28. You were born of the stars

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E se dovessi perdere la bussola nella foresta,rincorri i fuochi della volpe

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E se dovessi perdere la bussola nella foresta,
rincorri i fuochi della volpe.
Ti condurranno a me.

⚜️






Dicono che il mare disinfetti le ferite

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Dicono che il mare disinfetti le ferite. Che con le onde depuri ogni strascico di carne tumefatta e guarisca anche il dolore, così la sofferenza diventa schiuma trascinata dal maestrale.

E io lo guardavo ammaliata tutte le notti, prima di addormentarmi, da quando ero bambina. Mi poggiavo sul davanzale della finestra in bagno e osservavo l'oceano infrangersi lungo la costa. In silenzio.

La mia abitudine non si era affievolita, nemmeno dopo tutti quegli anni passati nel Vermont. Osservare il porto in lontananza era la mia comfort zone.

Il faro vegliava come l'occhio di una seconda luna sui miei sogni, o sui miei incubi, e mi ricordava che anche nelle notti più buie non bisognava per forza attendere il mattino per vederci chiaro. Bastava solo aspettare qualche attimo che la luce ti accecasse.

E io restavo lì, sul filo dei miei pensieri, a reggere quelle note musicali cadenzate che però non emettevano rumore. Un'intermittenza dalla melodia rassicurante, dal sapore di casa.

Quella casa dove ero cresciuta così felice che il solo ricordo mi spaccava il cuore. Non tutti possono vantare un'infanzia come la mia, dei genitori sempre presenti. Anche se c'era quella macchiolina causata dal mio padre biologico che rovinava il quadro, era comunque un dettaglio che si confondeva con la visione generale.

Non tutti si limitavano a quel piccolo riflesso sbiadito come il mio, alcuni la tela ce l'avevano proprio squarciata dagli artigli di una belva.

Ma, a volte, un po' mi sentivo come Dorian Gray. Come se quel quadro perfetto avesse deciso di farmi scontare quella spensieratezza che descriveva con una pena concreta, una condanna che si rifletteva sulla mia realtà. E allora quei ricordi d'infanzia non sembravano più così felici.

Il faro fece un altro giro, la luce bagnò la mia stanza che si intravedeva attraverso lo spiraglio di una delle due porte. L'unica rimasta aperta.

Il mio piccolo rifugio, piccolo per modo di dire. Papà Clifford si era sempre assicurato che io stessi più che larga ovunque fossi, se si trattava di stare sotto il suo tetto.

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