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Fino a quando Elizabeth non fu entrata nel salotto di Netherfield, e non ebbe cercato invano Mr. Wickham tra i gruppi di divise rosse lì radunate, non aveva mai avuto dubbi sulla sua presenza. La certezza di incontrarlo non era stata scossa da nessuna di quelle riflessioni che avrebbero potuto a ragione metterla in allarme. Si era abbigliata con più cura del solito, e si era preparata con l'umore alle stelle alla conquista di tutto ciò che ancora non era stato soggiogato nel cuore di lui, fiduciosa che non ce ne fosse più di quanto potesse essere vinto nel corso della serata. Ma un istante dopo si affacciò il terribile sospetto che fosse stato volutamente omesso, per far piacere a Mr. Darcy, dalla lista degli ufficiali invitati da Mr. Bingley; e sebbene le cose non stessero esattamente così, la conferma definitiva della sua assenza venne dal suo amico Denny, al quale Lydia si rivolse con fervore, e che disse loro che Wickham era stato costretto il giorno prima a recarsi a Londra per affari, e non era ancora tornato, aggiungendo, con un sorriso significativo,
"Non credo che i suoi affari l'avrebbero richiamato proprio ora, se non avesse desiderato evitare un certo gentiluomo qui presente."
Questa parte dell'informazione, anche se sfuggita a Lydia, fu colta da Elizabeth, e poiché confermava che Darcy non fosse meno responsabile dell'assenza di Mr. Wickham rispetto a quello che aveva ipotizzato prima, tutta l'antipatia verso il primo si acutizzò talmente a causa della subitanea delusione, che riuscì a malapena a rispondere con accettabile educazione alle cortesi domande che lui subito dopo si avvicinò per farle. Garbo, tolleranza, pazienza con Darcy erano un'ingiuria a Wickham. Decise di evitare qualsiasi conversazione con lui, e si allontanò talmente di cattivo umore che non riuscì a superarlo completamente nemmeno parlando con Mr. Bingley, la cui cieca parzialità la indispettiva.
Ma Elizabeth non era fatta per essere di cattivo umore, e sebbene tutte le prospettive circa la serata fossero sfumate, la cosa non poteva a lungo albergare nel suo animo e, dopo aver raccontato le sue pene a Charlotte Lucas, che non vedeva da una settimana, fu presto in grado di passare, di sua spontanea volontà, alle stranezze del cugino, facendole notare in modo particolare all'amica. I primi due giri di danza, tuttavia, la riportarono a quella pena; furono due giri mortificanti. Mr. Collins, goffo e solenne, si scusava invece di stare attento, e spesso faceva passi falsi senza rendersene conto, provocando in lei tutta la vergogna e la sofferenza che possono provocare due giri di danza con un cavaliere sgradevole. Il momento in cui si liberò di lui fu un momento di estasi.
Ballò i due successivi con un ufficiale, ed ebbe il sollievo di parlare di Wickham, e di sentire come fosse simpatico a tutti. Una volta terminate le due danze tornò da Charlotte Lucas, e stava conversando con lei, quando si sentì all'improvviso rivolgere la parola da Mr. Darcy, che la prese così di sorpresa chiedendole di ballare che, senza sapere ciò che stava facendo, accettò. Lui si allontanò immediatamente, lasciandola ad affliggersi per la propria mancanza di presenza di spirito; Charlotte cercò di consolarla.
"Credo proprio che lo troverai molto gradevole."
"Il cielo non voglia! Sarebbe la sciagura peggiore di tutte! Trovare gradevole un uomo che si è decisi a detestare! Non augurarmi una disgrazia del genere."
Quando ricominciarono le danze, tuttavia, e Darcy si avvicinò per reclamare la sua mano, Charlotte non poté fare a meno di metterla in guardia, sussurrandole di non fare la sciocca e di non permettere che il suo capriccio per Wickham la facesse apparire antipatica a un uomo dieci volte più importante di lui. Elizabeth non rispose, e prese posto nel gruppo, stupita della dignità a cui era assurta nello stare di fronte a Mr. Darcy, e osservando lo sguardo dei vicini vi lesse lo stesso stupore. Per un po' non dissero una parola; lei cominciò a credere che il silenzio sarebbe continuato per l'intera durata dei due giri di danza, e in un primo momento aveva deciso di non interromperlo, finché all'improvviso, immaginando che la punizione più grande per il suo cavaliere sarebbe stata costringerlo a parlare, fece qualche osservazione insignificante sul ballo. Lui replicò, e rimase di nuovo in silenzio. Dopo una pausa di qualche minuto si rivolse a lui per la seconda volta con:
"Ora è il vostro turno di dire qualcosa, Mr. Darcy. Io ho parlato del ballo, e voi dovete fare una qualche osservazione sulle dimensioni della sala, o sul numero di coppie."
Lui sorrise, e le assicurò che qualsiasi cosa avesse desiderato fargli dire sarebbe stata detta.
"Benissimo. Questa risposta può andare, per il momento. Forse tra un po' io potrei osservare che i balli privati sono molto più piacevoli di quelli pubblici. Ma ora possiamo restare in silenzio."
"Parlate seguendo delle regole, mentre ballate?"
"A volte. Un po' si deve parlare, sapete. Mi sembrerebbe strano restare insieme per mezzora completamente in silenzio, eppure, nell'interesse di qualcuno, la conversazione dovrebbe essere organizzata in modo da far sì che si dica il minimo indispensabile."
"Nel caso presente state tenendo conto dei vostri desideri, o immaginate di fare piacere ai miei?"
"Tutte e due le cose", rispose Elizabeth maliziosamente; "poiché ho sempre notato una notevole affinità nelle nostre menti. Abbiamo entrambi un temperamento poco socievole e taciturno, poco propenso a parlare, a meno che non ci si proponga di dire qualcosa che farà colpo su tutta la sala, e che sarà trasmesso alla posterità con tutto il lustro di una massima."
"Sono certo che in questo non ci sia molta affinità con il vostro carattere", disse lui. "Quanto possa essere vicino al mio, non posso essere io a dirlo. Voi lo considerate senza dubbio un ritratto fedele."
"Non devo essere io a giudicare le mie esibizioni."
Lui non rispose, e rimasero di nuovo in silenzio fino al termine del primo giro, quando lui le chiese se lei e le sorelle andassero molto spesso a Meryton. Lei rispose affermativamente e, incapace di resistere alla tentazione, aggiunse, "Quando l'altro giorno ci siamo incontrati, stavamo giusto facendo una nuova conoscenza."
L'effetto fu immediato. Un'ombra di alterigia ancora più profonda si impossessò dei suoi lineamenti, ma non disse una parola, ed Elizabeth, sebbene rimproverandosi la propria debolezza, non riuscì a proseguire. Alla fine Darcy parlò, e, con un tono forzato, disse,
"Mr. Wickham ha in dote dei modi così piacevoli da garantirgli di fare amicizie, se sia ugualmente capace di mantenerle, è meno certo."
"È stato così sfortunato da perdere la vostra amicizia", replicò Elizabeth con enfasi, "e in un modo che probabilmente lo farà soffrire per tutta la vita."
Darcy non rispose, e sembrava desideroso di cambiare argomento. In quel momento vicino a loro apparve Sir William Lucas, che aveva intenzione di passare attraverso le coppie per andare dall'altro lato della sala; ma notando Mr. Darcy si fermò con un inchino di squisita cortesia per complimentarsi con lui del suo modo di ballare e della sua dama.
"È stata davvero una delizia, mio caro signore. Non si vede spesso un modo di ballare così eccellente. Si vede subito che fate parte del gran mondo. Permettetemi di dire, tuttavia, che la vostra bella dama non è certo da meno, e che spero di poter godere ancora spesso di questo piacere, specialmente quando un certo desiderabile evento, mia cara Eliza (lanciando uno sguardo alla sorella e a Bingley), avrà luogo. Quante congratulazioni affluiranno, allora! Mi appello a Mr. Darcy... ma non voglio interrompervi, signore. Certamente non mi ringrazierete per avervi distolto dall'affascinante conversazione di questa signorina, i cui splendidi occhi mi stanno anch'essi rimproverando."
L'ultima parte di questo discorso fu a stento udita da Darcy; ma l'allusione di Sir William al suo amico sembrava averlo fortemente colpito, e il suo sguardo si diresse con espressione seria verso Bingley e Jane, che stavano ballando insieme. In breve, tuttavia, si riprese, si girò verso la sua dama, e disse,
"L'interruzione di Sir William mi ha fatto dimenticare di che cosa stavamo parlando."
"Non mi pare che stessimo affatto parlando. Sir William non avrebbe potuto interrompere due persone in sala che avessero meno da dirsi. Abbiamo già provato con due o tre argomenti senza successo, e di che cosa parleremo in seguito non riesco a immaginarlo."
"Che cosa ne pensate dei libri?" disse lui, sorridendo.
"Libri? Oh! no. Sono certa che non leggiamo mai gli stessi, o non con gli stessi sentimenti."
"Mi dispiace che la pensiate così; ma se questo è il caso, almeno non avremo penuria di argomenti. Possiamo confrontare le nostre diverse opinioni."
"No, non posso parlare di libri in una sala da ballo; ho sempre la mente piena di altre cose."
"In queste occasioni vi occupate sempre del presente, non è vero?" disse lui, con uno sguardo dubbioso.
"Sì, sempre", replicò lei, senza sapere ciò che stava dicendo, poiché i suoi pensieri vagavano lontani da quell'argomento, come si capì subito dalla sua improvvisa esclamazione, "Ricordo di avervi sentito dire una volta, Mr. Darcy, che non perdonate quasi mai, che il vostro risentimento una volta nato è implacabile. Siete molto accorto, immagino, nel farlo nascere."
"Lo sono", disse lui, con voce ferma.
"E non vi lasciate mai accecare dal pregiudizio?"
"Spero di no."
"È di particolare importanza, per quelli che non cambiano
mai opinione, essere certi di giudicare in modo appropriato fin dall'inizio."
"Posso chiedere a che cosa mirano queste domande?"
"Solo a chiarire il vostro carattere", disse lei, con uno sforzo per liberarsi della sua aria grave. "Sto cercando di farlo emergere."
"E ci state riuscendo?"
Lei scosse la testa. "Non ho fatto nemmeno un passo avanti. Sento parlare di voi in modi così diversi da farmi sentire estremamente perplessa."
"Sono pronto a credere", rispose lui gravemente, "che si possano dire cose molte diverse su di me; e vorrei sperare, Miss Bennet, che non vi mettiate a delineare il mio carattere in questo momento, perché ho ragione di credere che il risultato non farebbe onore né a voi né a me."
"Ma se il vostro ritratto non lo faccio adesso, potrei non ave- re più un'altra opportunità."
"Non vorrei in nessun caso interrompere un vostro passatempo", replicò lui freddamente. Lei non disse altro, e una volta terminato il secondo giro si separarono in silenzio ed entrambi insoddisfatti, anche se non allo stesso modo, poiché nel cuore di Darcy c'era un sentimento piuttosto forte nei confronti di lei, che lo indusse presto a perdonarla e a dirigere tutta la sua collera verso un altro.
Non si erano separati da molto quando Miss Bingley si diresse verso di lei, e con un'espressione di cortese disprezzo la apostrofò in questo modo,
"E così, Miss Eliza, ho sentito che siete entusiasta di George Wickham! Me ne ha parlato vostra sorella, facendomi un'infinità di domande, e mi sembra che il giovanotto si sia completamente dimenticato di dirvi, tra le altre cose, che era il figlio del vecchio Wickham, l'amministratore del defunto Mr. Darcy. Permettete che vi raccomandi, tuttavia, da amica, di non credere a priori a tutte le sue affermazioni, poiché il fatto che Mr. Darcy l'abbia trattato male è completamente falso; al contrario, è sempre stato straordinariamente gentile con lui, sebbene George Wickham si sia comportato in maniera infame con Mr. Darcy. Non conosco i particolari, ma so benissimo che Mr. Darcy non è minimamente da biasimare, che non sopporta di sentir nominare George Wickham, e che sebbene mio fratello abbia ritenuto di non poter evitare di includerlo nel suo invito agli ufficiali, è stato estremamente lieto di scoprire che ci aveva pensato lui stesso a tenersi lontano. Il solo fatto che sia venuto da queste parti dimostra la massima insolenza, e mi chiedo come abbia osato farlo. Mi rincresce, Miss Elizabeth, che abbiate scoperto le colpe del vostro favorito, ma in realtà, considerando le sue origini, non ci si poteva aspettare molto di meglio."
"Le sue colpe e le sue origini, a quanto dite, sembrano essere la stessa cosa", disse Elizabeth con rabbia, "poiché non vi ho sentito accusarlo di nulla di peggio che essere il figlio dell'amministratore di Mr. Darcy, e di questo, ve l'assicuro, mi aveva informato lui stesso."
"Vi chiedo scusa," replicò Miss Bingley, allontanandosi con un sorriso beffardo. "Perdonate la mia intromissione. Voleva essere una gentilezza."
"Insolente!" disse Elizabeth tra sé. "Ti stai sbagliando se credi di influenzarmi con un attacco meschino come questo. Non ci vedo nulla se non la tua caparbia ignoranza e la cattiveria di Mr. Darcy." Poi si mise a cercare la sorella maggiore, che si era incaricata di raccogliere informazioni da Bingley sullo stesso argomento. Jane la raggiunse con un sorriso così dolcemente soddisfatto, illuminata da un'espressione così felice, che faceva capire a sufficienza come fosse contentissima degli avvenimenti della serata. Elizabeth colse al volo i suoi sentimenti, e in quel momento la preoccupazione per Wickham, il risentimento verso i suoi nemici, e qualsiasi altra cosa venne messa da parte di fronte alla speranza che Jane raggiungesse la felicità nel migliore dei modi.
"Vorrei sapere", disse, con un volto non meno sorridente della sorella, "che cosa hai appreso circa Mr. Wickham. Ma forse sei stata troppo piacevolmente occupata per pensare a qualche altra persona; in questo caso puoi essere certa del mio perdono."
"No", rispose Jane, "non l'ho dimenticato, ma non ho nulla di soddisfacente da raccontarti. Mr. Bingley non conosce tutta la storia, e ignora completamente gli avvenimenti che hanno particolarmente offeso Mr. Darcy; ma si rende garante della condotta irreprensibile, della rettitudine e del senso dell'onore del suo amico, ed è assolutamente convinto che Mr. Wickham meritasse molte meno attenzioni di quelle ricevute da Mr. Darcy, e mi dispiace dover dire che, da quanto dicono lui e le sorelle, Mr. Wickham non è affatto un giovanotto rispettabile. Temo che sia stato molto imprudente, e che abbia meritato di perdere la stima di Mr. Darcy."
"Mr. Bingley conosce di persona Mr. Wickham?"
"No; non l'aveva mai visto fino all'altro giorno a Meryton." "Allora ha ripetuto quello che gli è stato detto da Mr. Darcy.
Sono pienamente soddisfatta. Ma che cosa dice del beneficio?" "Non ricorda esattamente le circostanze, anche se ne ha sentito parlare più di una volta da Mr. Darcy, ma crede che il lascito fosse solo a certe condizioni."
"Non ho alcun dubbio sulla sincerità di Mr. Bingley", disse
Elizabeth con calore; "ma devi scusarmi se non mi lascio convincere da semplici assicurazioni. Di certo la difesa del suo amico da parte di Mr. Bingley è molto abile, ma visto che lui non è a conoscenza di diverse parti della storia, e che il resto l'ha appreso dal suo amico, mi permetto di restare ancora della stessa opinione di prima sui due gentiluomini."
Poi cambiò discorso a favore di uno più piacevole per entrambe, e sul quale non potevano esserci opinioni diverse. Elizabeth ascoltò con gioia le felici, seppure modeste, speranze che Jane nutriva riguardo a Bingley, e disse tutto ciò che era in suo potere per rafforzare la fiducia della sorella. Quando Mr. Bingley le raggiunse, Elizabeth si allontanò verso Miss Lucas, e stava appena iniziando a rispondere alle sue domande circa la piacevolezza del suo ultimo cavaliere, quando arrivò Mr. Collins e le disse con grande esultanza che aveva appena avuto la fortuna di fare un'importante scoperta.
"Ho scoperto", disse, "per uno strano caso, che in sala c'è uno stretto parente della mia benefattrice. Mi è capitato di sentire di sfuggita il signore in questione menzionare alla signorina che fa gli onori di casa i nomi di sua cugina, Miss de Bourgh, e della madre Lady Catherine. È incredibile come succedano queste cose! Chi avrebbe mai immaginato il mio incontro con, forse, un nipote di Lady Catherine de Bourgh in questa sede! Sono molto grato alla sorte di aver fatto questa scoperta in tempo per porgergli i miei omaggi, cosa che sto per fare, e confido che mi scuserà per non averlo fatto prima. La mia totale ignoranza di questa parentela avrà certo un peso nel giustificarmi."
"Non starete andando a presentarvi da solo a Mr. Darcy?"
"Ma certo. Lo pregherò di scusarmi per non averlo fatto prima. Credo che sia il nipote di Lady Catherine. Sarò in grado di assicurargli che sua signoria una settimana fa era in ottima salute."
Elizabeth cercò energicamente di dissuaderlo da un progetto del genere, assicurandogli che Mr. Darcy avrebbe considerato quel rivolgersi a lui senza presentazione una impertinente libertà, più che un omaggio alla zia; che non era affatto necessario che si conoscessero e che, se fosse accaduto, sarebbe spettato a Mr. Darcy, in quanto di rango superiore, fare il primo passo per quella conoscenza. Mr. Collins la ascoltò con l'aria ostinata di chi vuol fare di testa propria, e quando lei smise di parlare, replicò in questo modo,
"Mia cara Miss Elizabeth, ho la più alta opinione al mondo del vostro eccellente giudizio su tutte le materie all'interno della sfera che vi compete, ma permettetemi di dire come vi sia ovviamente una grande differenza tra le formalità cerimoniali tra i laici e quelle che regolano il clero; perciò concedetemi di osservare come io ritenga la professione ecclesiastica pari in dignità al più alto rango del regno, a patto che sia mantenuta nel contempo un'appropriata umiltà di comportamento. Dovete perciò permettermi di seguire in questo caso i dettami della mia coscienza, che mi inducono a compiere quello che ritengo un atto doveroso. Perdonatemi se trascuro di approfittare del vostro consiglio, che su ogni altro argomento sarà la mia guida costante, anche se nel caso che ci troviamo di fronte mi considero, per istruzione e consuetudine allo studio, più adatto a decidere ciò che è giusto rispetto a una signorina come voi." E con un profondo inchino la lasciò per andare all'attacco di Mr. Darcy, la cui accoglienza ai suoi approcci lei osservò avidamente, e il cui stupore nell'essere così apostrofato apparve molto evidente. Il cugino fece precedere il suo discorso da un solenne inchino, e sebbene lei non fosse in grado di distinguere nemmeno una parola, le sembrò di sentire tutto, e vide nel movimento delle labbra le parole "scuse", "Hunsford" e "Lady Catherine de Bourgh". La infastidiva vederlo esporsi così davanti a un uomo del genere. Mr. Darcy lo fissava con non celata meraviglia, e quando alla fine Mr. Collins gli diede tempo di parlare, replicò con aria di distante cortesia. Mr. Collins, tuttavia, non si fece scoraggiare e ricominciò a parlare, e il disprezzo di Mr. Darcy sembrò aumentare abbondantemente con il prolungarsi del se- condo discorso; alla fine, fece solo un lieve inchino, e si spostò da un'altra parte. Mr. Collins tornò allora da Elizabeth.
"Non ho alcun motivo, ve l'assicuro", disse, "per essere in- soddisfatto di come sono stato accolto. Mr. Darcy è sembrato molto compiaciuto della mia premura. Mi ha risposto con la massima cortesia, e mi ha persino fatto l'onore di dire che era talmente convinto della saggezza di Lady Catherine da essere certo che non avrebbe mai concesso un favore non meritato. È stato davvero un pensiero molto bello. Tutto sommato, sono ri- masto molto soddisfatto di lui."
Dato che Elizabeth non aveva più nessun interesse personale da perseguire, rivolse la sua attenzione quasi interamente alla sorella e a Mr. Bingley, e la serie di piacevoli riflessioni suscita- te da quelle osservazioni la rese forse quasi felice quanto Jane. La vedeva con la fantasia sistemata in quella stessa casa con tut- ta la felicità che può provenire da un matrimonio d'amore, e in circostanze come quelle si sentiva persino capace di sforzarsi per farsi piacere le due sorelle di Bingley. Vide con chiarezza che i pensieri della madre erano rivolti nella stessa direzione, e decise di non azzardarsi ad andarle vicino, per paura di sentire troppo. Quando si sedettero per la cena, considerò quindi una sorte maligna ritrovarsi separata da lei solo da una persona, e si irritò profondamente vedendola parlare liberamente e aperta- mente proprio con quella persona (Lady Lucas) di nient'altro se non della sua aspettativa che Jane si sposasse presto con Mr. Bingley. Era un argomento eccitante, e Mrs. Bennet sembrava incapace di stancarsi nell'enumerare i vantaggi di quell'unione. Il fatto che lui fosse un giovanotto affascinante, e così ricco, che abitasse ad appena tre miglia da loro, erano i suoi principali motivi di soddisfazione; e poi era una tale consolazione pensare a come le due sorelle fossero affezionate a Jane, oltre alla certez- za che desiderassero quel legame quanto lei. Per di più, era una cosa molto promettente per le sue figlie minori, dato che l'ottimo matrimonio di Jane avrebbe potuto dar loro modo di frequentare altri uomini facoltosi; e infine, era così piacevole alla sua età affidare alle cure della sorella le sue figlie nubili, in modo da non sentirsi più costretta a fare vita di società più di quanto desiderasse. Erano occasioni che bisognava farsi piacere, perché così vuole l'etichetta, ma nessuno amava più di Mrs. Bennet restarsene a casa in qualunque momento della vita. Concluse con molti fervidi auguri affinché Lady Lucas potesse presto avere una fortuna analoga, sebbene con l'evidente e trionfante certezza che non ci fosse nessuna possibilità in tal senso.
Elizabeth tentò invano di frenare il rapido flusso di parole della madre, o di convincerla a descrivere la sua felicità con un tono di voce meno udibile, poiché, con inesprimibile irritazione, aveva notato che gran parte del discorso era stato sentito da Mr. Darcy, che sedeva dalla parte opposta rispetto a loro. La madre si limitò a rimproverarla per aver detto delle sciocchezze.
"Ma scusa, chi è mai Mr. Darcy per me, perché debba aver paura di lui? Sono certa che non gli dobbiamo nessuna particolare cortesia come quella di essere costretti a non dire nulla che possa non piacergli."
"Per l'amor del cielo, signora, parlate più piano. Che vantaggio può derivarne a offendere Mr. Darcy? Non vi raccomanderete certo al suo amico comportandovi in questo modo."
Nulla di ciò che poteva dire, tuttavia, ebbe la minima influenza. La madre continuò a parlare dei suoi punti di vista con lo stesso tono udibilissimo. Elizabeth arrossì più volte per la vergogna e l'irritazione. Non poteva fare a meno di lanciare frequenti occhiate a Mr. Darcy, anche se ogni sguardo le confermava ciò che temeva, poiché, sebbene non guardasse di continuo la madre, era convinta che la sua attenzione fosse invaria- bilmente concentrata su di lei. L'espressione del suo volto si trasformò gradualmente da un indignato disprezzo a una composta e ferma serietà.
Alla fine, comunque, Mrs. Bennet non ebbe altro da dire, e Lady Lucas, che aveva sbadigliato non poco a sentirsi ripetere delizie che non aveva nessuna possibilità di condividere, fu lasciata al conforto di prosciutto e pollo freddi. Elizabeth cominciò a riprendersi. Ma l'intervallo di tranquillità non durò a lungo, poiché, una volta finita la cena, si cominciò a parlare di canto, e lei ebbe la mortificazione di vedere Mary, a seguito di preghiere molto limitate, prepararsi a intrattenere la compagnia. Con molti sguardi significativi e mute preghiere cercò di impedire una tale prova di cortesia, ma invano; Mary non volle capire; una tale opportunità di esibirsi per lei era una delizia, e iniziò a cantare. Lo sguardo di Elizabeth restò fisso su di lei con le più penose sensazioni, e seguì il suo procedere attraverso le varie strofe con un'impazienza che fu molto mal ripagata dalla conclusione, visto che Mary, avendo ricevuto, tra i ringraziamenti della tavolata, un accenno alla speranza che potesse essere persuasa a concedere di nuovo il suo favore, dopo una pausa di nemmeno mezzo minuto ricominciò. Le capacità di Mary erano assolutamente inadatte a un'esibizione del genere; aveva una voce debole e modi affettati. Per Elizabeth era un supplizio. Guardò Jane, per vedere come stesse reagendo; ma Jane stava tranquillamente chiacchierando con Bingley. Guardò le due sorelle di lui, e vide che si scambiavano segni di derisione tra di loro e verso Darcy, che tuttavia continuava a restare impenetrabilmente serio. Guardò il padre per implorare il suo intervento, temendo che Mary continuasse per tutta la sera. Lui colse l'accenno, e quando Mary ebbe terminato il secondo brano, disse ad alta voce,
"È stato molto bello, bambina mia. Ci hai deliziati abbastanza. Lascia che si esibiscano le altre signorine."
Mary, sebbene avesse fatto finta di non sentire, rimase alquanto sconcertata, ed Elizabeth, dispiaciuta per lei, e dispiaciuta per le parole del padre, temette che la sua ansia non avesse portato a nulla di buono. Ora toccava a qualcun altro.
"Se avessi la fortuna di essere capace di cantare", disse Mr. Collins, "trarrei un enorme piacere, ne sono certo, nel fare omaggio di un'aria alla compagnia, poiché considero la musica come un diversivo molto innocente, e perfettamente compatibile con la professione ecclesiastica. Non intendo certo affermare che saremmo giustificati nel dedicare troppo del nostro tempo alla musica, perché ci sono sicuramente altre cose di cui occuparsi. Il rettore di una parrocchia ha molto da fare. In primo luogo, deve organizzare le decime affinché possa trarne giovamento lui stesso, senza recare offesa al suo patrono. Deve scrivere i propri sermoni, e il tempo che gli resta non sarà mai troppo per i suoi doveri parrocchiali e per la cura e il miglioramento del suo alloggio, che non può esimersi dal rendere il più confortevole possibile. E non credo sia di minore importanza l'essere fornito di modi attenti e concilianti con tutti, in particolare verso coloro a cui deve la sua carica. Non potrei mai esonerarlo da un tale dovere, né potrei pensare bene dell'uomo che dovesse trascurare qualsiasi occasione per mostrare il rispetto dovuto a chiunque sia imparentato con la famiglia." E con un inchino a Mr. Darcy, concluse il suo discorso, che era stato pronunciato a voce talmente alta da essere udito da metà della sala. Molti sbarrarono gli occhi. Molti sorrisero; ma nessuno appariva più divertito di Mr. Bennet, mentre la moglie elogiò con la massima serietà Mr. Collins per aver parlato con tanto buonsenso, e affermò, con un mezzo bisbiglio a Lady Lucas, come fosse un giovanotto notevolmente intelligente e perbene.
A Elizabeth sembrò che se la sua famiglia si fosse messa d'accordo per dare spettacolo durante la serata, sarebbe stato impossibile per loro recitare la parte con più spirito o con maggiore successo; e ritenne una fortuna, per Bingley e per la sorella, che a lui fosse sfuggita parte di quell'esibizione, e che i suoi sentimenti fossero tali da non essere troppo colpiti dal ridicolo di cui era stato comunque testimone. Quanto alle sue due sorelle e a Mr. Darcy, aver fornito loro una tale opportunità di mettere in ridicolo la sua famiglia era già abbastanza, e non riuscì a decidere se fosse più intollerabile il silenzioso disprezzo del gentiluomo, o gli insolenti sorrisi delle signore.
Il resto della serata produsse ben poco divertimento. Fu importunata da Mr. Collins, che continuava a insistere per restarle accanto, e sebbene non fosse riuscito a costringerla a ballare di nuovo con lui, le rese impossibile ballare con altri. Invano lo pregò di invitare qualcun'altra, e si offrì di presentarlo alle altre signorine in sala. Lui le assicurò che, quanto a ballare, gli era perfettamente indifferente; che il suo scopo principale era quello di raccomandarsi a lei con le sue delicate attenzioni, e che perciò si era ripromesso di rimanerle vicino per l'intera serata. Non c'era nulla da ribattere a un progetto del genere. Il sollievo maggiore lo ebbe dalla sua amica Miss Lucas, che spesso si unì a loro, e si impegnò benevolmente ad attirare su di sé la conversazione di Mr. Collins.
Perlomeno si trovò libera dall'insultante presenza di Mr. Darcy; sebbene si fosse trovato spesso a breve distanza da lei, e completamente libero, non le si avvicinò mai abbastanza per parlarle. La ritenne la probabile conseguenza delle sue allusioni a Mr. Wickham, e ne fu contenta.
Il gruppo di Longbourn fu l'ultimo a partire, e, a seguito delle manovre di Mrs. Bennet, dovettero aspettare la carrozza per un quarto d'ora dopo che tutti gli altri se n'erano andati, il che diede loro il tempo di vedere con quanto calore alcuni della famiglia desiderassero vederli andar via. Mrs. Hurst e la sorella non aprirono praticamente bocca se non per lamentarsi della stanchezza, ed erano chiaramente impazienti di avere la casa tutta per loro. Respinsero ogni tentativo di conversazione di Mrs. Bennet, e così facendo instillarono in tutta la compagnia un senso di noia, pochissimo attenuato dai lunghi discorsi di Mr. Collins, che si complimentava con Mr. Bingley e con le sorelle per l'eleganza del ricevimento e per l'ospitalità e la cortesia che avevano contraddistinto il loro comportamento nei confronti degli ospiti. Darcy non disse una parola. Mr. Bennet, ugualmente silenzioso, si godeva la scena. Mr. Bingley e Jane si intrattenevano in piedi, un po' distanziati dagli altri, e parlavano solo tra loro. Elizabeth si mantenne in silenzio come Mrs. Hurst e Miss Bingley; e persino Lydia era troppo sfinita per fare di più che esclamare di tanto in tanto "Signore, come sono stanca!", insieme a un violento sbadiglio.
Quando finalmente si alzarono per prendere congedo, Mrs. Bennet fu di una cortesia molto pressante nello sperare di vedere l'intera famiglia presto a Longbourn; e si rivolse in particolare a Mr. Bingley, per assicurargli come sarebbero stati felici di poter loro offrire un pranzo alla buona in qualsiasi momento, senza le cerimonie di un invito formale. Bingley fu tutta lieta riconoscenza, e si impegnò prontamente a cogliere la prima opportunità di farle visita, dopo il suo ritorno da Londra, dove era costretto a recarsi il giorno seguente per un breve periodo.
Mrs. Bennet era estremamente soddisfatta; e lasciò la casa con la deliziosa convinzione che, tenuto conto dei necessari preparativi per il contratto matrimoniale, per le carrozze nuove e il corredo di nozze, avrebbe senza dubbio visto la figlia sistemarsi a Netherfield nel giro di tre o quattro mesi. Che avrebbe avuto un'altra figlia sposata a Mr. Collins lo pensava con pari certezza, e con considerevole, anche se non pari, piacere. Elizabeth era all'ultimo posto nel suo affetto, rispetto a tutte le sue figlie, e sebbene l'uomo e il matrimonio fossero assolutamente adeguati a lei, il valore di entrambe le cose era eclissato da Mr. Bingley e da Netherfield.

Orgoglio e PregiudizioWhere stories live. Discover now