo in pochi si sarebbero svegliati in orario per la colazione in Hotel. Il pensiero di vederli festeggiare in tranquillità la fece sorridere. Anche lei aveva iniziato il suo percorso da stregone in giovane età e questo, per la maggior parte, le aveva fatto perdere quella spensieratezza tipica di quell'età.
Non l'avrebbero mai più riavuta, era giusto così. E lui lo sapeva.
-Satoru. -
Il ragazzo si girò verso di lei di colpo, come se fosse abituato a scattare a quel richiamo.
Lei continuò a guardare davanti a sé, la strada era completamente deserta e l'unico rumore che si poteva sentire erano il canto dei grilli e lo scroscio del mare.
Non riusciva a togliersi quella sensazione malinconica addosso.
-A te sta bene così? Intendo portare quella benda. -
Sembrò perplesso da quella domanda, come se nessuno gliel'avesse mai posta, come se nessuno in realtà si fosse mai interessato di come si sentisse. Tranne lui.
-Mah... -forse era la prima volta rimasto senza parole. Normalmente avrebbe tirato fuori una delle sue battute per smorzare quell'atmosfera così seria, ma non gli uscì automatica, non se la sentiva.
-Sai, a me piaci di più senza. -
Le labbra di lui si incresparono, pronto a dire qualcosa anche se il suo cervello non sapeva esattamente cosa.
-A me piace guardarti negli occhi, così non riesco a capire neanche ora cosa stai pensando. Sei un muro. -
Era proprio quello il punto.
-Beh, non tutti possono essere graziati dalla mia più completa bellezza. -rise sotto i baffi e fece lo sbruffone, eppure quella domanda gli rimase in testa, lo colpì particolarmente.
Non era nella sua natura parlare di cose così serie e fare discorsi del genere, lo odiava. E, anche se non fu una cosa naturale come sempre, decise di sbatterla sul ridere.
La ragazza lo guardò in silenzio per un po'.
Lo aveva fatto apposta, ma ci aveva pensato. Aveva pensato davvero di rispondere per un secondo.
Era un passo avanti.
Lui la accompagnò fin davanti alla sua camera e nel tragitto rimasero prevalentemente in silenzio. Da tanto che era loquace il ragazzo aveva perso improvvisamente la lingua. Forse era il pensiero fisso di quella domanda, forse semplicemente perché aveva quasi il timore che, se avesse parlato, lei sarebbe riuscita a fare qualche altra domanda, a mirare dritta in quel punto a cui nessuno mai puntava.
O si sognava di puntare.
Una volta che la ragazza si assicurò che la sua chiave aprisse la porta, lasciò l'uscio aperto e si girò verso di lui.
-I ragazzi sono ancora fuori? -chiese, genuinamente curiosa ma anche per spezzare quell'aria strana che si era creata tra i due.
-Sì, infatti li vado a controllare ora e li porto in camera. Non avevo visto particolarmente bene Kugisaki. -
-Vuoi che venga con te? -era leggermente preoccupata, ma sapeva che finché c'era lui non sarebbe accaduto assolutamente nulla a nessuno.
Ne aveva avuto la certezza la sera stessa e lui non era neanche con lei in quel momento.
-Non ti preoccupare, da solo faccio prima. -
Eccola, la sua ossessione nel fare tutto da solo. Era così e gliel'avevano detto in molti. Lui non combatteva al massimo della sua forza con qualcuno, ma solamente da solo. Lui era completamente ossessionato dal non essere aiutato, era sempre stato abituato così essendo il più forte. Nessuno concretamente poteva aiutarlo.
Fece per andarsene, voltò un piede all'indietro e alzò la mano in segno di saluto, ma la ragazza si avvicinò improvvisamente a lui, appoggiò una mano sul suo braccio alzato per aiutarsi, si alzò sulle punte dei piedi raggiungendo perfettamente la sua altezza.
Lo prese di sprovvista, lo dovette ammettere. Si sarebbe aspettato un attacco multiplo da qualsiasi tipo di stregone da qualsiasi tipo di angolazione e sarebbe pure stato in grado di bloccarlo.
Ma non quello.
Premette le labbra sopra la benda, tra l'angolo dell'occhio sinistro e il ponte del naso. Non la alzò, non la spostò.
Sembrò quasi fare pace con quell'oggetto che tanto odiava, tanto da dargli un bacio.
La sensazione che ebbe subito dopo il ragazzo fu talmente tanto intensa da dargli fastidio.
Qualcosa dentro di lui si era mosso.
Qualcosa che non si muoveva dai tempi del primo anno.
Qualcosa che non avrebbe mai voluto si muovesse nuovamente.


꧁Kissing Your Eyes ꧂ 「Gojo Satoru」Where stories live. Discover now