19 - VETTA DEL LUPO (2)

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René si era rilassato. Avvolto nel suo giaccone contemplava le prime stelle che stavano sbucando sopra di lui, sentendo che stava riacquistando le forze che la marcia gli aveva prosciugato. Ogni tanto sbirciava in basso, ma ormai non riusciva a scorgere nulla, tranne una fioca luce che proveniva dalla baita. "Ho fatto bene a portarmi dietro quei due tontoloni!" pensò. "Se hanno successo, mi becco il merito. Se falliscono, vanno in galera loro!" Ridacchiò, tra i denti. La faccia di Masi invase d'improvviso la sua mente. «Tu lo sai cosa succede se non mi porti ciò che ho chiesto, vero?» Sentiva la sua voce nella testa e rabbrividì. Odiava quella sensazione, ogni volta che anche solo pensava a quell'uomo, ma non poteva mentire a sé stesso: aveva paura di lui. "Se falliscono devi andare giù e rimediare! Lo sai bene!" La voce stavolta era la sua e scoprì che la odiava ancora di più.

Uno sparo riecheggiò dal basso, ovattato e lontano. Ma il suono, inconfondibile, arrivò fino a lui e lo trapassò come una lama. Era un suono che non si sarebbe dovuto sentire. Si alzò di scatto e guardò. L'oscurità di poco prima era ora squarciata da una luce potente che usciva rettangolare, da quella che sembrava essere una porta aperta, per poi allargarsi e disperdersi nella notte. Imprecò! «Che cazzo stanno combinando quei due imbecilli?» Non sapeva cosa fosse successo, ma sapeva che non era nulla di buono. Ripensò a Masi e, controvoglia, cominciò a scendere verso la valle.


«Cazzo! Cazzo! Cazzo!» Alberto si tirò su dal letto e diede un pugno sul muro, facendosi investire contemporaneamente dal dolore al collo e alla mano. Senza badarci si avvicinò al monitor, sperando di aver visto male. Ma non era così: René era sparito. Stava scendendo anche lui. "Resta dentro!" Le voci del vecchio e di Francesca, sovrapposte, rimbombarono nella sua testa. Ma come faceva? Come poteva restare lì, sapendo che stava arrivando un terzo nemico, e solo lui ne era a conoscenza. "Franco lo sa! Vuoi che non stia guardando un monitor, in questo momento?" Era la sua stessa voce che parlava, che provava a convincerlo di ciò di cui non era convinto. Sapeva che Monica era la parte operativa del piano, quindi probabilmente era nel capannone ad attendere gli sgraditi ospiti, ignara che stava giungendo anche René. Franco era sicuramente la mente, ma... anche gli occhi? "Secondo te non ho pensato di dover tener d'occhio il "Vetta del Lupo"? E avvertirla di qualsiasi cosa tramite un auricolare o un telefono? Dai, Alberto! Continui a non fidarti di me allora!" La voce del vecchio gli tamburava il cervello; e mentre lo sentiva, lo vedeva stringere appena gli occhi, con quel cipiglio di delusione appena accennato, mentre gli contestava la sua scarsa fiducia.

Eppure, non era tranquillo. Qualcosa dentro di lui (che fosse il pezzetto di energia gialla ereditato da NC?) lo ammoniva di non dare nulla per scontato. "Potresti pentirtene amaramente, lo sai? Meglio prendersi una sgridata da Franco per aver disobbedito al suo ordine che vederlo sdraiato nella sua fabbrica morto, no? E Monica? Pensa anche a lei..." L'idea di avere sulla coscienza la morte anche di quella donna, per cui provava un affetto già profondo, nonostante la conoscesse solo da un giorno, lo convinse. Sarebbe uscito per avvisarli, o salvarli. Ripensò ai discorsi sulla seconda possibilità che gli era stata offerta, la possibilità di fare qualcosa per gli altri e tirare una riga rossa sulle sue terribili colpe del passato. Ma quando iniziava questa possibilità, nessuno l'aveva specificato.

Salì le scale, premette il pulsante e si issò nella sua stanza, completamente buia.


René cercava di camminare più velocemente possibile, stando attento a non scivolare o a non mettere un piede in una buca. Si era tenuto la torcia più grande e riusciva a illuminare il sentiero per tutta la sua larghezza. Era partito da cinque minuti e, nonostante la discesa, il fiatone arrivò puntuale. Sbuffando e imprecando, cominciò a maledire le birre che si scolava quotidianamente, promettendosi che, se fosse riuscito a venire fuori bene da questa faccenda, avrebbe cercato di ridurre sensibilmente il numero di bottiglie vuote che riempivano i suoi cestini. Ovviamente, mentre lo diceva, sapeva benissimo che non sarebbe mai successo.

VuEffe (parte 2) - L'abbaziaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora