Capitolo 6

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Due anni dopo

-Gwen dove metto queste tele?- mi chiede Jonathan. Alzo lo sguardo dalla tela e indico un punto vicino la porta.
Quante cose sono cambiate in questi due anni. Da quella sera, tutto è cambiato. Non solo i rapporti con i miei nonni. Io stessa sono cambiata.
Essere stata abbandonata ha avuto i suoi pregi.
Appena tornata a Londra ho passato una settimana d'inferno.
Tutti i giorni rinchiusa nella mia stanza a cercare di colorare qualcosa della mia vita. Colorare letteralmente. Ho iniziato a dipingere sulle tele, e poi pian piano ho iniziato a dipingere i muri della mia stanza. Il dolore era straziante. Non sapevo come sfogarmi. Cosi ho sfogato i miei sentimenti nella pittura. I muri della mia stanza adesso rispecchiano come mi sono sentita, e cosa sono diventata.
Un cielo blu scuro, quasi nero. Privo di stelle, o nuvole. E con una grande Luna nel cielo.
La luna sono io. Il cielo tutto ciò che mi circonda.
Non mi interessa quanto scuro sia stato il mio passato, o sarà il mio futuro. Io rimarrò sempre luce.
In quella settimana Matt e Arabel sono rimasti dai miei nonni.
Matt se ne voleva tornare a casa, ma Arabel non li voleva lasciare da soli. Ha detto che erano distrutti dal dolore. Io non ho commentato. Quella telefonata mi aveva destabilizzata abbastanza.
Al loro ritorno a casa, avevo dipinto tutta la casa, comprese le loro stanze. Matt non ha commentato, si è solo avvicinato, mi ha abbracciato e dato un bacio sulla fronte. Arabel invece ha iniziato a bombardarmi di domande. Fiato perso. Non ho aperto la bocca.
Ho lasciato il mio lavoro in quella sottospecie di bar/ caffetteria.
E ho iniziato a girare per gallerie d'arte. Volevo un lavoro nell'arte, e l'ho ottenuto. A New York però.
Ho accettato subito, non solo per il lavoro in se, ma anche perché volevo cambiare aria.
I miei amici non hanno commentato nulla quando li ho informati della mia decisione di trasferirmi, hanno solo detto di prenotare due posti in più. Ho sorriso felice. L'unica vera famiglia.
Prima di partire ho fatto due cose.
La prima è stata quella di salutare Mariah. Ritornare in quella casa è stata davvero una pugnalata. Ma l'ho fatto. Dovevo cambiare. Guardare in faccia la realtà e farmene una ragione. E cosi ho fatto.
Mariah mi ha cresciuto fin da piccola, gli dovevo questo e altro.
Inutile dire, che fiumi di lacrime sono scese dai suoi occhi.
Mi ha abbracciata e mi ha fatto promettere che le avrei telefonato almeno una volta al giorno. Ridendo e ricambiando l'abbraccio, ho annuito.
La seconda cosa che ho fatto è stata quella di tatuarmi dietro la schiena, per tutta la colonna vertebrale, le fasi lunari.
Un lavoro impeccabile. Ogni volta che guardo il tatuaggio mi ricordo di quanto ho sofferto negli anni e di quanto io sia cresciuta. Nel bene o nel male si cresce sempre.
Appena arrivata a New York, ho iniziato a dipingere di nuovo la casa. La nuova casa. Anche se mi sono dovuta sorbire le lamentele di Arabel.
"-GWENDOLYN. La casa è nuova. Aspetta almeno un paio d'anni prima di iniziare a dipingere. Che cavolo mi ascolti almeno? Matt perché non le dici nulla?
Per non parlare di quel tatuaggio che ti sei fatta. Cazzo mi volete ascoltare? Arghhh. Basta me ne vado.-"
Sia io che Matt non abbiamo aperto bocca. Lei non poteva capire. Arabel ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia amorevole e gentile. Davvero una famiglia tutta rosa con tanti cuoricini rossi. Io e Matt no.
A parte la mia storia, quella di Matt è molto peggio.
È nato in un quartiere lurido di Londra. Suo padre beveva e picchiava sua madre, quest'ultima invece si drogava. Non ha fratelli, e per questo se l'è dovuta cavare sempre da solo.
"-All'inizio spacciavo droga- aveva iniziato a parlare mentre si guardava le mani. Stavamo in giardino a casa mia, qualche mese prima che andassimo a vivere insieme. Arabel stava a casa a festeggiare con la sua famiglia la vigilia di Natale. Io e Matt non avevamo nessuno con cui festeggiare.
-Dovevo in qualche modo riuscire a sopravvivere in quella merda. Poi ho iniziato a rubare- aveva continuato con sguardo vuoto- non ne vado fiero Gwen. Ma dovevo farlo, altrimenti sarei morto. Li non si sopravvive con l'amore. Poco dopo ho iniziato a picchiare ragazzi. Loro mi provocavano e io impazzivo. Letteralmente Gwen. Perdevo qualunque pensiero umano. Sembravo più una bestia.
Dopo un po di tempo, la merda della mia vita è cambiata.
Avevano fatto una soffiata alla polizia, e tutto è cambiato. Hanno trovato me e la mia famiglia. Hanno visto in che situazione vivevo e mi hanno messo in una casa famiglia. Nessuno mi ha mai adottato. Nessuno voleva un ragazzo del 'ghetto' di Londra. Poco male io mi sono trovato bene.- aveva continuato mentre mi guardava sorridendo -poi ho incontrato due pazze e mi ci sono legato a vita. Fine della storia- aveva concluso sorridendo mentre mi faceva un occhiolino. Io ho sorriso e mi sono lanciata su di lui.-"

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