4. Natalie

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«La vuoi smettere di spingere!», mi intima Amber infastidita.

«Non sto spingendo!»

«Zitte voi due!». Steve avvicina la sua grossa faccia alla nostra e noi retrocediamo spaventate.

«Ti farò arrestare!», urla mio padre dall'altro capo del salotto, anche lui legato come un salame come tutti noi. «Come è vero che mi chiamo Harry Henderson», rincara fuori di sé.

Non riesco a capacitarmi di quello che sta succedendo. Mezz'ora fa ero in macchina con un signore affabile e adesso quello stesso signore ci tiene in ostaggio con una pistola puntata contro. Tra l'altro pare fosse tutto parte di un piano ben congegnato perché il nostro contaballe è in compagnia di altri due tizi, Dick e un certo Olly, no, Od... «Ehi, Amber», sussurro. «Come si chiama l'altro tipo?»

«Owen». Già, Owen. Che, tra parentesi, mi sembra il meno sveglio dei tre. Si fanno forza solo perché hanno un'arma, ma non posso fare a meno di notare che nessuno di loro ha la stoffa del rapinatore. Forse un po' Dick, quello con la barba folta e la faccia dura, che adesso sta entrando in salone.

«La casa è pulita», afferma.

«Certo che è pulita!», se ne esce fuori mia madre offesa. «Annabelle, Rosa e Adriana la disinfettano tutti i giorni».

Vincent si schiarisce la voce e poi, dandosi un tono, per quanto gli sia possibile mentre è legato ad Annabelle, le traduce il gergo da rapina. «Signora Henderson, deduco che con la parola "pulita" il signore abbia voluto intendere vuota, priva di altro personale e/o alloggiatori».

«Forse nessuno qui ha capito che deve stare zitto. Devo fare fuori qualcuno perché ve lo ficchiate in quelle teste?», ci spaventa Dick alzando la pistola contro il soffitto.

Nessuno di noi ha il coraggio di controbattere, così abbassiamo le teste e lasciamo che i tre si riuniscano e inizino a borbottare qualcosa di incomprensibile. «Pss».

Mi giro di scatto richiamata da quel suono e guardo Zac, legato a una colonna. Mi sento così in colpa per averlo trascinato fin qui. Se solo gli avessi dato retta non ci troveremmo in questa situazione e la nostra vita non sarebbe in pericolo. È tutto così assurdo che mi viene da urlare. O piangere. Per quale motivo non sono venuti di notte mentre dormivamo? Sarebbe stato meglio che mettere su tutta quella farsa del taxi e legarci gli uni agli altri per poi isolarci in soggiorno.

«Stai bene?», mima Zac con le labbra.

«Sì. E tu?», lo imito.

Annuisce regalandomi un lieve sorriso che se non conoscessi bene prenderei per fiducioso, mentre so che è spaventato, ma vuole incoraggiarmi.

Guardarci qui tutti legati mi fa provare un senso di impotenza tremendo. Possibile che siamo stati così idioti da non accorgerci di nulla? Come hanno fatto queste persone a entrare in casa nostra con una tale facilità? E come facevano a sapere dov'erano i sistemi di allarme, o quanti eravamo, o...

«Allora, sentite un po', adesso voi starete in compagnia di Owen, mentre io e Steve ci facciamo un giretto per la vostra bellissima casa. E mi raccomando, non scappate via». Dick si lascia andare in una risata grottesca che fa ridere solo Steve. «Sono legati come dei polli! Owen, non lasciarli mai soli», si raccomanda poi.

Una volta che i due hanno lasciato la stanza, Owen prende a zampettare per il soggiorno guardandosi intorno incuriosito. E osservandolo bene, nella sua importante goffaggine, capisco che siamo stati fortunati che sia rimasto lui, altrimenti non avrei potuto mettere in pratica quello che mi sta passando per la testa.

Natale sotto sequestroWhere stories live. Discover now