Lo sa che d'ora in poi non può più fare la pischella

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Simone era in bagno mentre si sistemava il colletto della camicia – lo stava facendo già da dieci minuti in realtà ed era sistemato – era ancora lì perché non se ne era accorto. Stava pensando a Mimmo, alla frase che gli aveva detto appena era ritornato in camera sua quel pomeriggio. Voleva consolarlo e avrebbe voluto lasciar  stare la festa e anche Manuel che lo aspettava perché sentiva che fosse giusto così, ma Mimmo ha cercato di ignorare tutto ciò e si è andato a preparare in camera sua.

Forse Simone doveva insistere, almeno era quello che si diceva da solo perché non voleva che Mimmo venisse a quella festa solo perché gliel'aveva detto lui o perché si sentiva costretto, se non se la sentiva non doveva. È che in realtà si aspettava di vedere una reazione forte alla notizia di suo zio, anche rabbia, ma Mimmo dopo aver detto a Simone quello che aveva scoperto aveva chiuso gli occhi per qualche secondo, e quando li riaprì Simone poteva giurare di aver visto l'azzurro in essi spegnersi un po', prima che il biondino si comportasse come se niente fosse successo. Forse non gli interessava nulla, o forse gli interessava troppo.

Mimmo era seduto da qualche minuto sull'angolo del letto, con la schiena curva e addosso solo i boxer, mentre guardava allo specchio verticale che avevano posizionato lì davanti. Apparte la pessima posizione, Mimmo si pentì di aver posato l'occhio per troppo tempo su sè stesso per colpa di quello specchio: era come guardare una foto fatta bene così tanto che ti fissi sui minimi difetti. Il suo umore dopo aver saputo di suo zio era decisamente calato, si sentiva come se avesse una nuvola nera in testa che lo avrebbe accompagnato ogni minuto della sua vita; di solito per affrontare la notizia se ne sarebbe stato da solo ma pensò che la festa era un buon modo per distrarsi, qualcosa sarebbe successo o avrebbe potuto pensare alla musica di merda che probabilmente ci sarebbe stata.

Guardò il segno verticale indelebile che gli caratterizzava il braccio destro e ci passò l'indice sopra, ogni volta aveva paura di toccarlo perché lo vedeva ancora come una ferita aperta.
Sospirò e si alzò dal letto per guardare l'orario sul telefono poggiato in bagno e decise di darsi una mossa. Già aveva perso parecchio tempo perché prima che si andasse a lavare era stato a fissare i vestiti che aveva nell'armadio, che gli aveva gentilmente portato Dante – che era andato a recuperarlo a casa sua – non sapendo che indossare perché... Semplicemente non era mai andato ad una festa. Non sapeva come vestirsi e non voleva chiedere a Simone perché si vergognava, non aveva nemmeno qualcosa di elegante, quindi optò per un jeans nero largo con le ricuciture bianche e un maglioncino bianco con scritte nere random strappato apposta alla base o alle maniche.
Vabbè tant 'ndo buij chi m ver'.

Cercò di sistemare il meglio che poteva i suoi capelli ma il ciuffo quello era, la cosa che apprezzava dei suoi capelli è che almeno erano biondo cenere, non erano così comuni come si poteva pensare, poteva vantarsi di qualcosa.
Mise le sue airforce bianche e aprì di poco la porta della stanza per guardare se c'era qualcuno, senza motivo, girò la faccia nella stanza di nuovo solo per allungarsi verso il comodino accanto alla porta e portarsi il pacchetto di sigarette e il cellulare in tasca, prima di uscire davvero da quella camera che era ormai sua.

Si incamminò lentamente verso camera di Simone, era un po' imbarazzato perché si era chiuso in camera e lo aveva ignorato per tutto il pomeriggio e ora non sapeva nemmeno se fosse pronto, ma prima che potesse pensarci troppo la porta si aprì di scatto, Simone forse era nel cervello di Mimmo e non voleva dirlo.

Mimmo squadrò l'altro; osservò come la camicia aderiva alle sue spalle e anche il jeans che gli calzava stretto attorno alle cosce, ma non gli stava male. Lui e Simone avevano stili completamente diversi. Non criticava i gusti di Simone solo perché, a Simone, quei vestiti stavano bene ma non osava nemmeno ad immaginarseli addosso.

"Oh Mimmo, mi hai fatto spaventare, sei pronto?" la voce di Simone fece riprendere il biondino che iniziò, finalmente, a fissare gli occhi nocciola dell'altro.
"Sì– anche tu immagino. Stai bene" passò le mani sudaticce sulle tasche posteriori del jeans e annuiva leggermente mentre lo diceva, gli piaceva davvero come stava. I ricci sembravano una nuvoletta, ma non l'avrebbe detto questo.

airforce | mimmoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora