17(59)

4.6K 181 0
                                    

"Mia cara Lizzy, ma dove siete stati?" fu la domanda che Elizabeth si sentì fare da Jane non appena entrò nella stanza, e da tutti gli altri quando si sedettero a tavola. Poté rispondere solo che avevano vagabondato senza meta, fino a dove non lo sapeva nemmeno lei. Mentre parlava arrossì, ma né questo, né altro, fece sorgere alcun sospetto sulla verità.
Il pomeriggio passò tranquillamente, senza che succedesse nulla di particolare. Gli innamorati ufficiali chiacchierarono e risero, quelli segreti rimasero in silenzio. Il temperamento di Darcy non era di quelli in cui la felicità sfocia nell'allegria; ed Elizabeth, agitata e confusa, sapeva di essere felice più di quanto sentisse di esserlo, poiché, al di là dell'imbarazzo di quel momento, aveva di fronte altre difficoltà. Prevedeva le reazioni in famiglia una volta a conoscenza della loro situazione; era consapevole che lui non piacesse a nessuno tranne Jane; e aveva persino paura che per gli altri sarebbe stata un'antipatia che nemmeno la sua ricchezza e la sua importanza avrebbero cancellato.
La sera aprì il suo cuore a Jane. Anche se la diffidenza era molto lontana dall'usuale modo di pensare di Miss Bennet, in questo caso reagì con assoluta incredulità.
"Stai scherzando, Lizzy? Non può essere! fidanzata con Mr. Darcy! No, no, non mi farò imbrogliare. So che è impossibile."
"Un bell'inizio davvero! Facevo affidamento solo su di te, e sono sicura che nessun altro mi crederà, se non lo farai tu. Eppure, credimi, faccio sul serio. Non dico altro che la verità. Lui mi ama ancora, e siamo fidanzati."
Jane la guardò dubbiosa. "Oh, Lizzy! non può essere. Lo so quanto ti è antipatico."
"Non ne sai niente della faccenda. Quello è tutto da dimenticare. Forse non l'ho sempre amato tanto come adesso. Ma in casi come questi, una buona memoria è imperdonabile. Questa è l'ultima volta che me ne ricorderò."
Miss Bennet sembrava ancora sbalordita. Elizabeth le assicurò di nuovo, e più seriamente, che era la pura verità.
"Santo cielo! come può essere! Eppure ora sono costretta a crederci", esclamò Jane. "Mia cara, cara Lizzy, dovrei... devo congratularmi con te... ma sei sicura? perdona la domanda... sei proprio sicura che potrai essere felice con lui?"
"Su questo non ci sono dubbi. L'abbiamo già stabilito tra di noi, che saremo la coppia più felice al mondo. Ma sei contenta, Jane? Ti piacerà avere un cognato del genere?"
"Tanto, tantissimo. Nulla potrebbe rendere più felici sia Bingley che me. Ma ci avevamo pensato, e ne avevamo parlato come qualcosa di impossibile. E davvero lo ami così tanto? Oh, Lizzy! fa' qualsiasi cosa, ma non sposarti senza amore. Sei proprio sicura di provare quello che dovresti?"
"Oh, sì! Penserai solo che provo più di quanto dovrei, quando ti avrò detto tutto."
"Che intendi dire?"
"Be', devo confessare di amarlo più di quanto ami Bingley. Temo che ti arrabbierai."
"Mia carissima sorella, adesso sii seria. Voglio parlarne molto seriamente. Dimmi tutto quello che devo sapere, senza altri indugi. Mi vuoi dire da quanto lo ami?"
"È successo così gradualmente, che non saprei quando è cominciato. Ma credo di poter dire che è stato quando ho visto per la prima volta la sua bellissima proprietà a Pemberley."
Un'altra preghiera di essere seria, tuttavia, produsse l'effetto desiderato; e Jane rimase soddisfatta dalle solenni assicurazioni circa il suo affetto. Una volta convinta di questo, Miss Bennet non ebbe altro da desiderare.
"Ora sono completamente felice", disse, "perché tu sarai felice come me. L'ho sempre apprezzato. Non fosse altro che per il suo amore per te, l'avrei sempre stimato; ma ora, come amico di Bingley e tuo marito, solo tu e Bingley potete essermi più cari. Ma Lizzy, con me sei stata molto sfuggente, molto riservata. Quanto mi avevi detto poco di quello che era successo a Pem- berley e a Lambton! Tutto quello che so lo devo ad altri, non a te."
Elizabeth le disse le ragioni di quella riservatezza. Era restia a menzionare Bingley, e lo stato di incertezza dei propri sentimenti le aveva ugualmente fatto evitare di parlare del suo amico. Ma ora non le avrebbe più nascosto la parte da lui avuta nel matrimonio di Lydia. Le disse tutto, e passarono metà della notte a chiacchierare.
"Dio mio!" esclamò Mrs. Bennet il mattino dopo mentre era alla finestra, "guarda se quell'antipatico di Mr. Darcy non sta venendo di nuovo col nostro caro Bingley! Che gli dirà mai la testa per essere così fastidioso da stare sempre qui da noi? Pensavo che sarebbe andato a caccia, o a fare qualche altra cosa, senza darci la seccatura della sua compagnia. Che dobbiamo fare con lui? Lizzy, dovrai andarci di nuovo a passeggio insieme, per non farlo stare tra i piedi a Bingley."
Elizabeth poté a malapena reprimere una risata di fronte a una proposta così conveniente; ma era davvero contrariata che la madre dovesse sempre affibbiargli epiteti del genere.
Non appena arrivati, Bingley la guardò con un'aria talmente espressiva, e le strinse così calorosamente la mano, da non lasciare alcun dubbio che fosse ben informato; e subito dopo disse ad alta voce, "Mrs. Bennet, conoscete qualche altro viottolo qui intorno in cui Lizzy oggi possa perdersi di nuovo?"
"Stamattina consiglio a Mr. Darcy, a Lizzy, e a Kitty", disse Mrs. Bennet, "di fare una passeggiata a Oakham Mount. È una passeggiata lunga e piacevole, e Mr. Darcy non ha mai visto il panorama."
"Per gli altri andrà benissimo", replicò Mr. Bingley, "ma sono certo che per Kitty sarebbe troppo lunga. Non è vero, Kitty?" Kitty confessò che avrebbe preferito restare a casa. Darcy si dichiarò curiosissimo di vedere il panorama dalla cima, ed Elizabeth acconsentì in silenzio. Quando andò di sopra a prepararsi, Mrs. Bennet la seguì, dicendole,
"Mi dispiace tanto, Lizzy, che tu debba essere costretta ad avere un uomo tanto antipatico tutto per te. Ma spero che non ti importi, è tutto per amore di Jane, lo sai; e non c'è bisogno di mettersi a chiacchierare con lui, salvo una volta ogni tanto. Perciò, non ti sforzare troppo."
Durante la passeggiata, decisero che il consenso di Mr. Bennet sarebbe stato chiesto nel pomeriggio. Elizabeth si riservò l'onere di chiedere quello della madre. Non riusciva a stabilire come l'avrebbe presa; talvolta dubitava se tutta la sua ricchezza e grandezza fossero sufficienti a sovrastare l'avversione della madre. Ma sia che fosse violentemente contro quell'unione, sia che ne fosse violentemente felice, l'unica certezza era che i suoi modi sarebbero stati ugualmente inadatti a fare onore al suo buonsenso; e per lei era ugualmente insopportabile che Mr. Darcy dovesse ascoltare le sue prime estasi di gioia, o il suo primo impeto di disapprovazione.
Nel pomeriggio, non appena Mr. Bennet si ritirò in biblioteca, vide anche Mr. Darcy alzarsi e seguirlo, e a quella vista la sua agitazione arrivò al culmine. Non temeva che il padre si opponesse, ma che stesse per essere reso infelice; e che dovesse essere per causa sua, che proprio lei, la figlia prediletta, dovesse addolorarlo con la sua scelta, dovesse colmarlo di timori e rimpianti nel separarsi da lei, era un pensiero tremendo, e lei rimase in ambasce fino a quando non ricomparve Mr. Darcy; allora, guardandolo, fu un po' sollevata dal suo sorriso. Dopo qualche minuto lui si avvicinò al tavolo dove lei era con Kitty, e, fingendo di ammirare il suo lavoro, disse in un sussurro, "Va' da tuo padre, ti vuole in biblioteca." Lei andò subito.
Suo padre andava su e giù per la stanza, con aria grave e impaziente. "Lizzy", disse, "che cosa combini? Ti sei ammattita, ad accettare quell'uomo? Non l'hai sempre detestato?"
Quanto avrebbe voluto Elizabeth, in quel momento, che i suoi giudizi precedenti fossero stati più ragionevoli, le sue parole più moderate! Le avrebbero risparmiato giustificazioni e chiarimenti estremamente imbarazzanti da fornire; ma in quel momento era necessario farlo, e lei lo rassicurò, con un po' di confusione, sul suo affetto per Darcy.
"Ovvero, in altre parole, sei decisa ad averlo. È ricco, certo, e potrai avere vestiti e carrozze più eleganti di Jane. Ma ti faranno felice?"
"Avete altre obiezioni", disse Elizabeth, "oltre a quella di credermi indifferente?"
"Assolutamente nessuna. Sappiamo tutti che è un uomo orgoglioso e antipatico; ma questo non significa nulla se a te piace davvero."
"Sì, mi piace", replicò lei, con le lacrime agli occhi, "lo amo. Non ha affatto un orgoglio improprio. È una persona incantevole. Non sapete quanto lo sia; perciò vi prego di non farmi soffrire parlando di lui in questo modo."
"Lizzy", disse il padre, "gli ho dato il mio consenso. È un genere di persona, in effetti, alla quale non oserei mai rifiutare qualcosa che si degni di chiedere. Ora lo do a te, se sei decisa ad averlo. Ma ascolta il mio consiglio, pensaci meglio. Conosco il tuo carattere, Lizzy. So che non potrai mai essere né felice né degna di rispetto, se non stimerai davvero tuo marito, se non guarderai a lui con l'ammirazione che si deve a un uomo superiore. Le tue brillanti qualità ti metterebbero in enorme pericolo in un matrimonio inadeguato. Non potresti evitare discredito e infelicità. Bambina mia, non farmi soffrire vedendo te incapace di rispettare il compagno della tua vita. Non sai che cosa ti aspetta."
Elizabeth, ancora più turbata, fu sincera e solenne nella sua riposta, e alla fine, dopo avergli assicurato ripetutamente come Darcy fosse davvero il destinatario della sua scelta, spiegato il mutamento graduale subito dalla sua stima verso di lui, affermato l'assoluta certezza che il suo affetto non fosse questione di un giorno, ma avesse superato la prova di molti mesi di incertezza, ed elencato con energia tutte le sue buone qualità, vinse l'incredulità del padre, e lo riconciliò con quell'unione.
"Be', mia cara", disse lui, una volta che lei ebbe finito di parlare, "non ho più nulla da dire. Se le cose stanno così, lui ti merita. Non mi sarei mai potuto separare da te, Lizzy mia, per qualcuno meno degno."
Per completare l'impressione favorevole, lei poi gli raccontò ciò che Mr. Darcy aveva fatto di sua spontanea volontà per Lydia. Lui la ascoltò stupito.
"Questa è davvero la giornata delle sorprese! E così, ha fatto tutto Darcy; ha combinato il matrimonio, fornito il denaro, pagato i debiti di quel tipo, e procurato il brevetto da ufficiale! Tanto meglio. Mi risparmia una quantità di preoccupazioni e di soldi. Se fosse stata opera di tuo zio, avrei dovuto e voluto rimborsarlo; ma questi giovani e focosi innamorati fanno sempre le cose a modo loro. Domani mi offrirò di rimborsarlo, lui farà fuoco e fiamme sul suo amore per te, e così la faccenda sarà bella e conclusa."
Poi ricordò l'imbarazzo della figlia di qualche giorno prima, quando le aveva letto la lettera di Mr. Collins; e dopo averla presa in giro per un po', alla fine le concesse di andare, dicendole, mentre stava uscendo, "Se arriva qualche giovanotto per Mary o Kitty, mandamelo pure, ho tutto il tempo."
Elizabeth si era ormai liberata di un peso considerevole, e, dopo una mezzora di tranquille riflessioni nella sua stanza, fu in grado di unirsi agli altri con discreta disinvoltura. Tutto era ancora troppo recente per gioirne, ma la serata trascorse tranquillamente; non c'era più nulla di concreto da temere, e il conforto della serenità e dell'intimità sarebbe arrivato col tempo.
Quando la madre salì nello spogliatoio per la notte, lei la seguì, e le diede l'importante notizia. L'effetto fu assolutamente straordinario, perché in un primo momento Mrs. Bennet sedette immobile, incapace di pronunciare una parola. Passarono molti, moltissimi minuti prima che riuscisse a comprendere ciò che aveva udito, anche se, in genere, non tardava certo a rendersi conto di qualcosa che fosse vantaggioso per la sua famiglia, o che avesse la parvenza di un innamorato per qualcuna di loro. Alla fine cominciò a riaversi, ad agitarsi sulla sedia, ad alzarsi, a rimettersi seduta, a meravigliarsi e a congratularsi con se stessa. "Dio mio! Il signore mi benedica! solo a pensarci! povera me! Mr. Darcy! Chi l'avrebbe mai detto! Ed è proprio vero? Oh! mia dolcissima Lizzy! come sarai ricca e importante! Che appannaggio, che gioielli, che carrozze avrai! Jane è niente in confronto... proprio niente. Sono così contenta... così felice. Un uomo così affascinante! così bello! così alto! Oh, mia cara Lizzy! scusami per averlo disprezzato così tanto. Spero che ci passerà sopra. Cara, carissima Lizzy. Una casa a Londra! Tutto ciò che si può desiderare! Tre figlie sposate! Diecimila sterline l'anno! Oh, signore! Che ne sarà di me. Sto per impazzire."
Era abbastanza per capire che la sua approvazione non poteva essere messa in dubbio, ed Elizabeth, felice che di effusioni del genere fosse lei l'unica testimone, se ne andò ben presto. Ma prima che fossero passati tre minuti da quando era arrivata in camera sua, la madre la raggiunse.
"Bambina mia adorata", esclamò, "non riesco a pensare ad altro! Diecimila sterline l'anno, e molto probabilmente di più! È come se fosse un Lord! E una licenza speciale di matrimonio. Devi sposarti, e ti sposerai, con una licenza speciale. Ma tesoro mio, dimmi quale piatto predilige particolarmente Mr. Darcy, così domani lo faccio preparare."
Era un triste presagio di quello che avrebbe potuto essere il comportamento della madre con quel gentiluomo; ed Elizabeth scoprì che, sebbene certa del suo più fervido affetto, e sicura del consenso dei suoi, c'era ancora qualcosa da desiderare. Ma l'indomani trascorse molto meglio di quanto si fosse aspettata, poiché, per fortuna, Mrs. Bennet aveva una tale soggezione del futuro genero che non si azzardò a rivolgergli la parola, a meno che non fosse in grado di riservargli una qualche premura, o sottolineare la propria deferenza per le sue opinioni.
Elizabeth ebbe la soddisfazione di vedere il padre prendersi il disturbo di conoscerlo meglio; e Mr. Bennet le assicurò presto che la stima che aveva di lui stava crescendo di ora in ora. "Ammiro moltissimo i miei tre generi", disse. "Wickham, forse, è il mio preferito, ma credo che tuo marito mi piacerà quanto quello di Jane."

Orgoglio e PregiudizioWhere stories live. Discover now