Capitolo 7

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In aereoporto, giorno della partenza.

Mi guardo intorno annoiata mentre aspetto insieme a Matt il volo che ci porterà in Canada. Di nuovo. Non so esattamente cosa provo. Tante emozioni. Tristezza, delusione e tanta rabbia. Ultimamente controllo molto la mia rabbia. Mi sento in dovere di controllarla. È come se ne avessi il bisogno, o il timore. E non capisco il perché.
Matt mi stringe a se, con un braccio sulle spalle e sbadiglia.
Per preparare la nostra partenza non abbiamo dormito molto. Lui più di me. Purtroppo doveva finire un paio di tatuaggi e quindi ha dovuto lavorare. Io ho girato per la città in cerca di un bel vestito per la mostra. Ore sprecate. Erano o troppo accollati o troppo scoperti. O troppo aderenti. Alla fine esasperata me ne sono andata.
Non so proprio cosa mi metterò alla mostra. Matt invece si è preso un completo gessato blu. Davvero elegante per un ragazzo pieno di tatuaggi. Inoltre il blu si abbina perfettamente ai suoi occhi grigi. Un sorriso mi spunta sulle labbra, appena penso a Matt con il completo. Li stenderà tutti.
-Perché ridi?- domanda Matt curioso. Io lo guardo e gli sorrido.
-Pensavo alla faccia di quei falsi artisti non appena ti vedranno. Una bestia, con un vestito blu gessato, e tanti tatuaggi sul collo e le mani.- concludo ridendo e Matt mi imita immediatamente.
-Sicuramente saranno gelosi-  mi fa un occhiolino mentre ridacchio.
Lo adoro. Lentamente la risata si affievolisce e lui mi guarda serio.
Mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo.
-Hai parlato con Arabel?- mi chiede serio. Lo guardo senza dire niente. No, non ci ho parlato più. Ne lei mi ha chiamata. Non ho sbagliato io, ha sbagliato lei.
Non è orgoglio il mio. È un dato di fatto.
Matt sbuffa esasperato.
-Hai ragione Gwenny. Lo sai che ti appoggio. In tutto. Ma almeno parla con Arabel. Anche perché mi sta ossessionando di chiamate, e non voglio farla piangere dicendole di non rompere più il cazzo.- conclude esasperato passandosi una mano fra i capelli.
Lo guardo senza dire niente.
Lui fa altrettanto. A volte ho come l'impressione che Matt mi legga dentro. E io con lui. È cosi intimo. Con Arabel non succede. Forse perché non la pensiamo allo stesso modo. O forse perché Matt è Matt.
"INFORMIAMO I GENTILI PASSEGGERI CHE IL VOLO PER IL CANADA SUL BINARIO 3 È PRONTO."
Distolgo lo sguardo e mi alzo afferrando le valigie.
-Su andiamo Matty- dico sfottendolo mentre mi incammino al binario 3. Lo sento seguirmi e arrivare al mio fianco. Sbuffa.
-Gwenny non sono un cane.- dice irritato. Io ridacchio.

QUATTRO ORE DOPO.

Come metto piede sull'asfalto un senso di nostalgia si impadronisce di me. Due anni fa sono stata felice di venire in Canada. Oggi no. O almeno non tanto come prima.
Mi incammino con Matt verso la strada per fermare un taxi. Per fortuna troviamo uno libero subito. Mentre mettono le valigie nel cofano mi guardo intorno. Il mio cuore perde un battito non appena il mio sguardo si posa su un furgone blu elettrico.
Davanti a esso, girati verso la mia parte, ci sono i miei nonni. Sbianco immediatamente. Cosa ci fanno qui? Come l'hanno saputo?
Un attimo. Ci metto un attimo ad arrivarci. Arabel.
Mi volto verso Matt immediatamente e lo tiro per la maglia. Lui si gira confuso e guarda prima verso di me. Poi alza lo sguardo. Irrigidisce la mascella, pronunciata, del suo volto. Assotiglia gli occhi.
-Arabel- sibila. Bingo.
Lo guardo persa. Non sono cosi arrogante da dire che i miei nonni non mi sono mai mancati. Mi hanno cresciuta. Mi pare ovvio che mi sono mancati. Ma non sono neanche tanto falsa da sorridere e fare pace con loro solo per dei ricordi. Mi hanno mentito. E io odio chi mi mente.
Matt mi guarda serio e mi avvicina a lui.
-Cosa vuoi fare? La scelta è tua.- mi dice lentamente, mentre fa segno al tassista di aspettare in macchina.
Cosa devo fare? Non so cosa fare.
Matt mi guarda dolcemente.
-Gwenny- dice con voce dolce e rassicurante - se li vuoi salutare non c'è niente di male. Non ci devi fare pace. Sei solo educata.- conclude mentre mi accarezza i capelli.
Lo guardo grata. Io non posso vivere senza mio fratello.
Fratello. Io ho due fratelli. Rabbrividisco disgustata. Mi hanno mentito per troppo tempo.
Guardo decisa Matt mentre gli espongo la mia decisione, quando alle mie spalle mi giunge la voce di nonno Jeff.
Mi irrigidisco immediatamente. Disgrigno i denti. Arabel mi sentirà.
Matt alza lo sguardo verso i miei nonni e li saluta con un cenno della testa. Lentamente mi accarezza un fianco. Posso farcela.
Mi giro e mi appoggio a Matt. Lui immediatamente mi stringe a se.
Guardo i miei nonni. I miei nonni che mi hanno mentito. L'ultima speranza di avere una famiglia che mi accetti. Una speranza ormai persa.
Loro mi guardano tristi con un sorriso accennato. Li trovo bene.
Prendo un bel respiro profondo.
-Ciao- dico accennando un sorriso.
Loro mi guardano sorpresi. Si riprendono subito.
-Ciao Gwendolyn. Ci sei mancata cosi tanto.- dice nonno Jeff mentre nonna Michelle mi sorride con le lacrime agli occhi.
Io sorrido, ma non dico niente.
Nonna si avvicina di un passo, io non mi muovo.
-Gwen- dice fermandosi- abbiamo saputo che andrete a Coulter per la mostra d'arte della Gardenia artistic. Mi stavo chiedendo se vi andrebbe di venire a casa.- domanda speranzosa. Io la guardo scura in volto. No, non ci metterò piede.
Il mio sguardo parla per se. Nonna, triste, annuisce e ritorna vicino a nonno, che la stringe immediatamente.
Mi stringo nelle spalle. Dobbiamo andare, il tassista si sta spazientendo.
Li guardo un'ultima volta.
-Dobbiamo andare adesso. Ci vediamo- dico fredda, e senza aspettare risposta mi infilo nel taxi e chiudo la portiera. Guardo dall'altra parte. Sento Matt salutare i miei nonni e salire sul taxi. Continuo imperterrita a guardare fuori mentre il taxi incomincia a muoversi.
Sento dei singhiozzi fuori dal taxi.
Mi stringo le braccia intorno al corpo. Matt mi stringe e mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla. È solo lui l'unico testimone della lacrime che mi scende sul viso.

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