Perde un po' la pazienza senza perdere la testa

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Il ragazzo aspirò dalla sigaretta, reggendola tra l'indice e il medio, lasciando che il fumo gli bruciasse la gola mentre una leggera smorfia gli passava in viso per sopportare quell'effetto, ancora gli era nuovo.
Trovava qualcosa di interessante nell'uscire così presto la mattina, alle sei e mezza precise, e camminare con calma con quel strano clima invernale: il cielo era azzurro ma il colore chiaro veniva coperto leggermente dalle nuvole grigie, del sole non ce n'era traccia eppure non era buio, tutto sembrava luminare di blu in quel momento.
Era anche il momento più freddo della giornata, anche nei posti più caldi si arrivava ai due gradi, e lui se lo godeva a pieno.

Mimmo. Anzi, Domenico per essere corretti.
Girava con vestiti larghi e pesanti ma il suo corpo era gelido, soprattutto le mani, che nascondeva sempre nelle tasche della propria felpa se non per fumare, anche se quando lo faceva tutto ciò che usciva dal giubbino erano solo le dita che usava per reggere la sigaretta. Come stava facendo in quel momento, dopotutto.

Era poggiato al palo mentre aspettava l'autobus e aspirava sempre più fumo sperando che quella sigaretta non finisse mai. Non aveva un vizio, o dipendenza, però nell'ultimo periodo trovava conforto nel farsi una sigaretta ogni mattina per calmare i nervi. Almeno lui riteneva che se avesse voluto smettere ci sarebbe riuscito, ma si schiaffeggiava da solo quando la notte l'improvvisa voglia di sentire il sapore amaro in bocca gli balenava nella testa.

Per parecchio tempo rimaneva a guardare il soffitto, purtroppo la stanchezza fisica non era abbastanza per fargli spegnere la mente e quindi preferiva ammirare il vuoto; a volte alzava il dito e trattava linee immaginarie, ci immaginava delle stelle o iniziava a contare le pecorelle come nei cartoni nella speranza di addormentarsi. Ma niente, si chiedeva come fosse possibile se la sua mente la sentiva vuota, priva di pensiero, solo che quello era un effetto illusorio: era proprio perché ne aveva troppi di pensieri che non riusciva a focalizzarne uno in preciso, nemmeno uno stupido.

Tuttavia cercava sempre di non fumare troppo prima che i sensi di colpa lo soffocassero, ma aspettava impaziente che riuscisse a farsi almeno tre ore di sonno per arrivare al mattino pronto per camminare e farsi la sua sigaretta.

Prese dalla tasca il telefono a schermo spento controllandosi il viso, i capelli soprattutto che con il freddo assumevano un aspetto orribile, però non si soffermava troppo sulle imperfezioni, non era tipo da disperarsi particolarmente per l'immagine, anche se non era sicuro che si piacesse davvero.
Infatti sistemò solo il ciuffo e poi riportò il cellulare in tasca, guardando l'ultimo tiro che aveva da fare.

Deglutii quel sapore amaro che si mischiava con la sua vita, ormai era l'unica cosa che riusciva ad assaporare, nonostante odiasse ogni sostanza amara o con un retrogusto amaro, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine e la apprezzava sempre di più.
Niente sarebbe stato più amaro della vita, no?

Era in quella scuola da anni e non riusciva a farsela andare bene, gli studenti sembravano tutti teppisti ed effettivamente si comportavano da tali, apparte alcuni ragazzi ritenuti "sfigati" che erano i più sopportabili. Non riuscì a legare con qualcuno, c'era un ragazzo in classe sua che lo trattava bene ma non aveva particolare interesse, non si voleva affezionare soprattutto in ambito scolastico.

Fissò il cemento grigio per qualche secondo, leccandosi le labbra secche mentre nascondeva le mani nelle tasche e cercava di riscaldarsi anche se con scarsi risultati.
Aveva la pelle molto chiara, quasi pallida, come se stesse sempre male, e delle occhiaie ben evidenti che creavano un bel contrasto; in inverno è come se questi colori freddi che possedeva si integrassero con l'ambiente, come se fosse nato per vivere in inverno e basta, anche se lui era proprio nato in estate. Ennesimo contrasto.

Lui ne era pieni, era sempre in contrasto con sé stesso e probabilmente da questo nascevano vari suoi problemi, ma non pensava ci sarebbe stato un modo per evitarlo quindi lo accettò e basta.
Alzò gli occhi dal cemento iniziando a spazientirsi, la strada era ancora deserta e, per quanto fosse pacifica, lui voleva solo salire sul proprio autobus e andare a scuola.

airforce | mimmoneWhere stories live. Discover now