22. Not yet corpses, still we rot

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La caduta
di Albert Camus

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Il cuore mi palpitava nel petto come un carillon rotto, fermo alla stessa nota stonata e incapace di perseverare la sua melodia

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Il cuore mi palpitava nel petto come un carillon rotto, fermo alla stessa nota stonata e incapace di perseverare la sua melodia.

Ci sono cuori che sono così, quando si inceppano sullo stesso battito non riescono più a proseguire. E quella che dovrebbe essere la melodia di un cuore sano, diventa una cacofonia.

L'eco di quel rimbombo mi tramortiva i timpani e si estendeva fin dentro le ossa, ma era solo uno dei tanti sintomi che percepivo.

La pelle tempestata di brividi, gli occhi strizzati, il petto in affanno. Le mie mutandine raggrumate in quell'umidità stagnante che non riuscivo a contenere. Strinsi il cuscino contro la guancia mentre ancora dormivo.

Me lo sentivo dentro, Davil. Percepivo le mie pareti stringersi attorno a lui, mentre mi penetrava furiosamente. E il mio bacino si spingeva contro di lui perché ne desiderava di più, sempre di più.

Gemetti contro le piume d'oca imballate nella seta, a labbra dischiuse. «Davil...» ansimai.

E nonostante la grandezza dilaniante che mi sfregava dentro, sentivo il piacere smaniare in ogni dove dentro di me. Così allungai la mano per cercarlo alle mie spalle, per poter sentire più vicino il suo profumo, mentre lui si tirava indietro solo per spingersi ancora una volta tra le mie pareti di velluto.

Tentai di chiamarlo ancora, ma il suo nome mi morì in gola mentre lo accoglievo dentro di me fino all'ultimo centimetro. La nostra carne a contatto collideva seguendo la stessa melodia spezzata del mio cuore.

Sentii le sue labbra avvicinarsi al mio orecchio, infiltrarsi tra le mie ciocche umide della sua pelle imperlata. La sua voce calda e roca mi raggiunse anche attraverso quello strato di irrealtà.

«Che stai sognando, piccola volpe?»

Solo a quel punto mi svegliai.

E realizzai che ero ancora completamente vestita, mentre confusa aprivo le palpebre tremolanti. Le pulsazioni mi tramortivano ancora, ma non accoglievano nessun corpo estraneo.

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