[ IV ] ↬ too many memories

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“Are you still there   or have you moved away?” 

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“Are you still there  
or have you moved away?” 


Quella fredda serata d'autunno, con la pioggia che precipitava dai nuvoloni freddi e ostili che reggevano il cielo stellato, ormai volgeva al termine.

Hyunjin era ancora lì, cullato dal senso di colpa per essere rimasto ancora una notte in quel posto ed aver sottratto del tempo prezioso con Felix alla sua famiglia.

Probabilmente una delle due sorelle del più piccolo, tornata tardi dalla scuola serale, li aveva ritrovati lì, addormentati, e non aveva avuto il coraggio di svegliarli. Dunque, era tornata a casa lasciando nuovamente che fosse lui a trascorrere la notte in ospedale accanto a Felix. Chissà, forse perché sapeva che la presenza di Hyunjin faceva ridere il cuore del loro amato fratello, oppure semplicemente perché infondo era la scusa perfetta per fare a pugni con la sua sofferenza il meno possibile.

Hyunjin lo stringeva, ancora turbato dall'incubo avuto poco prima e con le guance rigate dal pianto. La pelle tirava imperterrita a causa delle lacrime, le quali continuavano a scorrere, mentre era avvolto da un sottile lenzuolo e dai ricordi che si erano risvegliati insieme a lui.

Ormai era in un vortice turbolento, infinito, che non gli lasciava tregua. Non poteva dormire, né distrarsi: ormai doveva solo pensare, immergersi in quel mare di nostalgia e lasciarsi soffocare dalle onde violente della malinconia.

Di tanto in tanto, il suo sguardo mesto cadeva sul viso del biondo che, con la testa che delicatamente gli scaldava il petto e con le labbra carnose leggermente schiuse, si trovava tra veglia e sonno e repentinamente sussultava a causa del dolore, riportando alla realtà il moro con i suoi mugolii scomposti. Il corvino passò delicatamente una mano tra le ciocche d'oro che ricadevano dolci sul pallido viso dell'altro, e si sentì mancare il fiato per un momento.

Era strano, era come fosse un paio di auricolari, uno di quelli col filo, che si riducono in un groviglio irreparabile, ed era nelle mani di quell'angelo.
Un angelo, soave e serafico, che si accingeva a cercare ogni pezzo della sua anima per riunirla, tentare dolcemente di ridare un senso allo stupido scarabocchio che era diventato.

Abbozzò un sorriso leggero pensandoci,
e sentì momenti sparsi, come quei pezzi, ritornare a scorrere avanti ai suoi occhi, come un fiume in piena, e tornare alla mente sbiaditi.

Ricordi riecheggiavano lontani, e lo facevano con una forza tale da esser più reali del vero.

-

Da quando il buio della sua vita aveva lasciato posto all'alba più bella che avesse visto, tutto aveva acquisito un aspetto differente, il mondo era tinto di nuovi colori, e non capiva il perché.
O almeno, non lo capì fin quando si rese conto che andando a dormire sperava arrivasse presto l'indomani, e quando riapriva gli occhi non vedeva l'ora di alzarsi e vivere la sua giornata.

Si sentiva fortunato, forse?

E questa fortuna, aveva forse un nome?

Non ne aveva idea, sapeva solo che quel giorno Felix sarebbe entrato nella sua piccola dimora, e si stava affrettando a renderla, almeno in parte, presentabile.

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