6. Emily

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Già me la immagino la faccia scioccata di Martha del Golf Club mentre le racconto di come sono sopravvissuta a una rapina.

Quando saremo sedute al nostro solito tavolo, con le altre mogli, davanti ai nostri gin tonic, e lei ci starà intrattenendo con qualche futile monologo sull'ultimo gioiello Harry Winston che suo marito Robert le ha regalato, farò la mia grande uscita. Insomma, non è storia di tutti i giorni che dei rapinatori entrino in casa tua. A quel punto, finalmente l'attenzione sarà deviata da lei e dalla sua vita, che onestamente mi sono stancata di ascoltare. Vado al Golf Club per distrarmi, bere qualcosa, parlare con le mie amiche. Non voglio stare a sentire cosa si dicono Martha e Robert a letto. Eppure lei non sembra di questo avviso. Ci tiene a condividere tutto con noi. Ogni particolare. E nessuna riesce mai a interromperla perché parla a macchinetta.

Ora che ci penso, perché limitarsi alle ragazze del Golf Club? Perché non spaziare? Potrei chiamare quella giornalista del Sun di qualche anno fa... Come si chiamava? Amalia? Ama... Amanda! Ecco, sì. Chiamerò lei. Dovrei ancora avere il suo recapito tra i contatti. Sarà sicuramente interessata per un articolo. Finiremo su tutti i giornali come "i sopravvissuti alla rapina" e vorranno intervistarmi per sapere come si è svolta la vicenda.

Per una cosa così potrei addirittura essere ospite in qualche studio televisivo!

E allora sì, che Martha mangerà la polvere.

Certo, non mi aspettavo sarebbe durata così tanto. Ma quanto accidenti ci impiegano per fare questa rapina? E poi: cosa stanno cercando? Se almeno potessimo parlarci, contrattare, arrivare a un accordo...

Oh, diamine!

Come ho fatto a dimenticarmene? Oggi pomeriggio ho appuntamento con Shannon per definire gli ultimi dettagli per il gala. Non può venire qui, o finirà per essere presa in ostaggio anche lei. Cielo, ma come posso fare per avvisarla?

«Harry», bisbiglio allungando il collo.

Lui, legato con me, fa altrettanto e sporge la testa.

«Avevo fissato un incontro con Shannon per questo pomeriggio».

«Mi pare chiaro che non potrai andarci».

«Certo. Questo lo avevo capito», alzo gli occhi al cielo. Uomini. Occorre sempre fargli un disegnino a matita. «Il fatto è che l'appuntamento è qui alla villa».

Adesso pare risvegliarsi. «Come farai ad avvisarla?»

«È proprio questo il punto! Hai qualche idea?»

«Hai confermato l'incontro con una mail o un messaggio?»

«Mmh, no. Ci siamo sentite al telefono una settimana fa».

«Allora, è come non averlo fissato. Se non è scritto non esiste», decreta infine.

«Ah, è così che gestisci i tuoi affari? Perché lascia che ti dica che è davvero un pessimo modo».

«Emily, rilassati. Probabilmente se ne sarà già dimenticata».

«È Shannon! Lei non si dimentica di niente!», sbotto infastidita dal suo comportamento lavativo.

Devo averlo fatto un po' troppo forte perché Steve entra in salotto domandando: «Chi è Shannon?»

«Nessuno», rispondo subito.

Lui mi squadra, fermo, con quel suo faccione viscido, e io mi faccio piccola piccola contro la schiena di Harry.

«Proprio nessuno», ci tengo ad aggiungere.

Adesso si dirige con calma verso di me, poi si accuccia e mi si avvicina. «Chi è Shannon?»

«La nostra organizzatrice di eventi». La voce di mio marito parla per me.

Se potessi fulminarlo con lo sguardo lo farei, ma sono di spalle e non posso.

Quindi lui continua imperterrito in questa missione suicida. Ma cosa vuole fare? È per caso impazzito? Vuole dare Shannon in pasto a questa gente? «Mia moglie ha un incontro con lei nel pomeriggio per discutere del gala che si terrà tra tre giorni e se lei...»

«Un momento, un momento: quale gala?». Steve sembra colto in contropiede.

«Il gala annuale della nostra famiglia. Un evento di beneficenza promosso dalla Henderson Contructions che ha lo scopo di raccogliere fondi che saranno investiti in opere ad aiuto dei Paesi poveri», spiego e, un po' offesa, mi domando come sia possibile che non ne abbia mai sentito parlare. Incredibile, sanno chi siamo o hanno scelto una villa a casaccio per la loro rapina?

Steve si alza in piedi e si mette a camminare pensoso. «Ehi, Owen, ma Dick lo sapeva di questa festa?», si informa dal cugino che nega con la testa.

Harry si reinserisce. «Senta, lasci che mia moglie chiami Shannon. Le dirà che l'appuntamento è annullato, così non ci sarà alcun problema. Se arrivasse qui e noi non aprissimo, si insospettirebbe molto. È una donna particolare».

Il discorso di Harry, pronunciato con fermezza e serietà, non fa una piega, e inizio a capire quale sia il suo piano. Vuole che io chiami Shannon per mandare un S.O.S. e l'unico modo di avere a disposizione un telefono è che ce lo diano i nostri rapitori. Quindi, quale modo migliore di spaventarli e fargli credere che il loro piano potrebbe andare a monte? Idea grandiosa.

Anche Steve sembra d'accordo e ci sorride. Non so però se considerarla una cosa positiva.

«Facciamo così: chiamiamo questa Shannon, ma... le diciamo che il gala è annullato».

«Mai!», esclamo punta sul vivo. Eh no! Il mio gala non si tocca! È l'evento dell'anno. Mette in buona luce la società e la famiglia. E poi quest'anno c'è Felicity St. Jhonson con il marito, un petroliere di Dubai. Non se ne parla proprio che il gala venga annullato. Dovranno passare sul mio cadavere!

Harry cerca di farmi ragionare, dicendomi che se anche per un anno non lo facciamo non è la fine del mondo. Anche Natalie ci tiene a farmi sapere che è dello stesso avviso. Ma in che famiglia vivo? Non capiscono che il gala è importante? Parte fondamentale della nostra eredità?

Steve decide di premere un po' la mano, per vedere se finalmente mi decido a fare quella chiamata. Lo guardo inorridita estrarre la pistola dai jeans e puntarla contro Zac.

«Allora, Emily. Sei ancora sicura di non voler chiamare la tua amica? Perché sono abbastanza stanco, e se dovessi mettermi anche a far saltare teste come ci arrivo a sera?»

«Mamma!». Natalie mi prega con lo sguardo e io fisso Zac.

«Signora, si ricordi che sono il marito di sua figlia. Contribuisco a dare una buona immagine della famiglia. Non vorrà perdermi. Poi Natalie non trova più nessuno», mi ricorda. Certo, sì, in effetti... Però non parlo. Non apro bocca. E non perché la pistola è contro Zac, ma perché non accetto di cedere sotto ricatto.

«Sul serio, Zac? Ti sembra il momento di metterti a scherzare? E poi cosa vorrebbe dire che non troverei più nessuno, sentiamo?»

«Facevo per dire...»

«No, spiegati, invece. Perché devi avere davvero una bassa considerazione di me per dire una cosa del genere».

«Cazzo, Natalie! Ho una pistola puntata contro non ci sto capendo niente e tu vuoi litigare?!»

«Sei tu che hai iniziato!»

Steve li mette a tacere. «Zitti voi due!». Poi sposta la pistola sulla testa di mia figlia.

Sospiro. Anche gli eroi perdono le battaglie. L'importante è vincere la guerra. «Mi dia il telefono. Farò quella chiamata».

Natale sotto sequestroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora