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Il ragazzo spalancò gli occhi. Davvero gli stava chiedendo di restare dopo il modo in cui l'aveva trattata quando erano a casa di Robert? - Su via Nate! Sai anche tu che è una pessima idea tornare a casa adesso, soprattutto dopo quello che è appena successo!
Aveva ragione -Va bene! - si tolse la giacca e si guardò intorno - Dove dormo?
- Puoi dormire anche di la con me se vuoi... - C'era di nuovo un po' di imbarazzo nella voce di Cassie e questo fece imbarazzare anche lui - Scusami - si affrettò a dire - E' solo che sono talmente tanto abituata a dormire con qualcuno accanto che...
- Per me va bene - si affrettò a dire lui. Ovvio che andava bene, chi era lo stupido che avrebbe rifiutato un simile invito? Si trattava solo di dormire insieme a lei, ma in quel momento lui non avrebbe desiderato altro, soprattutto quella sera. Si era già pentito di aver interrotto il bacio e di averla ferita, voleva rimediare in qualche modo.
La ragazza sorrise - Bene allora seguimi! - chiuse la porta a chiave e lo fece accomodare nella sua camera da letto. Solo quando entrò si rese conto che era un po' teso. Non aveva mai condiviso il letto con nessuna solo per dormire, era la prima volta per lui. Avevano condiviso la stanza, ma non era la stessa cosa.
Si tolse le scarpe e la maglietta e si infilò sotto le coperte. Lei lo guardava con quei suoi occhi magnetici e al ragazzo parve di vedervi una scintilla, la stessa che aveva visto poco prima che lo baciasse. Ripensare alle labbra di Cassie gli fece venire una stretta allo stomaco e preferì voltarsi dall'altro lato prima che la parte irrazionale prendesse il sopravvento.
- Vado in bagno a cambiarmi - E sparì in corridoio per qualche minuto. Quando tornò aveva addosso una maglietta corta che la lasciava scoperta una parte della pancia e un paio di slip, come sempre. Nate si costrinse ad abbassare lo sguardo per far si che pensieri poco casti smettessero di ronzargli in testa, ma prima ancora di farlo lei aveva spento la luce e si infilò sotto le coperte - Scusami - Quante volte si era scusata da quando si conoscevano? Forse nessuna. Eppure quel giorno si stava scusando tantissime volte per cose che non faceva. Che fosse tesa anche lei? La risposta arrivò prima del previsto - Mi sento un po' in imbarazzo in effetti...
- Non so se ti sei resa conto, ma non è la prima volta che ti vedo in pigiama
- Allora mi guardi! Io pensavo che tu ti girassi quando... - Non poteva vedere la sua espressione ma la immaginò e decise di non aggiungere altro per evitare di rendere la cosa ancora più imbarazzante - Comunque non è la stessa cosa...
- In che senso? - Socchiuse gli occhi e dopo pochi secondi percepì la vicinanza del viso di lei. Proprio come prima, erano solo un paio di centimetri a separarli.
- Lascia stare...Buonanotte Nate! -
Gli diede le spalle e lui fece lo stesso. Se non voleva dirglielo lui non poteva di certo insistere -Buonanotte Cassie - Solo in quel momento si ricordò che, prima dell'arrivo del branco in casa della ragazza, lei gli stava dicendo qualcosa - Cassie? Sei sveglia? - Nessuna risposta, ma lui tentò di nuovo - Che cosa mi stavi dicendo prima che arrivasse il branco di tua madre? - Aspetto qualche minuto ma non ci fu nessuna risposta. Sicuramente si era addormentata. Si voltò verso di lei e quasi sobbalzò quando si ritrovò il suo viso a così poca distanza. Sorrise e le passò una mano sulla guancia - Ah, cosa mi fai!
Chiuse gli occhi e si abbandonò a un sonno sereno. Probabilmente era tutto sbagliato, ma l'effetto che gli faceva la sua presenza era indescrivibile.

Si svegliò di soprassalto con la sensazione di aver dormito solo cinque minuti ma la vecchia sveglia sul suo comodino segnava le undici del mattino. Le tende erano rimaste aperte nella sua stanza e vide che fuori non c'era neanche un raggio di sole e che stava ancora piovendo forte come quella notte.
Nate non si era mosso di un millimetro. Era ancora sdraiato nella stessa posizione in cui si era addormentato la notte prima, poco dopo averle chiesto cosa stava per dirgli quando erano arrivati gli amici di sua madre, si, perché per sua madre quelli non erano "il branco" ma "amici". Sua madre non aveva mai detto una parola in proposito ma Cassie sapeva che, in tutti questi anni, loro le avevano aiutate con tutti i mezzi possibili, anche quando si erano trasferite da una città umana all'altra. Lo sapeva perché un giorno aveva trovato alcune lettere e delle foto e, anche se dopo si era sentita in colpa per aver curiosato tra le cose della madre, era felice di averle lette e soprattutto di sapere che sua madre non era sola, che loro si stavano prendendo cura di lei.
Le venne in mente la lupa che aveva parlato con Nate prima di andare via. Si era comportata come se lo conoscesse da anni eppure Cassie aveva la netta sensazione che quella fosse la prima volta che si vedevano.
Il cellulare del ragazzo cominciò a suonare all'impazzata e Cassie si precipitò a rispondere prima che lui si svegliasse. Era stata una brutta notte anche per lui e meritava di riposare ancora un po'.
- Pronto...? - disse con voce un po' incerta.
- Cassandra! - le rispose una voce familiare dall'altro capo del telefono - Ero tanto in pensiero per te. Come stai? Va tutto bene?
Robert si comportava come un padre premuroso nei suoi confronti e, nonostante tutto, a lei piaceva questa cosa - Si sto bene, stiamo bene.. Però...
- E' successo qualcosa?
- Forse è meglio se ne parliamo di presenza - Spero che non sia urgente perché in questo momento sono all'Accademia e anche voi dovreste essere qua - disse in tono severo.
- Hai ragione! Scusami tanto... è solo che...
Sospirò - Ci vediamo più tardi a casa. Dobbiamo parlare di un sacco di cose!
- D'accordo...
- Cassie?
- Si?
- Non uscire mai più nel cuore della notte, okay?
Quella frase la fece sorridere. Era ufficiale: si comportava da vero padre! - D'accordo, te lo prometto.
Rimase per un paio di secondi con il cellulare in mano prima di rendersi conto di non essere sola nella stanza - Buongiorno - disse voltandosi di scatto.
Nate spalancò gli occhi per la sorpresa - Come facevi a sapere che ero qua?
- Il tuo odore... - Era sorprendente il modo in cui quelli come lei riuscissero a sviluppare i sensi. I lupi normali non avevano un fiuto tanto potente quanto quello di Cassie o di Nate e non riuscivano mai ad associare un odore a una persona. In realtà Cassie non aveva mai associato un odore a qualcuno, le era successo solo con Nate.
Si ricordò immediatamente cosa era successo la sera prima e la questione di suo fratello le sembrò irrilevante. Adesso stava pensando solo al momento in cui si erano baciati e al modo in cui lui l'aveva rifiutata. Solo in quel preciso istante si rese conto di quanto era stata stupida a farlo dormire insieme a lei e non capì perché lui avesse accettato. Dormire al suo fianco non era stato affatto semplice. Tremava come una foglia e non per via del freddo! Era stata con altri ragazzi ma non si era mai sentita in imbarazzo con nessuno di loro anche perché, a dirla tutta, non le interessava molto di cosa pensassero o di cosa provassero per lei. Sapeva che era una cosa meschina, ma non poteva farci nulla, era una cosa che non poteva controllare, i sentimenti non possono essere controllati. In parole povere, non era il genere di ragazza a cui avevano spezzato il cuore ma quella che di cuori ne aveva spezzati e, anche se non erano stati molti, si sentiva comunque in colpa. L'unico ragazzo con cui si era sentita davvero in sintonia era stato Cameron, ma con lui era diverso, adesso lo sapeva bene. Lui era la sua famiglia!
- Ho sentito che hai parlato con Robert.
- Si, voleva sapere come stavamo e gli ho detto che dobbiamo parlargli.
Nate annuì ma era visibilmente sovrappensiero - Allora è meglio se diamo una sistemata qua e torniamo a casa.
Cassie si guardò intorno e capì cosa voleva dire. Il pavimento era sporco di terra e molti oggetti erano sparsi per la casa. Senza dire una parola lo superò e andò verso la sua stanza ma, prima che potesse entrarvi, Nate le blocco il braccio - Stai bene?
Lo guardò e per un momento stava quasi pensando di annuire ma... era davvero così? Stava davvero bene? No, non stava bene. La sua tanto attesa tranquillità era stata turbata e adesso si ritrovava a fare i conti con cose che mai avrebbe immaginato. Scosse il capo e si liberò dalla stretta del ragazzo.
In altre circostanze lui le avrebbe chiesto cosa non andasse, se poteva fare qualcosa, ma non lo fece e gliene fu grata. Non aveva voglia di parlarne, né con lui né con nessun altro. Voleva solo pensare che era tutto un brutto sogno, che da un momento all'altro sua madre sarebbe piombata nella sua stanza urlandole di alzarsi perché stava facendo tardi a scuola, ma non sarebbe successo. Quello non era un sogno, era la realtà. La triste e dura realtà. E a lei non rimaneva altro che affrontarla.


Delle voci in cucina. Suo padre e sua madre stavano parlando della madre di Cassie ed era evidente che la conversazione non includeva anche la sua presenza. Scese pian piano le scale e si nascose dietro la porta. Diede un'occhiata fugace alla stanza e vide sua madre, intenta a cucinare la colazione, e suo padre, seduto su una sedia in una postura disordinata e con un'espressione che trasmetteva tutto tranne che la solita tranquillità.
- Ma non faceva più parte del branco da anni! - Sua madre era piuttosto preoccupata, lei che riusciva a mantenere la calma in qualsiasi occasione, sembrava aver perso il controllo.
- Oh andiamo! Lo sai anche tu che il branco non ti abbandona mai. Se dovesse succedere qualcosa ad uno di noi due, loro verrebbero in nostro soccorso, baderebbero ai nostri figli...
- Ma a noi non succederà niente - rispose secca sua madre.
L'uomo sospirò - Emerude era una brava donna e non meritava una morte simile! Quel ragazzo deve assolutamente pagare e credo che... - Allora suo padre sapeva chi era stato l'assassino...
- No! - intervenne sua madre brusca - Non dirmi che vuoi rientrare a far parte del branco perché io non sono assolutamente d'accordo! Non meritava una morte simile, ma noi non possiamo farci nulla! Uccidere l'unico erede dei Winkler non porterà Emerude in vita e non potrà mai rimarginare le ferite di Cassandra!
- Non è l'unico erede! La ragazza...
- Che cosa Tom? Potrebbe prendere il suo posto? Sai anche tu che la ucciderebbero!
- Il branco la proteggerà e anche Robert e Nathan White.
Sua madre rise nevosa - La proteggeranno? Sono Nephilim! - Gli incantesimi funzionavano così bene che neanche i suoi genitori si erano resi conto di cosa erano davvero i White - E' già tanto che non l'abbiano consegnata loro stessi nelle mani dei Winkler! E non mi sorprenderei se si venisse a sapere che la tengono in casa loro solo perché il vero scopo è proprio questo...
- Robert White è una brava persona ed era amico del padre di Cassandra. Non le farebbe del male.
- In ogni caso non potranno proteggerla per sempre.
- Loro no ma, come ho già detto, il branco può.
Quelle informazioni ronzarono nelle orecchie di Cam per tutta la giornata e quando, arrivato all'Accademia, non vide la sua amica, cominciò a preoccuparsi. Forse suo padre non aveva torto, forse il branco l'avrebbe protetta meglio dei White. Si era ripromesso che anche lui l'avrebbe protetta, ma solo adesso si rendeva conto che non poteva farlo da solo. Ma una soluzione c'è Cameron. Una soluzione c'era, e non aveva bisogno di pensarci troppo. Doveva proteggerla anche lui.

Non riusciva a togliersi dalla testa l'incontro della notte prima. L'ultima volta che l'aveva vista era stato parecchi anni prima, poco prima che sua madre venisse uccisa.
Lei lo aveva scovato nel bosco e gli si era presentata in forma di umana. Era come tutti quelli della sua specie, ma appena la vide Nate capì subito che non era una lupa come un'altra, che c'era qualcosa. Riconobbe gli occhi della donna, così simili ai suoi, a quelli di suo padre.
Non rimase colpito quando quella donna vestita di nero gli disse che era sua zia, che suo padre era morto qualche giorno prima e che adesso sua madre avrebbe pagato. In quel momento avrebbe dovuto spaventarsi, cercare di avvisare sua madre, ma non lo fece. In cuor suo sapeva che in realtà suo padre non voleva abbandonarlo, che era sua madre quella cattiva, altrimenti perché lo avrebbe tenuto nascosto nel bosco per tutti quegli anni? -Non preoccuparti, io mi prenderò cura di te! - e poi gli aveva detto che sarebbe venuta a prenderlo, che lo avrebbe portato con sè, che lo avrebbe protetto.
Due giorni dopo sua madre lo liberò e gli disse di andare via, di cavarsela da solo. Ma come poteva? Era solo un bambino! Lì capì che sua zia aveva ragione, che quella donna crudele doveva morire. Andò via e non disse niente di quell'incontro, non disse a sua madre che era in pericolo e che lui sapeva la verità sua padre. Se ne andò e non tornò mai indietro.Provò a cercare sua zia, ma non sapeva dove trovarla quindi, dopo due giorni di libertà, decise di andare via da quel posto.
Il resto della storia la sapevano tutti: era stato trovato da Robert e allevato da lui. Ma c'era altro che la gente non sapeva a parte il fatto che lui era metà lupo e metà Nephilim, ed era il fatto che in realtà, quel ragazzino strano che era stato allevato da un cacciatore professionista, in realtà era l'erede di una delle famiglie più potenti: i Leighton. La sua dinastia non era crollata, c'era ancora lui.
Il problema, se così si vuole definire, era che Nate non aveva voglia di uscire allo scoperto e far sapere chi era davvero. Preferiva continuare la sua vita come aveva sempre fatto. Avrebbe voluto conoscere suo padre ma purtroppo non era stato possibile. Non sapeva niente di lui però, per quanto gli riguardava, qualunque fosse il suo vero cognome o a qualunque famiglia appartenesse, lui era e sarebbe stato sempre Nathan White. Robert si era comportato come un padre e aveva mostrato tutto l'affetto che era possibile mostrare per un uomo che nella vita non aveva avuto nulla e che la stessa cosa valeva per Nate. Nate aveva Robert e Robert aveva Nate. Un tempo c'era stata Maia, ma non era andata bene quindi adesso erano solo loro due. Non solo noi due, pensò il ragazzo. Sorrise tra se mentre le lanciava un'occhiata furtiva. Stava camminando lentamente, persa nei suoi pensieri. I capelli erano sciolti e le ricadevano sulle spalle e gli occhi erano fissi davanti a sé. Li aveva visti diventare argento liquido la sera in cui si era arrabbiata, ma adesso erano di nuovo verdi.
No, non aveva solo Robert, adesso c'era anche lei e il suo compito era quello di proteggerla, ad ogni costo. Infondo, come aveva detto Robert, era una sua responsabilità.

La cacciatrice ibridaWhere stories live. Discover now