11. Natalie

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Sono un medico, dovrei sapere come gestire un attacco d'ansia, e invece non ce la faccio. Il cuore continua a cavalcare e il solo atto di respirare diventa sempre più difficile. Da quando Amber se n'è uscita dicendo che conosceva il codice della cassaforte non ho capito più niente. Siamo rimasti tutti scioccati quando la portavano via con una pistola puntata contro la schiena.

Dio, Amber!

Perché abbia fatto l'agnello sacrificale proprio non lo capisco. Me lo sarei aspettata da tutti, da mia madre, persino, ma non da lei. Amber non è tipo da immolare la propria vita per gli altri.

Ma allora perché dannazione ha detto così?!

Ok, cerchiamo di restare calmi. Respira, Natalie, respira.

Dentro fuori, dentro fuori, dentro...

«Natalie, che succede?» Zac mi guarda con aria preoccupata. «Ti senti male?»

Nego con la testa. «Un attacco di ansia. Non è niente».

«Ehi, guardami», mi intima serio, facendo sì che io faccia come mi dice. «Non succederà nulla ad Amber. La conosciamo, è in gamba, se la caverà».

Sull'orlo di un pianto cerco di annuire, sforzandomi di credere alle sue parole. Amber se la caverà, lei è forte.

Da quando Dick l'ha portata via con sé, nel salone è calata un'atmosfera tesa e preoccupata. Mio padre è rigido come un pezzo di legno, mia madre somiglia a un fantasma tanto è pallida e Vincent e le cameriere non emettono alcun tipo di suono. Inizio a dubitare persino che respirino.

Owen continua a ciondolare avanti e indietro con movimenti svogliati, gettandoci di tanto in tanto qualche occhiata distratta.

Greg, lo psicologo dell'ospedale in cui lavoro una volta mi ha detto che una tecnica che aiuta a placare gli attacchi d'ansia è nominare dieci cose che vediamo intorno a noi, continuando a fare dei profondi respiri. Quindi è quello che faccio, nella mia testa inizio a pronunciare il nome degli oggetti che catturano la mia attenzione: lampada, libro, tappeto, tavolino, bicchiere...

«È tutta colpa tua, Harry!», esplode come una granata mia madre facendomi sobbalzare. «Se avessi detto il codice a quel malintenzionato adesso tua figlia non sarebbe in pericolo! Come hai potuto permettere che la portassero via?»

«Sono legato, Emily! Cosa avrei dovuto fare?»

«Non lo so, fare quello che ti hanno chiesto, per esempio».

Mio padre non risponde, così mia madre torna all'attacco. «È colpa tua se questa gente è qui, perlomeno potevi sbrigartela da solo senza mettere in mezzo Amber».

«Si è messa in mezzo da sola dicendo cose che non sa».

«Oh, ma per favore! E comunque spero che adesso tu sia contento. Lei aprirà la cassaforte e loro si prenderanno tutto».

«Staremo a vedere», continua sostenuto papà.

Continuo a non capire. Perché mia madre dice che è colpa di papà se i ladri sono qui? C'entra per caso la società? Vogliono mettere le mani sulla documentazione che mio padre tiene nella cassaforte? A quanto pare sì, altrimenti perché disturbarsi tanto per aprirla? D'altro canto, potrebbero anche pensare che lì dentro ci siano soldi o che so... diamanti. Non che ci siano, ma sicuramente è quello che questi tre idioti pensano. Comunque Amber sta per dare loro il codice, il che significa che prenderanno quello che gli serve e poi se ne andranno e questo incubo sarà finito. Immagino manchi poco.

Il rintocco dell'orologio segna le dodici e tutti ci guardiamo con un'espressione preoccupata, espressione che ci mette un batter d'occhio a diventare sorpresa e allarmata al suonare del campanello.

Steve ci raggiunge scendendo le scale di corsa. «Che nessuno osi aprire quella porta!».

Natale sotto sequestroWhere stories live. Discover now