1.41 ● QUANDO MI SALVARONO

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TW: capitolo lungo, puoi saltare tutta la prima parte che è solo spicy

Desiderai che Nate rimanesse con noi per sempre. Michael sembrava essere più gentile con me quando c'era lui, e io mi sentivo più felice insieme a tutti e due.

Sul divano c'era ancora il calore del corpo di secchione. Mossi le gambe, sentivo uno strano fastidio. Passai una mano sulle mutandine e le sistemai, provai un solletico nuovo e una tensione che, come un'onda, si sparse per il corpo per un attimo. Mi guardai le dita.

Sono bagnate. Non mi sono fatta la pipì addosso.

Il cuore mi fece un balzo al ricordo della lezione di Nate di due sere prima.

Mi sono...

Presi un cuscino e me lo schiacciai sulla testa e gridai. Non poteva davvero farmi quell'effetto, Michael. Davvero il contatto con lui mi eccitava? Mi tornarono in mente tutte le posizioni che mi aveva fatto vedere Nathan sul computer e che mi aveva spiegato.

Le mani di Michael sopra di me.

Il respiro mi era diventato così veloce che la stanza aveva iniziato a girare. Il tessuto del divano mi pizzicava sulla pelle, riuscivo a sentire ogni minimo movimento dei miei muscoli, i capelli sul viso mi facevano un solletico strano che arrivava fino alla testa e di nuovo tra le gambe. I capezzoli spingevano sul tessuto del reggiseno.

Allungai la mano per sistemarmi di nuovo le mutandine, il tessuto della biancheria appiccicato alla mia pelle iniziava a darmi fastidio, ma le dita sfiorarono altre parti. Fu come una tentazione che non riuscivo a combattere. Nei secondi successivi scoppiò una specie di onda che partì da dove avevo le dita, strisciò fino al sedere, alle cosce e poi più su, al cuore che picchiò dentro di me. La vertigine aumentò e fu come un velo nero nella testa che fece sparire la stanza e tutti i suoni intorno.

Rimasi immobile sul divano in quella posizione per tanto tempo, la mente era vuota, non ragionava, ma stavo bene.

Aprii gli occhi, ero ancora stordita, ma soprattutto, capii cosa mi era successo.

Mi nascosi la faccia tra le mani e un odore intenso, un profumo caldo, mi colpì.

Le persone a cui piacciono le ragazze, lo apprezzano.

Le parole di Nate.

Sudata, mi alzai. Traballai appoggiandomi a qualsiasi parte dei mobili fino a raggiungere il bagno e mi infilai nella doccia. Mossi la leva piano fino a far diventare l'acqua fredda. Mi sembrò assurdo che i brividi mi potessero rilassare, eppure, era così. Con la pelle ancora umida mi gettai sul letto e alla fine, mi addormentai.

Avrei voluto davvero sapere, il giorno dopo, se avevo un cartello addosso che diceva quello che avevo fatto.

Michael a colazione non mi staccava gli occhi di dosso e Nate mi lanciava sorrisini strani.

No, dai, non è possibile che abbia davvero capito.

I cereali integrali mi facevano ancora schifo e avevano il sapore del cartone, ma in quel momento dovevano essere più affascinanti di Michael, da come stavo chinata su di loro.

I due mi rimasero attaccati come il nastro adesivo fino a scuola. Evitai di guardarli per tutto il tempo.

Cavolo, è la prima volta che mi dà così tanto fastidio avere gente appiccicata addosso.

Entrata a scuole, schivavo gente, mi muovevo veloce e a scatti, con quella velocità mi illudevo di poter distanziare i pensieri che mi erano tornati appena sveglia.

Io eccitata per secchione...

Durante le lezioni, mi bastava sistemarmi un secondo sulla sedia che mi arrivavano gli stessi brividi. desideravo sparire sotto il banco: per qualche motivo, il mondo intero mi studiava con migliaia di occhi e mi urlava "Juno si è toccata!"

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