sessantatre

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🩰🌷☀️🎀

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🩰🌷☀️🎀

«ciao» sentiamo la voce di maria arrivare dagli altoparlanti

«ciao maria» rispondiamo in coro io sarah, marisol e sofia che siamo in cucina

«allora ho letto le vostre lettere» ci dice maria. in questa settimana ci è stato chiesto di scrivere un tema, il titolo è "chi sono io? le mie insicurezze e ciò che non riesco a dire di me"

«ah» mugugna sofia alzando il viso verso l'alto

«quindi inizierei a chiedere a marisol se la tua lettera la vuoi leggere a tutti o vuoi qualcuno in particolare» continua maria

«ma allora io mi ero promessa di non parlare di questa cosa mai più, però dal momento in cui sono cresciuta e ho superato questa cosa..» prova a spiegare la ballerina

«potrebbe aiutare persone fuori» dice la bionda

«esatto, anche qui, vorrei capire se è successo a qualcuno magari»

«quindi a tutti?» richiede maria, ricevendo un sì con la testa da marisol

«brava mari» dico dandole un abbraccio , sorridendo

«andiamo tutti sulle gradinate giovani» ci richiama maria

«partiamo da marisol. il tema era intitolato "chi sono", giusto?» chiede sempre la bionda

«si» rispondiamo in coro

~

«camilla, vieni tu? vuoi leggerla davanti a tutti?» mi chiede maria come per marisol

«sisi certo, mi fido bene o male di tutti qua dentro» dico slegando la mano da simone e l'abbraccio da marisol e gaia

«il mio nome è camilla, ho 19 anni compiuti da poco. ho vissuto un'infanzia felice, circondata da una famiglia che mi dava tutto l'amore possibile, da amici e da tutto quello che una bambina può desiderare. ero una ragazza spensierata, sempre con il sorriso che stava ore fuori con i suoi amici. un giorno ricevetti una notizia che mi cambiò completamente la vita. il capitolo della mia vita spensierato si chiuse per aprirne un altro. cupo, buio, pieno di insicurezze. "tuo papà è stato coinvolto in un incidente stradale, non gli rimangono ancora molte ore di vita". non feci neanche in tempo a raggiungere l'ospedale in cui era stato portato. piansi per ore ed ore, per settimane, per mesi. non sapevo cosa fare, come comportarmi in una situazione del genere. io e papà eravamo legatissimi, facevamo tutto insieme, mi sentivo bene quando stavo in sua compagnia. da quel momento faticai ad uscire di casa, stetti chiusa in casa per quattro lunghi mesi in cui facevo fatica ad andare a scuola. all'inizio mi rifugiavo in sala da danza per ore ed ore poi faticai ad andare anche in quel posto, tutto mi ricordava papà. iniziai anche a non mangiare e faticavo a stare in piedi senza qualcosa in pancia. un giorno andai dal medico per una visita, "se continui a non mangiare, non potrai continuare danza perché le tue ossa non possono sopportare quei movimenti" mi disse il medico. spalancai gli occhi e sentì qualcosa accendersi in me. la danza era l'unica ancora di salvezza a cui potevo attaccarmi senza essere ferita. mi rialzai lentamente, superando momenti nei quali mi sembrava di essere risucchiata da un vortice, fino a ritornare ad essere più o meno quella di prima. nonostante io sia tornata ad essere una ragazza con il sorriso, nascondo un lato oscuro. da quel momento non mi apro con gli altri facilmente, non mi affeziono facilmente e risulto fredda con la maggior parte delle persone che mi ci circondano. la cosa che faccio più spesso è allontanare le persone per capire se ci tengono davvero a me e ritornano. ho paura di soffrire di nuovo e ricadere in quel buco nero. grazie per avermi ascoltata» legge maria mentre sento il viso riempirsi di lacrime

𝐔𝐍𝐀 𝐐𝐔𝐄𝐒𝐓𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐆𝐔𝐀𝐑𝐃𝐈 || 𝐒𝐈𝐌𝐎𝐍𝐄 𝐆𝐀𝐋𝐋𝐔𝐙𝐙𝐎Where stories live. Discover now