Capitolo XXVI

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(In questo capitolo saranno presenti alcuni ricordi di Shannon! Ditemi se il modo in cui li narro vi piace! Buona lettura!)

Sean mi fissa senza batter ciglio, io ricambio lo sguardo con il cuore in gola.

Avete presente quella sensazione che si ha prima di un'interrogazione? Sudi freddo, il cuore ti batte a mille, hai un sacco di pensieri per la testa, straparli e sei in ansia.

Ecco, in questo momento io sono l'esatto opposto. Immobile, rigida...impietrita.

La ragazza al suo fianco aggrotta le sopracciglia e si arpiona al braccio di Sean.

"Chi è quella? Va tutto bene?" gli chiede senza peli sulla lingua.

Abbasso lo sguardo sul libro e lo raccolgo da terra, lo stringo forte a me.

Faccio un passo avanti per uscire da quella sala, ma Sean mi precede alzandosi in piedi con uno scatto.

"Nessuno Candice, nessuno." Non mi degna più del suo sguardo e prende sotto braccio i libri.

Le fa un cenno per invitarla a seguirlo ed io rimango qui, sola.

Credo fermamente che faccia meno male quando sei tu ad andartene e non quando sei quello lasciato. Abbandonato. Solo.

Porco Triceratopo, odio questa situazione.

Cammino per i corridoi con una mano sulla fronte. Mi appoggio al muro per riposarmi, sto decisamente male.

Magari dormirci sopra mi farà bene.

• ••• • ••• •

Porco Velociraptor, la testa mi scoppia.

È come se un martello mi stesse colpendo ripetutamente la fronte. Vedo doppio e respiro affannata.

Così non va affatto bene, porco Mososauro.

Non ho dormito un accidente, ma non era per gli incubi inesistenti.

Sono un'idiota. Non ho mai mezzi termini, devo sempre dire quello che mi passa per la testa senza farmi capire in pieno.

Barcollo fino al lavandino e mi lavo la faccia con l'acqua fredda. Sussulto per il cambio di temperatura e fisso inorridita il mio riflesso.

La mia pelle è cadaverica ed i miei occhi sono lucidi.

Ho riletto una seconda volta Behind the silence, ho analizzato ogni più piccolo particolare ed ora mi sento più che mai la protagonista di quella storia.

Mi sembra di essere lei durante la sua crisi isterica/depressiva.

Infilo svogliatamente un paio di jeans larghi ed un maglione grigio. Potrei passare in camera l'intera giornata, ma so che mi deprimerei ancora di più.

Percorro i corridoi in silenzio. Ad un tratto una nuova preoccupazione si fa spazio in me. E se fosse troppo tardi? Se ormai...fossi caduta nella trappola di Zoar?

Mi guardo attorno spaventata, sperando di non trovarmi nella mia mente. Tiro un calcio al muro ed il dolore si propaga su per la mia gamba.

No, decisamente no. Ahia, mannaia.

Stupida. Stupida. Appoggio la testa alla parete e sospiro.

The Mirror of the SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora