[ V ] ↬ un patetico girasole

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"Più che sbagli siamo tatuaggi"

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"Più che sbagli siamo tatuaggi"


Oramai non c'era nulla che stesse a cuore a Hyunjin più di Felix, nulla che egli custodisse con più devozione, se non un diario.

Non era un diario di cuoio e non era costituito da pagine di carta, non aveva righe, né era squadrato. Non era tangibile, né tantomeno visibile, non era marchiato dal classico profumo degli oggetti nuovi di zecca, ma non sapeva di vecchio, nonostante da sempre lo riempisse con l'inchiostro salato delle lacrime.

Eppure, non si può dire che non esistesse, perché era proprio lì che Hyunjin annotava tutti i suoi abbagli e, ombroso, non permetteva a nessuno di scrutarli e riconoscerli.
Se lo teneva per sé, nello scrigno dei suoi pensieri nascosti, e ogni sera quando la sua guancia sinistra si posava sul freddo beige del suo cuscino e gli donava un lieve tepore, chiudeva gli occhi e lo rileggeva dal primo all'ultimo.

Il suo prezioso diario degli errori, a cui era tanto legato da sentire di esserne parte, da sentirsi un misero sbaglio, la sua agrodolce condanna, che gli permetteva amaramente di farsi del male, e al contempo di crogiolarsi nella tenera illusione che, forse, in chissà quale universo parallelo, non avesse dovuto annotare quegli sbagli che gli stavano addosso e che, come Sisifo, era condannato a spingere con tutte le sue forze per liberarsene e farsi cullare dalla stretta del sonno.

E si lasciava cadere, distrutto dallo sforzo di dover ripercorrere ogni attimo e strizzare gli occhi per la vergogna, trattenendo il velo d'umidità che si formava sulle sue iridi e che gli mostrava quel buio come acqua sporca di un torrente, come il liquido di una piovra tinta di sgomento.

E per quanto fosse atroce, Hyunjin amava quella condanna. Amava ricordarsi che nelle sue vene oltre il sangue scorrevano sbagli e rimorsi, amava pensare che il rimpianto che provava servisse, almeno in parte, a purificarlo. A spogliarlo dai suoi peccati, a strappare via dal suo cuore i rimorsi, squarciandoli con un pugnale sacro e dannato. O almeno ci sperava, sperava la sofferenza si portasse via un po' di quel peso. Ancora una volta si stava sbagliando, perché ogni volta, prima di dormire, nutriva il mostro del rammarico, che lievitava ogni giorno di più, crescendo con lui.

Del resto, nessuno è perfetto.
E per quanto Hyunjin ambisse arduamente alla perfezione e ad essa fosse incline, neppure lui era esente da qualche ignobile macchia che sporcava il suo essere.

E, nella sua macabra collezione, uno scrupolo in particolare bussava ogni sera con violenza alla porta della sua coscienza, e si inalberava gagliardo nella sua mente, distruggendo ogni speranza del nobile ragazzo dai capelli corvini di sentirsi, almeno in parte, degno della vicinanza dell'angelo a cui tanto teneva.

E, nonostante la paura di macchiare le sue ali candide e pure, e la consapevolezza che ogni volta che lo feriva la sua aureola dorata si spegnesse, di volta in volta, sempre di più, non riusciva a evitare di sporcarlo con la sua presenza, soffocato dal terrore di contaminare del suo peccato anche la più bella creatura serafica.

| Silenzio || Hyunlix |Where stories live. Discover now