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Il mattino successivo Elizabeth si svegliò con gli stessi pensieri e le stesse riflessioni di quando aveva finalmente chiuso gli oc- chi. Non riusciva a riprendersi dalla sorpresa per quello che era successo; era impossibile pensare ad altro e, totalmente incapa- ce di fare alcunché, decise, subito dopo colazione, di concedersi aria aperta ed esercizio. Si stava avviando direttamente verso la sua passeggiata preferita quando, nel rammentarsi che talvolta ci andava anche Mr. Darcy, si fermò, e invece di entrare nel parco, svoltò per il sentiero che si allontanava dalla strada prin- cipale. Da una lato c'era ancora la palizzata del parco, e lei ol- trepassò presto uno degli ingressi della tenuta.
Dopo essere passata due o tre volte lungo quella parte del sentiero, fu tentata, dalla piacevolezza della mattinata, di fer- marsi agli ingressi per guardare il parco. Le cinque settimane che aveva passato nel Kent avevano prodotto un notevole cam- biamento nella campagna, e ogni giorno il verde degli alberi aumentava. Era sul punto di proseguire la sua passeggiata, quando colse di sfuggita la figura di un gentiluomo in una spe- cie di boschetto che costeggiava il parco; si stava muovendo verso di lei e, per paura che fosse Mr. Darcy, lei batté subito in ritirata. Ma la persona che avanzava era ormai abbastanza vici- na per vederla, e avvicinandosi in fretta, pronunciò il suo nome. Lei si era girata, ma sentendosi chiamare, anche se con una vo- ce che era evidentemente quella di Mr. Darcy, si mosse nuova- mente verso l'ingresso. Anche lui lo raggiunse nello stesso mo- mento, e tirando fuori una lettera, che lei prese istintivamente, disse con uno sguardo perfettamente composto, "Ho passeggia- to un po' nel boschetto nella speranza di incontrarvi. Volete concedermi l'onore di leggere questa lettera?" E poi, con un lie- ve inchino, tornò tra gli alberi e scomparve subito alla vista.
Senza aspettarsi nulla di piacevole, ma con enorme curiosità, Elizabeth aprì la lettera e, con meraviglia ancora maggiore, si accorse che il foglio esterno ne conteneva altri due, completa- menti riempiti da una scrittura molto fitta. Lo stesso foglio esterno era pieno allo stesso modo. Proseguendo la passeggiata lungo il sentiero, cominciò a leggerla. Era datata Rosings, alle otto di mattina, e conteneva quanto segue:

Non abbiate timore, Signora, nel ricevere questa lettera, che contenga una qualche ripetizione di quei sentimenti, o un rinno- vo di quelle proposte che ieri sera vi sono state così sgradite. Scrivo senza nessuna intenzione di affliggere voi o di umiliare me stesso, insistendo su desideri che, per la felicità di entrambi, non saranno mai troppo in fretta dimenticati; e lo sforzo richie- sto per concepire e per leggere questa lettera avrebbe potuto es- sere risparmiato, se non fosse la mia reputazione a esigere che essa sia scritta e letta. Dovete quindi perdonare la libertà con la quale chiedo la vostra attenzione; i vostri sentimenti, lo so bene, la concederanno a malincuore, ma lo chiedo al vostro senso di giustizia.
Ieri sera mi avete mosso due accuse di natura molto diversa, e assolutamente non della stessa importanza. La prima è stata che, senza alcun riguardo per i sentimenti di entrambi, ho sepa- rato Mr. Bingley da vostra sorella, e l'altra che, in spregio a di- versi diritti, senza tener conto dell'onore e del senso di umanità, ho rovinato l'immediata prosperità, e cancellato le prospettive future, di Mr. Wickham. Avere caparbiamente e senza alcuna giustificazione cacciato via il compagno della mia giovinezza, il ben noto prediletto di mio padre, un giovanotto che non poteva fare affidamento su nulla se non sulla nostra protezione, e che era cresciuto aspettandosi di goderne, sarebbe una perversione rispetto alla quale la separazione di due giovani, il cui affetto si era sviluppato in sole due settimane, non può certo essere og- getto di confronto. Ma dalla severità di quel biasimo che ieri se- ra mi è stato così largamente elargito, per entrambe le circo- stanze, spero in futuro di essere sollevato, una volta che avrete letto di seguito il resoconto delle mie azioni e i motivi che le hanno determinate. Se, nel chiarimento che sento mi sia dovuto, sarà necessario riferirsi a sentimenti che potranno essere offen- sivi per i vostri, posso solo dire che me ne dispiace. Bisogna in- chinarsi alla necessità, e porgervi ulteriori scuse sarebbe assur- do. Non ero da molto nell'Hertfordshire, quando mi sono reso conto, insieme ad altri, che Bingley preferiva la vostra sorella maggiore a qualsiasi altra signorina nei dintorni. Ma è stato solo durante la serata del ballo a Netherfield che ho cominciato a temere che lui provasse un'attrazione seria. Lo avevo spesso vi- sto innamorato prima di allora. A quel ballo, mentre avevo l'o- nore di ballare con voi, capii per la prima volta, da una frase pronunciata per caso da Sir William Lucas, che le attenzioni di Bingley verso vostra sorella avevano suscitato l'aspettativa generale di un loro matrimonio. Ne parlò come di un evento certo, per il quale restava da decidere solo la data. Da quel momento osservai con attenzione il comportamento del mio amico, e mi resi conto che la parzialità verso Miss Bennet andava al di là di quanto mi fosse mai capitato di vedere in lui. Osservai anche vostra sorella. Il suo aspetto e i suoi modi erano aperti, allegri e affascinanti come sempre, ma senza nessun sintomo di un ri- guardo particolare, e dall'esame di quella sera, mi convinsi che, pur accogliendo con piacere le sue attenzioni, non le incorag- giava con sentimenti di pari natura. Se in questo voi non vi siete sbagliata, devo essere stato io a commettere un errore. La mag- giore conoscenza che avete di vostra sorella rende probabile quest'ultima ipotesi. Se le ho inflitto una sofferenza perché svia- to da un errore del genere, il vostro risentimento non era irra- gionevole. Ma non ho scrupoli nell'asserire che la serenità del contegno e dell'aspetto di vostra sorella era tale da convincere anche il più acuto degli osservatori che, per quanto amabile fos- se il suo comportamento, il suo cuore non fosse così facile da conquistare. Che io avessi il desiderio di crederla indifferente è certo, ma mi azzardo a dire che le mie indagini e le mie decisio- ni non sono di solito influenzate dalle mie speranze o dai miei timori. Non ho creduto che fosse indifferente perché lo deside- ravo; l'ho creduto a seguito di un giudizio imparziale, con la stessa sincerità con la quale lo desideravo con la ragione. Le mie obiezioni al matrimonio non erano semplicemente quelle che ieri sera ho confessato di aver messo da parte nel mio caso solo per l'estrema intensità della passione; la mancanza di un'a- deguata posizione sociale non poteva essere un ostacolo così grande per il mio amico, così come per me. Ma c'erano altri mo- tivi di incompatibilità; motivi che, sebbene ancora esistenti, ed esistenti con pari intensità in entrambi i casi, mi ero sforzato di dimenticare, poiché non erano immediatamente di fronte a me. Questi motivi devono essere esposti, anche se brevemente. La posizione della famiglia di vostra madre, anche se criticabile, non era nulla in confronto alla totale mancanza di decoro così di frequente, quasi di continuo, dimostrata da lei, dalle vostre tre sorelle minori e talvolta persino da vostro padre. Perdonatemi. Mi fa male offendervi. Ma nella preoccupazione per i difetti dei vostri parenti più stretti, e nel dispiacere nel vederli descritti in questo modo, fate sì che ci sia la consolazione di considerare che l'esservi comportate in modo tale da evitare qualsiasi coin- volgimento in giudizi simili è un elogio che non è meno universalmente riconosciuto a voi e a vostra sorella, di quanto sia ono- rare il buonsenso e l'indole di entrambe. Voglio solo aggiungere che, a seguito di quello che accadde quella sera, ebbi la confer- ma della mia opinione su tutti loro, e fui indotto a intensificare, rispetto a quanto avevo ritenuto in precedenza, ogni tentativo di preservare il mio amico da quella che giudicavo un'unione mol- to inopportuna. Lui lasciò Netherfield per Londra il giorno suc- cessivo, come certamente rammentate, con l'intenzione di torna- re presto. Ora resta da spiegare il ruolo che ho avuto io. L'in- quietudine delle sorelle era uguale alla mia; presto scoprimmo di pensarla allo stesso modo e, ugualmente consapevoli che non ci fosse tempo da perdere nell'allontanare il fratello, decidemmo in breve tempo di raggiungerlo subito a Londra. Di conseguen- za partimmo, e lì mi assunsi subito il compito di rendere evi- dente al mio amico la certezza dei danni di una scelta del gene- re. Li descrissi, e li accentuai, con fervore. Ma per quanto que- sta opposizione avrebbe potuto far vacillare o ritardare la sua decisione, immagino che non avrebbe definitivamente impedito il matrimonio, se non fosse stata appoggiata dall'assicurazione, che non esitai a fornirgli, dell'indifferenza di vostra sorella. Lui era convinto che il suo affetto fosse ricambiato da un sentimen- to sincero, anche se non pari al suo. Ma Bingley è per natura molto modesto, e si fida molto più del mio giudizio che del suo. Convincerlo, quindi, che si era ingannato, non fu un'impresa molto difficile. Una volta convinto di questo, persuaderlo a non tornare nell'Hertfordshire fu questione che non richiese più di qualche istante. Non posso biasimarmi più di tanto per averlo fatto. C'è però una parte della mia condotta in tutta la faccenda alla quale non penso con soddisfazione; è di essermi abbassato fino a ricorrere allo stratagemma di nascondergli che vostra sorella fosse in città. Io lo sapevo, come lo sapeva Miss Bingley, ma il fratello lo ignora ancora adesso. Che potessero incontrarsi senza conseguenze negative forse è probabile, ma il suo sentimento non mi sembrava abbastanza spento da riuscire a rivederla senza rischi. Forse questo stratagemma, questa dissimulazione è stata indegna di me. Ma è cosa fatta, e fatta per il meglio. Su questo non ho altro da dire; nessun'altra giustificazione da offrire. Se ho ferito i sentimenti di vostra sorella, l'ho fatto inconsapevolmente; e sebbene i motivi che mi hanno guidato possono naturalmente sembrarvi insufficienti, io non mi sento ancora di condannarli. Riguardo all'altra, più pesante, accusa di aver offeso Mr. Wickham, posso confutarla soltanto esponendovi per intero i suoi rapporti con la mia famiglia. Di che cosa mi abbia accusato in particolare lo ignoro, ma sulla verità di ciò che riferirò posso invocare la testimonianza di più di una persona di indubbia attendibilità. Mr. Wickham è il figlio di un uomo molto rispettabile, che per molti anni ha amministrato tutte le proprietà di Pemberley, e la cui ottima condotta nell'adempiere alle sue funzioni indusse naturalmente mio padre ad aiutarlo, e nei confronti di George Wickham, del quale era padrino, la sua benevolenza fu perciò concessa generosamente. Mio padre sostenne le spese per la scuola, e poi a Cambridge; un aiuto della massima importanza, dato che il padre, sempre in ristrettezze per la prodigalità della moglie, non sarebbe stato in grado di fornirgli l'educazione di un gentiluomo. Mio padre non amava soltanto la compagnia di questo giovanotto, i cui modi sono sempre stati accattivanti; ne aveva anche una grandissima stima e, nella speranza che la chiesa potesse diventare la sua professione, aveva intenzione di provvedere a lui in questo senso. Quanto a me, sono passati molti, moltissimi anni da quando ho cominciato ad avere un'opinione molto diversa su di lui. La propensione al vizio, la mancanza di principi, che ebbe sempre cura di nascondere alla persona che gli era più affezionata, non potevano sfuggire a un giovanotto che aveva quasi la sua stessa età, e che aveva l'opportunità di vederlo in momenti di libertà, cosa che Mr. Darcy non poteva fare. Qui vi farò di nuovo del male, in che misura potete dirlo solo voi. Ma quali che siano i sentimenti suscitati da Mr. Wickham, un sospetto di tale natura non mi impedirà di svelarvi il suo vero carattere. Anzi, è un motivo in più. Il mio eccellente padre morì circa cinque anni fa, e il suo affetto per Mr. Wickham fu fino alla fine così saldo, che nel suo testamento mi raccomandò in modo particolare di promuoverne la carriera nella sua professione nel modo migliore possibile, e se avesse preso gli ordini, chiedeva che gli venisse concesso un ricco beneficio ecclesiastico, non appena si fosse reso vacante. C'era anche un lascito di mille sterline. Il padre non sopravvisse a lungo al mio e, nel giro di sei mesi da questi eventi, Mr. Wickham mi scrisse per informarmi che, avendo alla fine deciso di non prendere gli ordini, sperava che non pensassi che fosse irragionevole da parte sua aspettarsi un qualche vantaggio pecuniario immediato in luogo della nomina, della quale non era in grado di approfittare. Aveva una vaga intenzione, aggiunse, di studiare legge, e io dovevo di certo essere consapevole che l'interesse di mille sterline sarebbe stato un sostegno davvero insufficiente a quei fini. Io desiderai, più che credere, che fosse sincero; ma a ogni modo fui assolutamente pronto ad aderire alla sua proposta. Sapevo che Mr. Wickham non sarebbe potuto diventare un pastore. L'affare fu quindi presto sistemato. Lui rinunciò a tutti i diritti di essere aiutato per la carriera ecclesiastica, anche ove si fosse trovato in futuro nella situazione di poterne godere, e accettò in cambio tremila sterline. Tutti i rapporti tra di noi sembravano troncati. Lo giudicavo troppo male per invitarlo a Pemberley, o per accettare la sua compagnia a Londra. Credo che sia vissuto soprattutto a Londra, ma l'intenzione di studiare legge era un mero pretesto, ed essendo ormai libero da ogni costrizione, la sua fu una vita di ozio e dissipazione. Per circa tre anni seppi poco di lui; ma alla morte del titolare del beneficio che era stato assegnato a lui, si rivolse di nuovo a me con una lettera per la nomina. La sua situazione economica, mi assicurò, e io non ebbi difficoltà a credergli, era davvero pessima. Aveva scoperto che studiare legge era molto poco redditizio, ed era ormai assolutamente deciso a prendere gli ordini, se gli avessi concesso il beneficio in questione, cosa per la quale non nutriva il minimo dubbio, dato che si era assicurato che non c'era nessun altro a cui assegnarlo, e che non potevo aver dimenticato le intenzioni del mio riverito padre. Non potete certo biasimarmi per aver rifiutato di accettare questa richiesta, o per averlo respinto ogni volta che l'ha ripetuta. Il suo risentimento fu proporzionato alle difficoltà della sua situazione, e fu senza dubbio altrettanto violento nell'ingiuriarmi con gli altri che nel rimproverarmi direttamente. Dopo questo periodo, anche l'apparenza di un rapporto venne a cadere. Come visse non lo so. Ma l'estate scorsa si impose di nuovo, e molto dolorosamente, alla mia attenzione. Ora devo menzio- nare una circostanza che avrei desiderato dimenticare, e che nessun obbligo meno importante di quello presente mi avrebbe indotto a rivelare ad anima viva. Avendo detto così tanto, non ho dubbi sulla vostra discrezione. Mia sorella, che ha più di dieci anni meno di me, era stata affidata alla tutela del nipote di mia madre, il colonnello Fitzwilliam, e alla mia. Circa un anno fa, lasciò la scuola e si stabilì a Londra, e l'estate scorsa si recò, con la signora che si occupava della casa, a Ramsgate; là andò anche Wickham, senza dubbio intenzionalmente, poiché è stato dimostrato come ci fosse una precedente conoscenza tra lui e Mrs. Younge, sulla cui reputazione eravamo stati sfortunata- mente ingannati; con la connivenza e l'aiuto di lei, riuscì a rendersi talmente gradito a Georgiana, il cui animo affettuoso ave- va mantenuto un forte ricordo della gentilezza che le aveva dimostrato quando era una bambina, che lei si lasciò convincere a credersi innamorata, e ad acconsentire a una fuga d'amore. Allora era appena quindicenne, il che può giustificarla; e dopo aver esposto la sua imprudenza, sono felice di aggiungere che ne venni a conoscenza proprio da lei. Li raggiunsi inaspettatamente un giorno o due prima della data prevista per la fuga, e allora Georgiana, incapace di sopportare l'idea di far soffrire e di offendere un fratello al quale guardava come a un padre, mi mise al corrente di tutto. Potete immaginare quello che provai e in che modo agii. Il riguardo per l'onore e i sentimenti di mia sorella impedirono qualsiasi pubblicità, ma scrissi a Mr. Wickham, che partì immediatamente, e Mrs. Younge fu ovviamente rimossa dall'incarico. Il principale obiettivo di Mr. Wickham era indiscutibilmente il patrimonio di mia sorella, che è di trentamila sterline; ma non posso fare a meno di immaginare che la speranza di vendicarsi di me sia stato un forte incentivo. La sua vendetta sarebbe stata davvero completa. Questo, signora, è il fedele racconto di ogni evento che ha riguardato entrambi; e se non lo rifiuterete completamente come falso, spero che mi as- solviate d'ora in avanti dall'accusa di crudeltà nel confronti di Mr. Wickham. Non so in che maniera, con quale genere di menzogne abbia approfittato di voi, ma forse non ci si può meravigliare del suo successo, ignara come eravate di tutto ciò che ci riguardava. Smascherarlo non era in vostro potere, e il sospetto non è certo nella vostra indole. Potrete forse chiedervi perché non vi abbia detto tutto questo ieri sera. Ma allora non ero padrone a sufficienza delle mie azioni da capire quello che potevo o dovevo rivelare. Per quando riguarda la veridicità di tutto ciò che è qui riportato, posso appellarmi in modo particolare alla testimonianza del colonnello Fitzwilliam, che, vista la stretta parentela e la costante intimità, e ancora di più come uno degli esecutori testamentari di mio padre, è venuto inevitabilmente a conoscenza di tutti i particolari di queste transazioni. Se la vostra avversione verso di me dovesse farvi ritenere prive di valore le mie asserzioni, lo stesso motivo non dovrebbe impedirvi di avere fiducia in mio cugino; e affinché abbiate la possibilità di consultarlo, farò di tutto per trovare l'occasione di mettere questa lettera nelle vostre mani nel corso della mattinata. Aggiungerò soltanto, Dio vi benedica.
Fitzwilliam Darcy

Orgoglio e PregiudizioWhere stories live. Discover now