Capitolo III

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Siamo arrivati.
Quelle parole riecheggiano ripetutamente nella mia testa. Sebbene la mia vita abbia già subito un'enorme svolta, questo momento segna il punto di non ritorno. Io faccio parte di quel tipo di persone che ha bisogno di tempo per affrontare un problema, non riesco a vivere alla giornata, ho bisogno di organizzarmi. In questi giorni, invece, ho dovuto agire, senza avere il tempo di metabolizzare quello che mi stava succedendo.

Mi ricordo ancora quando un ragazzo della mia scuola aveva scoperto di essere un mutante, mi ricordo la sua faccia quando è uscito definitivamente dall'edificio, mi ricordo i mormorii dei miei compagni e mi ricordo che io ero rimasta pietrificata. Non ho mai saputo che cosa avesse fatto per essere scortato fuori. Chissà se alla ASP ci sarà anche Andrew, così si chiamava se non erro.

Mi slaccio lentamente la cintura. Stai calma Shannon, respira. Apro la portiera e chiudo gli occhi. Quando li riapro ciò che vedo davanti a me è il nulla. O meglio, vi è solo un vecchio cancello di grandi dimensioni. La mia famiglia ha espressioni confuse dipinte sul volto.

"Dovrebbe essere qui...ho seguito alla lettera le indicazioni del preside Collins." Mio padre si avvicina al cancello e tenta di aprirlo, ma l'unica cosa che ottiene è la produzione di un raccapricciante suono stridulo.
Perfetto, la mia presunta scuola consiste in un cancello e gli studenti sono invisibili. Anche se apparentemente non vi è anima viva se non noi, mi sento osservata. Cammino titubante verso il cancello e allungo un braccio.

"Ma che fai sei impazzita?" Mio fratello sbuffa, alzando gli occhi al cielo e aggiunge: "Non solo sei mutante, ma anche fuori di testa."

Io non faccio caso a quello che dice e mi piazzo davanti al cancello. Osservo la maniglia e comincio a riflettere. Poi improvvisamente ho un'illuminazione: potrei sferrare un calcio in stile ninja. Comincio a indietreggiare.

"Oddio..." Davis si prende la testa tra le mani con aria disperata. "Cosa ho fatto di male?" Volge il suo sguardo verso il cielo.

"Shann ma anche se si aprisse dietro non c'è null..."

Mio padre non riesce a finire la frase che comincio correre; quando mi trovo vicino al cancello mi alzo in volo e con il piede destro lo colpisco. Il mio balzo in stile Kung Fu Panda non finisce lì e mi ritrovo stesa a terra dall'altra parte del cancello.

Alzo la testa e sgrano gli occhi. Davanti a me si erge un palazzo, o dovrei dire castello, di enormi dimensioni. Le finestre sono squadrate e occupano gran parte della facciata, davanti alla quale si estende un viale alberato. Di fronte al grande portone vi è una folla di ragazzi, che sembrano avere più o meno la mia età: a dispetto del piccolo gruppo che non fa caso a me, la maggior parte delle persone mi guarda ridendo. Che. Figura. Di. Merda. Sto dicendo davvero troppe parolacce. Mi devo purificare al più presto.

Il portone si apre improvvisamente e tutti, fortunatamente, cominciano ad entrare. Tra la calca si fa strada una figura dai capelli color carota, è barbarossa! Mio fratello mi aiuta ad alzarmi e quando alzo lo sguardo verso i suoi occhi, noto che sono lucidi. Il bastardo ha riso di me. Sbuffo, anche il preside sembra divertito.

"Benvenuta nella mia umile scuola Shannon. Ho notato con piacere che le abilità motorie non le mancano." Mi sorride e aggiunge "Per aprirsi il cancello deve essere toccato da un mutante, sarebbe bastato girare la maniglia. Una volta toccato esso rivela ciò che vi è all'interno, in questo caso la scuola."

Okay ora mi sento definitivamente un'idiota. Meno male che non arrossisco mai, altrimenti ora sembrerei un peperone. Nonostante la mia colossale figuraccia, una domanda mi frulla nella testa.

"Scusi, ma come fa il cancello a riconoscere chi è mutante e chi no?"

Dall'espressione compiaciuta e divertita del preside deduco che ho peggiorato la mia situazione. Perfetto ora sarò catalogata come l'idiota della scuola.

The Mirror of the SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora