E io se penso che ora casa nostra è casa sua, mi rasserena

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Mimmo avvolgeva il torso di Simone mentre erano in moto, stava pensando alla frase che gli aveva detto Simone qualche minuto prima.
"Mì, ti puoi fidare di me? Solo per un giorno?"
Non gli aveva dato fastidio, più che altro non pensava che Simone avesse percepito della sua poca fiducia, che provava principalmente per chiunque e involontariamente, e anche il fatto che lo avesse accettato e basta. Non aveva fatto storie, non l'aveva detto per farglielo notare perché non gli andava bene. Lo sapeva e basta.

Più i giorni passavano più si rendeva conto che Simone non era quello che si aspettava e ancora non riusciva a capire cosa aspettarsi da lui, perché a quanto pare ci teneva a non farlo annoiare mai proponendo cose sempre più strane. Non sapeva se lo facesse con tutti, se lo avesse fatto con Manuel o con un suo ex fidanzato, ma non gli importava molto perché lo faceva sentire bene.

Aveva sempre paura che tutto sarebbe finito presto e quindi voleva solo goderselo, inoltre chissà quando incontrava qualcuno come Simone. Stavano andando in giro da un po', non sapeva se il ricciolino lo avesse lasciato con la suspence solo per alimentargli la curiosità e tenerselo con sè o se davvero conosceva un posto carino. Si sarebbe fidato, era quello che gli aveva detto.

"Simò ma che domande sono–"
"Mì, fidati solo per oggi. Domani puoi anche mandarmi a fanculo"
"Va bene, Simò, domani ti ci mando"

Avrebbe voluto parlare di quelle sensazioni che provava con Simone con Dante, perché di base quando doveva affrontare un problema andava sempre da lui, era come andare da uno psicologo, ma non poteva certo palesarsi così tanto quando si parlava di suo figlio. E soprattutto, non voleva far sembrare che lui e Simone avessero un rapporto diverso, speciale, magari non quello che avevano Simone e Manuel. Almeno pensava così, perché ogni volta che analizzava i suoi pensieri non gli sembrava un qualcosa che aveva mai provato prima.

Li aveva degli amici, a Napoli, aveva un gruppetto da quando era piccolo perché lì è abitudine crescere in mezzo agli altri e giocare in strada, conoscendo piano piano tutti del paese. Era rimasto lì fino ai tredici anni, fino ad allora lui e i suoi amici a malapena parlavano del loro rapporto e nemmeno ci pensavano. Erano amici, e basta. Non parlavano mai di come si erano conosciuti, come erano diventati amici, non si questionavano come andassero così d'accordo. Erano quello che erano, finiva lì. Solo quando Mimmo ha dovuto trasferirsi da suo zio a Roma iniziò a pensarci e si ricordava bene come ad alcuni suoi amici gli morirono le parole in gola mentre si salutavano, attirandolo in un abbraccio stretto per nascondere che stessero piangendo.

Lo sapevano che probabilmente non lo avrebbero più rivisto, chissà che strada avrebbe preso lui o quella che avrebbero preso loro. Erano piccoli ma non erano sicuri del fatto che sarebbero riusciti ad essere diversi da chi li circondava.
Non volevano, non erano d'accordo con tutto quello che facevano le loro famiglie, volevano essere migliori; ma finché sei bambino sei giustificato, ti lasciano stare, ma quando cresci o te ne vai o diventi come loro.

I suoi amici non piangevano per la tristezza, infatti, ma speravano che almeno Mimmo si salvasse. Roma era meglio di occupare, entrare e uscire dal carcere ogni settimana per vedere tuo padre. I primi compleanni li festeggiava lì, o almeno si faceva dare gli auguri dal padre perché lo facevano stare bene, ma quando ha visto che i suoi genitori lo usavano come scusa per dirsi cose e per passarsi droga mentre le guardie erano distratte non l'ha voluto più. Non ci è andato più in carcere, non importava nemmeno quante botte prendesse perché secondo sua madre stava "mancando di rispetto", non ci andava.

Ogni tanto vorrebbe rivederli i suoi amici, tornare a Napoli, ma avrebbe paura di vederla se le cose fossero peggiorate, se i suoi amici non fossero i bambini di una volta. Tante cose non se le sono dette, ma si sono voluti bene.
Ma era un bene diverso, si sentivano come fratelli, con Simone ci viveva e non lo sentiva come un fratello.

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