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Il direttore continuava a fissarlo, senza degnare quasi di uno sguardo l'altro. E continuava a sorridere. «La sveglia è alle cinque del mattino. Appena suona la sirena dovete farvi trovare in piedi, davanti alla porta della vostra cella. Vi verrà portata una tazza di latte e un pezzo di pane a testa. Avete quindici minuti per mangiare. Alle cinque e un quarto verrete prelevati e condotti nella sala grande dove verrà fatto l'appello.» Diede un'ultima sorsata e ripose la tazza. Si asciugò le labbra con un fazzolettino preso dalla tasca, e si mise a braccia conserte, continuando a fissarlo. «Sarete quindi condotti alla Cava. Così chiamiamo uno dei nostri cortili interni, quello più vicino alle pendici del picco.» Indicò col pollice dietro di sé. «La Cava sarà il luogo in cui lavorerete per tutta la giornata, fino al giorno in cui lascerete per sempre questo mondo. La vostra occupazione consisterà nello spaccare pietre, fino a ridurle in polvere. Devo confessarvi che, quando uscì Django Unchained al cinema, per un po' ho seriamente temuto che Quentin Tarantino sapesse in qualche maniera della nostra abbazia. E se avete visto il film potete capire di cosa sto parlando.» Si alzò, cominciando a passeggiare per la stanza, con le mani incrociate dietro la schiena. «Il vostro turno di lavoro inizierà alle cinque e trenta. Potrete fare due soste di cinque minuti per dissetarvi ed espletare le funzioni fisiologiche, alle otto e alle dieci e trenta. A mezzogiorno, sempre in loco, consumerete il pranzo, zuppa e pane. A mezzogiorno e trenta riprenderete il lavoro che, con un'ulteriore sosta di cinque minuti alle quindici, terminerà alle diciassette. Rientrerete in cella dove troverete un secchio d'acqua e un pezzo di sapone per lavarvi, e ancora zuppa e pane per cena. Alle diciotto le luci si spegneranno e per voi la giornata sarà terminata.» Si era fermata davanti a loro e dopo aver degnato con uno sfuggevole sguardo il compagno di Alberto, ripose gli occhi di nuovo su di lui. Il suo profumo avvolgente gli solleticava le narici ma in quel momento non traeva più alcun piacere; era sprofondato nell'angoscia più cupa per quello che aveva appena sentito uscire da quella bocca. E sospettava che avesse ancora qualcosa da dire. Infatti, dopo poco la donna riprese a parlare e a camminare.

«Le regole! Potete parlare solo se vi viene ordinato. Potete andare in bagno solo quando vi viene concesso, a parte quando siete nella vostra cella. Chi non rispetta le regole riceverà venti bastonate nella schiena.» Si girò a fissare la guardia e il suo manganello. L'uomo sorrise. «Per nessun motivo, mai e poi mai vi sarà concesso di saltare il vostro turno di lavoro. Se vi ammalate, lavorate comunque. Se vi rompete un braccio, una gamba o un piede, lavorate comunque. Se durante il vostro turno vi fermate anche solo un minuto o vi accasciate per qualsivoglia motivo, che sia stanchezza o dolore, il signor Masi qui presente vi farà sentire il sapore del suo bastone. Se alla mattina non siete pronti, in piedi davanti alla porta, riceverete venti bastonate. Se vi azzuffate tra di voi, riceverete venti bastonate. Se in cella siete scoperti a praticare qualsiasi attività diversa dal dormire o dall'andare di corpo, riceverete venti bastonate. Quando riterrò che non siate più in grado di svolgere il vostro dovere, sia per la vecchiaia o per un qualsiasi handicap fisico, sarete soppressi.» Era ritornata davanti a loro e si era fermata nuovamente. Li scrutava, cercando una reazione. Alberto sentiva il cuore pesante e la stanza cominciò a girare leggermente. Gli sembrava di essersi infilato in una bolla e le ultime parole che quella donna aveva pronunciato erano rimbombate nelle sue orecchie. Gli occhi si inumidirono appena, ma riuscì a ricacciare indietro le lacrime in tempo.

Il direttore gli rivolse un sorriso storto e lo fissò intensamente. Scorse in quegli occhi azzurri la sensazione di onnipotenza che lui stesso aveva provato quando aveva commesso i suoi omicidi, capì cosa potessero aver provato quelle due donne e, forse per la prima volta, provò vero rimorso. Le lacrime cominciarono a scendergli sulle guance, ma rimase zitto e ritto, senza batter ciglio.

Il sorriso della donna si allargò. «L'intenzione è farvi comprendere la gravità delle vostre azioni, ma senza possibilità di perdono. Come è stato, poi, per le vostre vittime. Vi posso assicurare che in quarant'anni di attività abbiamo sempre raggiunto il nostro obbiettivo, anche piuttosto velocemente. Signor Masi, i vestiti, se non le dispiace.» disse, continuando a fissare Alberto. La guardia raccolse gli indumenti e le scarpe dal tavolino e li mise sulle braccia dei due uomini.

VuEffe (parte 2) - L'abbaziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora