15. Harry

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Al momento sono due le cose di cui non mi capacito: come i miei affari possano essere legati a questa rapina e come Shannon sia riuscita a piegare Owen, il rapinatore, fino a farlo diventare il suo docile assistente.

La seconda è sicuramente quella a cui ero meno preparato.

Più assisto alla scena, più ne rimango esterrefatto. Questa donna deve diventare una materia di studio.

«Devi scriverle che deve scegliere tra le sedie in legno e quelle imbottite e che voglio parlarle del menu; non mi convince il pesce. Troppa gente è allergica».

Owen fa scorrere veloce le sue dita grassocce sulla tastiera touch del telefono di Shannon e continua ad annuire come se questo fosse il suo lavoro da anni. «Certo, non vorremmo un'intossicazione alimentare nel bel mezzo del bar mitzvah del povero Joshua».

Shannon gli getta un'occhiata luminosa. «Esatto!»

Owen scuote le spalle, come se non ci fosse nulla di cui sorprendersi.

«Okay, e anche questa mail è andata. Passiamo adesso all'evento sulla sostenibilità del 10 gennaio. Qui si apre un problema perché...»

«Perché dovrai organizzare un evento totalmente sostenibile o che senso ha metterlo in piedi?!», completa la frase Owen.

«Totalmente. Ma come faccio con le stoviglie?»

«Biodegradabili?»

«Non siamo in una mensa! Piuttosto la ceramica».

«Ma per lavarli sprechiamo acqua e detersivo che inquina gli oceani», le ricorda il suo nuovo assistente.

«Giusto, cazzo».

«Okay, vedo di proporre dei detersivi naturali. Dobbiamo anche ridurre al massimo lo spreco di cibo».

«Ottimo, appuntalo nelle note del telefono. Non ho pensato agli inviti, però. Servirà comunque la carta»

«Non se li inviamo digitalmente. Possiamo mandare dei codici QR. Hai qualcuno che si occupa di informatica nella tua agenzia?»

«Owen, sei un fottuto genio! Sei molto meglio della mia nuova assistente. Senti, ma tu che lavoro fai?»

«Cambio sempre, ma da un po' di mesi a questa parte i miei cugini mi hanno coinvolto in questa cosa della rapina e...», sospira «Eccomi qui».

Shannon lo scruta e poi prende a scuotere la testa con vigore. «Non se ne parla, tu hai talento da vendere come organizzatore di eventi. Devi cambiare settore. Con le rapine corri troppi pericoli, si rischia la galera, è un macello».

«Credo di essere portato per fare qualcosa di più costruttivo», conviene lui.

«Vedrò di parlare con il mio ufficio legale, troveremo una soluzione quando uscirai di prigione. Adesso, ti dispiacerebbe cercare in rubrica Lindsey Goldsmith, dobbiamo farle sputare il rospo sulla data che le interessa per il suo matrimonio. Ti rendi conto che deve ancora...»

«Owen!». Steve e Dick entrano in salotto quasi correndo. È Dick a parlare. «Che diavolo stai facendo?»

L'uomo, in evidente difficoltà e impacciato come sempre, biascica: «L'assistente?»

«Sei un rapinatore!», gli rammenta Steve. Be', rapinatore, questa è una parola grossa. A me è sempre sembrato un po' costretto nella banda.

«Infatti, sì, ehm... appunto. Signorina Shannon, io... non posso più essere il suo assistente»

«No! Owen, non puoi mollarmi così, dobbiamo ancora chiamare Linsdey per la data e sentire l'ufficio tecnico per gli inviti digitali. Come faccio senza di te?». Non ho mai visto questa donna disperata come appare ora. «Sentite, facciamo un accordo: voi mi lasciate andare, io torno al mio lavoro e non dico niente, okay? Nessuno saprà di questa rapina».

«Shannon!», esclama mia moglie scioccata. Cosa che io non sono per niente visto che ho imparato a conoscerla già da tempo. Se ne è altamente infischiata del mio desiderio di organizzare una festa di compleanno a tema e ha deciso per conto suo di fare qualcosa di più "sobrio e adatto alla mia età". Al diavolo! Non sono un nonnetto di ottant'anni con problemi respiratori e una cardiopatia acuta, sono Harry Henderson! Il tema del mio prossimo compleanno lo deciderò io, anche a costo di congedare Shannon dal disturbo. Emily pianterà qualche grana, ma la cosa non mi sposterà di un millimetro.

«Emily, devo salvare il mio lavoro, ti prego di non prenderla sul personale».

«Certo che la prendo sul personale!»

«Zitti!», erompe Dick riprendendo il controllo della situazione. «Owen, torna al tuo posto, non sei qui per fare il segretario di questa donna».

Owen abbassa la testa remissivo e fa come gli dice il cugino. «Sì, capo».

«E tu», punta il dito verso Shannon «Sei stata rapita. Ti è chiaro il concetto? Riordina le tue priorità perché, credimi, l'unica cosa di cui ti deve importare è la tua vita». Il tono di Dick è talmente intimidatorio da aver zittito Shannon. «Adesso», riprende «dobbiamo solo trovare il codice. Purtroppo la biondina ci ha tenuto una trappola, non sapeva niente. Ma tempo al tempo, me la pagherai come è vero che...»

Osserviamo tutti Dick guardarsi intorno e passare in rassegna i nostri visi con attenzione, poi posa lo sguardo corrucciato su Owen che se ne sta seduto a spalle ricurve; con ogni probabilità è in lutto per il fatto che la sua carriera da assistente sia morta prima di cominciare. Quando si rivolge a Steve dice: «Dov'è la ragazza?»

«Quale ragazza?», chiede il cugino un po' sperso, osservandosi intorno.

«Non l'hai portata con te? Steve, la bionda!»

«Ma quale... Ahh». Con uno scatto felino, come illuminato di colpo, corre fuori dal salotto in cerca della mia piccola bambina. Spero solo che questo le abbia dato il tempo di scappare e che adesso sia fuori dalla villa. Forse c'è ancora una speranza per tutti noi. Se riesce ad arrivare alla polizia saremo salvi.

Natale sotto sequestroWhere stories live. Discover now