«L' Art c'est moi!»

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L'atmosfera autunnale permeava il nido con i suoi rossi e ori, e tutti gli abitanti erano in fermento per preparare il nuovo concorso. Tutti. Tranne uno. Il melanconico Barbagianni. Andava avanti e indietro scuotendo il capoccione, corredato da una bandana gialla. Ne aveva trenta, tutte rigorosamente della stessa tonalità di giallo. In realtà Esso sosteneva che fossero ognuna di una sfumatura diversa. Gli altri glielo lasciavano credere. Ogni tanto il pennuto si affacciava dall'oblò del nido e sbuffava irritato. Proprio sotto di lui un maestoso pavone faceva la ruota.

«Ma che sfacimm stai a fa'?» stridette a un tratto.

«Che succede? Mo' ti sei messo pure a parlare napoletano?» Bubolò il Gufo, entrando con una caffettiera in mano. Il nido si riempì dell'aroma di caffè.

«Giammai, io sono Longobardo doc!»

«E allora non usare espressioni che manco sai pronunciare.» Chiurlò l' Allocco richiamato dall'odore di caffè.

«Ecco quell'altra!» Stridette il Barbagianni, lanciando uno sguardo che voleva essere tagliente.

«Ti è entrato un bruscolino nell'occhio?» Chiese l'Assiolo mentre faceva il suo ingresso nel nido con un grosso involucro di libri.

Sull'orlo di una crisi di nervi, il Barba tornò a osservare il pennuto esibizionista dabbasso. Lo sfacimm continuava l'insopportabile ruota. Era ora di passare al contrattacco. Gonfiò il petto, constatando che faceva ancora la sua porca figura nonostante gli anni passassero anche per lui, e si librò in modo goffo nello stanzino. Mise sottosopra tutto ciò che trovava e riemerse con una scatola di colori a tempera.

«Cosa ci fai con i colori della Civetta?» Stridettero in coro gli altri pennuti. «Vedrete, streghe!» Rispose con quello che a lui parve un bubbolio malefico.

«Ti è venuto il singhiozzo?» Chiese l'Assiolo.

«Pigliate na tazz' e cafè!?» Stridette il Gufo.

«Io bevo solo the!» Rispose offeso. Andò verso la credenza e prese un piattino dove mescolò i verdi e gli azzurri. Sospirò teatralmente e cominciò a dipingersi le ali a pois.

«È impazzito!»

«Ma che è sto pasticcio?!»

«Quando hai finito di fare l'idiota, rimetti a posto tutto.»

«Streghe malefiche, non capite niente di Arte! Ammirate la sublimazione di me medesimo!» Bubolò spiegando le ali pasticciate.

«Mi pare più sciroccato del solito.»

«Avrà preso qualche strana malattia.»

«Dovremmo farlo vedere da un veterinario.»

«Voi tre non capite proprio niente! D'altronde siete nate a sud della Padania. La Cicogna sì che mi capirebbe. Sempre pronta a sostenermi nel nome dell'Arte! E mi avrebbe aiutato a cacciare l'Intruso megalomane.»

«Quale intruso?» Stridette il Gufo.

«Il pennuto colorato di sotto!» rispose facendo cenno con l'ala.

L'Allocco si precipitò all'oblò. «Non c'è nessuno qui sotto!»

Anche il Barba si affacciò. Il cuore gli si riempì di gioia nel constatare che il malefico pavone era sparito. «Ce l'ho fatta! L'ho sconfitto sublimando me medesimo in una sinfonia di colori.»

«Ehilà, c'è nessuno nel nido?» Lo stridio della Cicogna richiamò l'attenzione di tutti. Era giunto nel cortile portando con sé uno splendido esemplare di morello. «Venite, voglio presentarvi il mio nuovo amico.»

«Che eleganza!» Chiurlò l'Assiolo.

«Che maestosità!» Bubolò il Gufo.

«Che bello!» Stridette l'Allocco.

Viaggio in EliconaWhere stories live. Discover now