9 parte

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LENA:

<Sei uguale a quella puttana di tua madre, credi davvero che io ti voglia bene ahahhahahaha> mi sbraita contro, mentre continua a darmi calci forti sullo stomaco, perché io? cosa ho fatto di male, per meritarmi tutto questo.
<spero proprio che tua madre muoia>
<come ti sei permessa a denunciarmi brutta stronza> si slaccia la cintura, la sfila e inizia ha darmene colpi attroci sulla schiena,

sto in silenzio a soffrire perché ormai ho capito che urlare e inutile, nessuno potrà mai salvarmi, ma sono felice che non ci siano i miei fratelli e mamma ha subire tutto questo, sono felice che sia io a subire al posto loro.

Ho appena fatto 18 anni i miei fratelli sono ancora piccoli quindi per adesso dovranno rimanere in orfanotrofio, ma sara solo questione di tempo, perché li porterò via da quel posto orribile.

<Sai mi rende proprio felice sapere che quella troia di tua madre stia soffrendo in questo momento, la malattia ha fatto tutto al posto mio> ghigna minaccioso,
Dopo di ché prende i miei capelli nella sua mano e li inizia ha tirare fortissimo causandomi un maldi testa attroce,
<bastarda prova a denunciarmi di nuovo, è farò di peggio sia con te che con gli altri 2 coglioni, intesi?> mi chiede forzando la mano sui capelli , io annuisco, lui ride e poi va via,

Appena si chiude la porta scoppio in un mare di lacrime.

Rimango distesa sul pavimento a piangere, distrutta dal dolore che mi ha causato .

Come fa un padre ha voler così tanto male hai propri figli, come fa ha picchiare la donna con cui ci ha fatto 3 bambini,... i suoi figli.

Apro gli occhi, ma li richiudo subito per la troppa luce che mi arriva.

Li riapro piano piano fino ad aprirli del tutto.

mi trovo disorienta in una stanza che non conosco, cosa è successo perché non ricordo nulla, sento solo la testa scoppiarmi

<Oh salve signorina, come si sente?> mi chiede una donna con addosso un camice da infermiera, mi guardo attorno per capire dove mi trovo, è una stanza da letto molto lussuosa

<Oh salve signorina, come si sente?> mi chiede una donna con addosso un camice da infermiera, mi guardo attorno per capire dove mi trovo, è una stanza da letto molto lussuosa

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<Dove mi trovo?> chiedo con un tono di voce stanca e debole, lei si avvicina di più a me con un bicchiere di acqua <tenga...beva, gli servirà a rinfrescare la gola> mi aiuta a bere l'acqua,

mi sento il corpo addormentato, paralizzato.

<io sono Josephine, la sua infermiera personale> la guardo non capendo il motivo per cui io debba avere un infermiera, <Cosa mi è successo?> lei mi sorride <Signorina, io non ho il diritto di dirle niente, però ho il compito di farla riposare, ho informato la cuoca del suo risveglio è sta preparando dei piatti squisiti> perché non può dirmi nulla, Io ho il diritto di capire cosa mi è successo,
Ma decido di lasciarla stare e di pensarci più tardi se non può dire niente vuoldire che qualcuno la costretta a non dire nulla.

Ricattata Dal DiavoloDonde viven las historias. Descúbrelo ahora