Capitolo 2

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Passarono i mesi,mi resi conto che il mio livello di sopportazione stava raggiungendo un livello profondo: stavo perdendo sempre più pazienza e il mio uso spropositato di cocaina si faceva sentire, soprattutto lo spreco di soldi che ogni volta mi portava a commettere questa sostanza. Era diventata molto diffusa tra i giovani,costava anche molto: quando la rilasciarono costava poco e niente,non sapevano neanche che effetti dasse,ma con il corso del tempo tutti ne volevano un grammo,poi due e poi c'era gente,come me,che spendeva la paga settimanale per le varie compere della casa in cocaina,per contrastare lo sconforto che provavo in quel periodo.

Avevo appena fatto il mio rifornimento periodico,i soliti 5 grammi spartiti in quattordici giorni e via. Mi sentivo in paradiso,sentivo come se fossi in grado di fare qualsiasi cosa,anche se la società mi opprimeva sempre più.

Avevo riflettuto bene: non potevo sprecare tutti i soldi della mia paga in sostanze stupefacenti. Mi dovevo dare da fare in qualche modo,anche se quella società era molto riluttante nei confronti delle donne al lavoro: ''Oh guarda una donna che chiede lavoro? Che scherzo è mai questo?! Da quando in qua le donne lavorano?! Loro devono badare alla casa e non stare in mezzo alla strada a drogarsi come delle buone a nulla... Torna a casa e non farti vedere mai più'' che società antiquata! Stavo per perdere la pazienza,ma dovevo rimanere calma e serena e tornare a casa e... Diamine, avevo perso la cocaina!.. cercai e cercai nella mia borsa: niente di niente,l'avevo persa! Ah quello scriteriato me l'aveva di sicuro rubata!

Tornai a casa,sembravo un animale infuriato e l'uomo che avevo sposato era impassibile. Sembrava una macchina, proprio come me,ma senza neanche un briciolo di umanità e se davvero ce l'avesse non sarebbe così crudele. ''Beh? Non hai comprato niente al mercato? Fammi vedere quanti soldi ti rimangono!'' mi disse con un tono nervoso e iniziò a controllare la mia borsa. Non trovò niente,solo un residuo di polvere bianca. Impallidì. Avevo paura che mi scoprisse. Ma non disse nulla, pensò solamente che la borsa fosse sporca e ordinò alla cameriera di lavarla,ma notò una cosa: non c'era il resto dei soldi che mi aveva dato dalla paga settimanale. Si infuriò come un leone in gabbia e esordì uno spettacolo: il mio collasso.

Schiaffo dopo schiaffo,me ne disse di tutti i colori, continuò a trattarmi come se fossi il nulla assoluto e scattò qualcosa in me...qualcosa che non sono riuscita a spiegarmi ma scattò e nel momento necessario: ''Come osa toccarmi con quelle mani rozze? Non hai idea dell'inferno che mi sta facendo passare giorno dopo giorno,mese dopo mese e io dovrei continuare a starle accanto anche nei prossimi anni? No,no,io mi rifiuto,non voglio più vivere così. Tu e la mia famiglia dovete solo andarvene al diavolo!'' si chiuse il sipario: mi diede il colpo di grazia. Era lo schiaffo più forte che abbia mai ricevuto in vita mia,che mi segnò fino al giorno seguente. Il segno vivido della sua mano sulla mia guancia era così impresso sulla mia pelle,come se la sua mano fosse rimasta lì sulla mia guancia per tutta la notte.

Ero arrivata al limite della sopportazione e sentivo di non farcela,ma mi detti forza in qualche modo: pensai e mentre pensavo,mi ero chiusa in bagno piangendo dal dolore, coprendomi le orecchie per non udire alcun suono: né il mio pianto, né il rumore della pioggia,che mi era tanto caro, né la voce della cameriera che, preoccupata, mi chiese come stessi e io nascondendo il mio tormento interiore le risposi falsamente che andava tutto bene. 'Quando in realtà sappiamo meglio di chiunque altro che non va bene,vero?' sentii una voce nella testa che mi sussurra l'inverosimile!...avrei dovuto scappare da questa vita per essere libera? "No,non devo scappare,sono più forte di così! Sto dando troppa importanza alla mia vita,alla fine non ha importanza, come va, va. L'importante è che rimango tranquilla e-'' 'Tranquilla eh? Davvero? Tu mi parli di tranquillità?' ''Perché no?'' 'Sei seria? Se tu davvero fossi stata tranquilla non saresti qui a parlare con qualcuno che non è altro che il tuo cervello perché sei sola! Tremendamente sola! E tu mi parli di tranquillità,quando non hai neanche un minimo di stabilità interiore? Ah,ma per favore!' ''Taci! Non voglio sentirti più!''

State zitte tutte e due!

Si sentì un colpo di un vetro rotto. Erano le 3 di notte. Avevo rotto lo specchio con un pugno in preda alla rabbia e lo shock mi provocó uno svenimento che mi fece sbattere la testa sul lavabo del bagno. Mi auto-mandai in paradiso per una notte: senza droghe né niente,ma per sfortunata non avevo la sostanza bianca a farmi compagnia.... Se solo quel vecchio non me l'avesse rubata a quest'ora dormirei sonni tranquilli... Mi serviva assolutamente,come l'aria per un essere umano,eppure non potevo neanche assumerla perché l'avevo persa...dovevo rifugiarmi nel mondo del sogno per una notte senza la mia neve d'inverno, che mi scaldava il cuore ogni volta ne prendevo una pallina e via! Inizia una guerra a palle di neve!

E all'improvviso ritornai a quando avevo 5 anni: giocavo a palle di neve con te,amore mio! Si, eri con me anche quel giorno! Il 15 dicembre e come dimenticarlo! Sembrava come se fosse un sogno: ero l'unica bambina lì da sola,con la testa sui libri sin dalla tenera età e tu,mi tesi la mano e andammo a giocare a palle di neve. Ti avevo sempre battuto,ogni volta che ci giocavamo,vincevo sempre! Non so se era perché non mi volevi vedere triste per la perdita oppure perché eri davvero scarso a giocare,ma vincevo sempre io! Ah quanta felicità tutta questa neve! E questo pupazzo di neve, costruito insieme a te! Questo ricordo lo farò vivere nella mia memoria crescendo come fuoco vivo nel mio cuore che arderà solo per te!
Ritornerai? Oh ma certo!...tutte le volte che necessiterai di me!

...Cosa succedeva? Mi ero svegliata di nuovo? E perché mi trovavo in bagno?... Oh,credo non importi, era solo un sogno,dopotutto...

𝓛𝓪 𝓿𝓲𝓪𝓷𝓭𝓪𝓷𝓽𝓮 𝓭𝓪𝓰𝓵𝓲 𝓸𝓬𝓬𝓱𝓲 𝓭𝓲 𝓷𝓮𝓫𝓫𝓲𝓪Where stories live. Discover now