Capitolo XXVII-Sean

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(Sean's point of view.)

"Dove stai andando?!" Candice prova invano a sovrastare la musica con la sua voce.

Tentativo piuttosto mal riuscito.

"In camera." Taglio corto.

Probabilmente non ha nemmeno sentito la mia risposta, ma poco importa. Spero solo che non continuerà a bombardarmi di messaggi.

Mi passo una mano sulla faccia, sbuffando sonoramente. Quella ragazza deve aver frainteso le mie intenzioni. Mi è stata appiccicata per tutta la serata, ballandomi addosso come una cozza.

Ho solo accettato di darle ripetizioni, non di essere suo marito.

È quasi l'una e non ho più forze in corpo. Di solito ritorno dalle feste molto più tardi, ma adesso voglio solo stendermi sul letto e chiudere gli occhi.

Adam direbbe che sono un apatico con voglia di socializzare pari a zero, ma sinceramente la vita è la mia, quindi faccio quello che mi pare.

Tasto la tasca dei jeans per trovare la chiave della stanza. Quando la tiro fuori noto che assieme ad essa c'è anche una foglia.

Aggrotto le sopracciglia e poi sospiro.

È una foglia di salvia.

Entro nella stanza e chiudo la porta con un tonfo. Avevo evitato di pensare a lei per tutto il giorno e proprio adesso che sto per andare a dormire, l'immagine di Shannon che cade sul cespuglio di salvia mi ingombra la testa.

Non sopporto i ricordi. Momenti di vita passata che ti danno il tormento ogni giorno.

Fisso il cestino chiedendomi se buttare la foglia o meno, decido poi di posarla sul comodino.

Potrei farla essiccare ed usarla come segnalibro. No, meglio di no. Nella mia vita non c'è spazio per il passato. Specialmente la parte più oscura di esso.

Entro in bagno e comincio a lavarmi i denti, sciacquandomi il palato dall'alcol ingurgitato.
Osservo il mio viso allo specchio e noto che la mia barba è cresciuta un po' troppo per i miei gusti. Sbuffando, apro dei cassetti a caso, per poi impugnare un rasoio ed infine radermi con accuratezza.

Mi chiedo se i professori abbiano trovato qualcosa nella casa. Appoggio entrambe le mani ai lati del lavandino, sporgendomi in avanti. Le mie orecchie percepiscono il fastidioso e lento gocciolare dell'acqua.

Troppe coincidenze. Ci sono state troppe coincidenze. Nel profondo so cosa sta succedendo, anzi cosa non è mai successo.

L'ho sempre saputo, in fondo. Anche se tutt'ora non ne ho la certezza.

Stacco le mani dal lavandino e noto che l'ho congelato, letteralmente. Passo un dito sulla superficie del ghiaccio e assaporo la familiare sensazione di freddo. Quella patina così trasparente da potermici specchiare alla perfezione è l'unica cosa che non mi abbandonerà mai.

Qualcosa nella mia tasca sinistra sta vibrando freneticamente, il cellulare.

Alzo gli occhi al cielo nel vedere le prime quattro cifre del numero di Candice, ovviamente non l'ho salvato in rubrica, la mia memoria supera di gran lunga quella di questo aggeggio.

The Mirror of the SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora