Capitolo XXX-April

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(Allora breve introduzione. Ho deciso che metterò ogni tanto, quando sono ispirata o per eventi speciali, dei POV di altri personaggi. Solo quelli di Shan e Sean saranno in prima persona, gli altri in terza. Sopra gli occhi di April. Buona lettura!)

April mordicchia con forza il labbro inferiore, riesce a scaricare la tensione solo in questo modo. Si passa una mano tra i folti capelli ricci e, rilasciato il labbro ormai gonfio, punta nervosamente il suo sguardo su Tyler.

"Idiota. Lo sai che a lei non piace essere chiamata così." Afferma incrociando le braccia davanti al petto, fa una smorfia per tentare di contenere l'agitazione. "Inoltre tutti sanno che sei follemente innamorato di Willow Burton..."

Un urlo strozzato interrompe il suo discorso. April si volta ad osservare l'espressione stupita e scioccata di Shannon.

Non riesco mai a capire a cosa stia pensando, sembra sempre immersa nel suo mondo. April reprime un sorriso. Incredibile, riesce a far distrarre anche me.

"Shan, tutto bene?" Chiede Abbey con il suo solito tono dolce.

Ogni volta che April sente la voce calma e incredibilmente confortante della bionda, si rilassa e si libera da ogni preoccupazione. Le due ragazze sono legate da una forte amicizia da poco meno di un anno, ovvero da quando sono entrate a far parte dell'ASP. Fin da subito si erano capite, avevano parecchie cose in comune e si completavano a vicenda.

Completamente diverso era stato il primo incontro con Adam.

April chiude gli occhi cercando di imporre alla propria mente di non ricordare quell'evento passato, ma allo stesso tempo così vivido. Ovviamente fallisce miseramente.

April camminava frettolosamente per i corridoi della scuola. Si era data appuntamento con un ragazzo, di cui non ricordava nemmeno il nome, nel giardino anteriore. Le aveva chiesto di uscire, ovvero di vedersi per una passeggiata notturna, durante un cambio d'ora.

Era crollata in un sonno profondo appena aveva toccato il morbido letto. La sua compagna di camera non si era presa la briga di svegliarla in tempo, sebbene sapesse perfettamente gli impegni della mora.

Quando varcò l'uscita che dava sull'immenso cortile ben curato, l'orologio dell'Accademia segnava poco più delle otto di sera.

April cominciò a formulare mille scuse per evitare una memorabile figura di merda. Non era mai stata una persona a cui importava granché degli altri, ma allo stesso tempo non le piaceva apparire come una smemorata oppure come una ragazza non coscienziosa.

Amava la puntualità ed odiava aspettare.

Si sistemò i lunghi capelli ribelli e allisciò la stoffa dei jeans neri. Cercò con lo sguardo la chioma castana del ragazzo, ma notò qualcun altro.

Immediatamente gli occhi marroni della ragazza si levarono al cielo e nella testa di April si susseguirono centinaia di imprecazioni decisamente poco femminili.

Vicino ad una panchina si ammassava il gruppo più gettonato e conosciuto dell'intero istituto accademico.

Non sapeva i loro nomi o i pettegolezzi che si vociferavano sul loro conto, ma li aveva chiaramente riconosciuti.

Erano una delle poche compagnie ad aggirarsi di notte per la scuola (non vi era ancora alcun coprifuoco) ed il motivo era noto a tutti.

April si strinse nella sua felpa blu e tentò di scacciare quel brivido che le stava percorrendo la spina dorsale.

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