Capitolo 8

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Mi sorride, mentre mi accarezza dolcemente il fianco.
Arriviamo al mio tavolo, mi prende la stola e la posa gentilmente sulle mie spalle. Mi guarda con due fari azzurri indescrivibili.
-Devo andare ad avvertire gli altri. Vieni con me.- mi ordina mentre mi trascina verso le due enormi tavolate. Faccio una smorfia. No non mi va proprio di farmi comandare.
Più mi avvicino alle tavolate e più sale la voglia di girarmi e andarmene via.
Un conto è assorbire la presenza di persone che non ti hanno mai voluta e che ti hanno sempre mentito. Tu come persone matura gli eviti come la morte e non dai conto della loro presenza.
Ma adesso, in questo momento privo di distrazioni, mi sento davvero male. Sono umana, provo dolore come tutti. E in questo momento ne provo troppo. Troppo per persone che non si meritano nemmeno la mia considerazione.
Al solo pensiero di stare difronte a loro, per quanto la cosa sia irrazionale vista la mia scenetta di prima, un'onda di dolore mi attanaglia il corpo e la mente.
No. Non voglio vederli di nuovo.
Rivedere i loro volti, sentire di nuovo la loro presenza.
I loro sguardi dispiaciuti. Distrutti.
Sguardi ipocriti. Non voglio.
Alarick si ferma di colpo e mi guarda attento. Ricambio lo sguardo, frastornata.
Perché si è fermato?
-Perché sei triste? Non devi.- mi dice lentamente mentre mi avvicina a lui e mi posa delicatamente un bacio sulla fronte.
Sbarro gli occhi e lo guardo incredula.
-Come?- dico con un filo di voce.
Si allontana in modo da guardarmi in volto, ma continua a stringermi a se.
-Non essere triste. Non voglio che la mia compagna sia triste. Per nessun motivo o ragione.- mi spiega lentamente mentre mi accarezza dolcemente con lo sguardo.
Lo guardo senza dire nulla. Lo guardo e basta. Guardo lui e i suoi occhi dolci e sicuri. Cosi protettivi. Sento gli occhi lucidi. Mi invita in modo spontaneo e naturale a fidarmi di lui, ma come posso.
Ho sentito la sua mancanza in modo atroce, in questi due anni.
Ma non posso tollerare la mancanza di una risposta a quella lettera. Ho aspettato per due anni una sua risposta.
È vero la sua presenza mi turba. Mi altera. Mi rende vulnerabile. Mi rende ansiosa e trepidante. Mi rende me stessa in uno stato cosi puro e primitivo, che a volte non mi riconosco.
Ma non posso sopportare altro dolore. Quando non ho visto arrivare una risposta, mi sono sentita tradita.
Forse lui mi destabilizza troppo. Necessito cosi tanto la sua vicinanza, che perdo la ragione e lascio che sia la me stessa inconscia a parlare, ad agire.
Ma non per questo non ascolto i miei sentimenti. Forse è meglio che non vada con lui.
Sbatto gli occhi cercando di non piangere.
Mi accarezza la testa dolcemente.
-Non vuoi andare?- domanda apprensivo e gentile. Lo guardo assorta. Non riesco a rispondere. Senza accorgesene mi ha posto la domanda peggiore. Forse mi legge nella mente. E forse devo rispondere no, a qualunque significato si voglia dare a quella domanda.
Ma guardo lui e i suoi occhi. Il suo amore che si sente palpabile. Mi sento amata. Mi sento cosi voluta. E come se necessita di me. Della mia presenza.
E questo mi rende cosi piena di gioia. Ma anche piena di dolore.
Lo vedo. Io gli servo come l'aria. Come lui, d'altronde, per me.
E allora perché non mi ha cercata?
Mi stringo nelle spalle e nego con la testa.
Una seconda opportunità posso darcela. Voglio darcela.
Ma a lui. Lui soltanto.
Ma a loro, no. Non sono pronta per parlare con loro, ne semplicemente di stargli acconto.
Il suo sguardo si addolcisce cosi tanto, che tra non molto scoppio a piangere. Nessuno mi ha mai guardata cosi.
Mi stringe a lui e mentre mi accarezza i fianchi, mi bacia teneramente sulle labbra. Un piccolo e casto bacio. Uno sfioramento di labbra calde e invitanti. Un semplice gesto. Ma sprigiona cosi tanto amore che mi lascia senza fiato.
-Come vuoi, amore. Andiamo via subito. Non voglio starti più lontano. E se tu non vuoi andarci, noi non ci andremo. Andiamo a casa.- mi dice mentre si volta indietro e mi porta con se verso la scalinata. Come posso arrabbiarmi con lui, se si comporta cosi?
Saliamo lentamente le scale, tenendoci per mano. È cosi calda. E grande. Lui stesso è enorme. Mi sento una bambina di tre anni affianco a lui. È troppo grande.
Sbuffo e metto il broncio. Sono una nanetta.
Lui mi guarda incuriosito mentre arriviamo alla porta, e percorriamo l'enorme corridoio.
-Perché hai messo il broncio e sei irritata?- domanda divertito mentre mi lascia la mano e mi stringe a se con il braccio.
Lo guardo sospettosa.
-Ma come fai a capire tutti i miei stati d'animo?- domando curiosa. Lui mi guarda divertito ma attento.
-Te lo spiegherò dopo. Adesso mi vuoi dire perché hai messo su quel broncio? Ti consiglio di levarlo perché ho voglia di mordere quel labbro carnoso e invitante fino a farti venire.- mi informa con voce roca e sensuale mentre mi guarda con passione. Deglutisco, in preda all'eccitazione. E di riflesso mi lecco il labbro. I suoi occhi si tingono di blu oscuro mentre mi fissa le labbra, voglioso.
Certo inutilmente di darmi un contegno visto che siamo arrivati al portone di entrata e stiamo per uscire fuori.
-Sono bassa. E tu sei enorme. Per non contare il fatto che sono una palla.- dico ritrovando la voce dando parola ai miei pensieri- Vedi questo vestito? Doveva andare morbido sul corpo e non aderente come una seconda pelle. Tutto questo perché sono una palla- dico sbuffando mentre lo guardo accigliata.
Lui ride sonoramente, mentre mi accompagna alla macchina, che si trova difronte a noi.
Una bellissima R8 nera e lucida, fa mostra di se in tutta la sua bellezza, in questa notte calma e serena baciata dalla falce della luna crescente.
La guardo a occhi aperti mentre lui mi apre lo sportello e mi fa entrare in macchina.
Chiude gentilmente lo sportello e si affretta a girare la macchina e a entrarci, mentre mi guarda sempre più divertito. Avvia la macchina, con un ruggito potente ma elegante, e inizia a guidare.
Mentre tiene gli occhi sulla strada, porta una sua mano sulla mia gamba, e l'accarezza lentamente. Instintivamente sospiro estasiata e sento il mio centro bagnarsi sempre più.
-Adoro tutto di te, mia piccola Luna. Sei adorabile e giusta per me. Cosi morbida. Cosi dolce. Sei perfetta. Il tuo corpo si adatta dolcemente al mio. Adoro afferrare i tuoi fianchi e sentire la morbida e carnosa consistenza. Anche adesso con la tua gamba. Non puoi capire il desiderio. Non perdo la ragione solo perché sei troppo importante e fragile. Il tuo corpo è paradisiaco. Non vedo l'ora di affondarci. Di sentire le tue gambe attorno ai miei fianchi. Si sentirti urlare il mio nome, mentre ti aggrappi a me. Mentre ti faccio desiderare nient'altro che me. Mentre ti faccio sentire donna. Ti faccio mia. Mia. Non vedo l'ora di vederti portare in grembo i miei figli. I nostri figli. E di vederti al mio fianco per l'eternità.
E non desidero altro che venire con tutto me stesso dentro di te. Di sentirti cosi piena di me. E credimi mia piccola luna, accadrà presto. Molto presto.- conclude ringhiando eccitato mentre la sua mano mi stringe la coscia, vicino al mio centro. Lo guardo eccitata, accaldata e con infinito amore.
Lui è cosi intenso, passionale, arrogante e possessivo. Ho perso la testa per un uomo fottutamente maschio. Un maschio primitivo e cavernicolo.
Gli accarezzo la mano sulla mia coscia, e la stringo. Lui ricambia immediatamente. Non presto attenzione al paesaggio. Non presto attenzione a nulla. Tranne che a lui.
Mi avvicino, impaziente, e bacio dolcemente la sua guancia. Continuo incurante dei suoi sospiri e dei piccoli ringhi. Scendo lentamente sul suo collo e lo lecco, sensualmente. Gli lascio un piccolo bacio, prima di morderlo. Un ringhio profondo e gutturale esce dalle sue labbra, mentre mi lascia la mano e mi butta addosso a lui. Precisamente gli cado in braccio, mentre caccio un urlo sorpresa.
Non dura molto visto che lascia il posto a un gemito di piacere. Essere schiacciata su di lui è indescrivibile. Arrossisco come una scolaretta quando sento qualcosa di caldo e duro, premere sul mio centro. È enorme ovunque.
Mi stringo a lui, incurante di tutto. Appoggio la testa sul suo petto muscoloso, e lentamente mi struscio su di lui. Un gemito lascia le mie labbra, mentre provo piacere grazie al suo corpo.
Sento i suoi sospiri e ringhi acuti che escono dal suo petto come avvertimento, ma non fanno altro che eccitarmi sempre più. Affondo con forza sul suo membro gustandomi il suo gemito di piacere.
-Se non ti fermi subito, ti scopo in mezzo la strada.- dice ringhiando furiosamente.
Perché mi bagno sempre di più invece di essere terrorizzata?
Continuo con movimenti lenti ma decisi, sul suo membro. Non ce la faccio. Un altro gemito lascia le mie labbra e mi aggrappo a lui.
-Siamo arrivati. Pazienta un po. Appena ti porterò sopra, nella nostra stanza, ti farò pentire di questi affronti, mia dolce luna.- dice con passione e avvertimento.
Lo guardo decisamente accaldata. Bacio lentamente il suo mento. Gli accarezzo il petto muscoloso, le spalle possenti, le braccia forti.
Domani mi vergognerò di tutto questo. Lo so. Devo chiedere spiegazioni del suo comportamento, non questo.
Ma adesso questo è cosi giusto.
Lo desidero con tutta me stessa.
Lentamente la macchina si ferma, essendo giunti a destinazione, ma non oso rivolgere il mio sguardo altrove. I suoi occhi blu come la notte mi incatenano a lui, mentre mi guardano furenti per gli affronti ricevuti, passionali e con adorazione. Uno sguardo intenso che mi fa perdere la testa.
Mi avvicino velocemente alle sue labbra, desiderosa di sentirne il calore e la morbidezza.
Le sfioro appena, prima di essere tenuta ferma per il mento, dalla sua mano. Caccio un verso impaziente.
Lui mi guarda in un modo, che non so descrivere.
-Bambina ingorda. Devi aspettare. Ho detto di sopra.- mi ordina perentorio mentre mi stringe al suo petto e ci porta fuori dalla macchina.
Istintivamente gli circondo i fianchi con le gambe e le nostre intimità si scontrano rudemente.
Un urlo di goduria lascia le mie labbra, mentre lo sento camminare velocemente e impaziente.
Sono cosi concentrata su di lui da non rendermi conto di trovarmi davanti una bellissima casa rustica, da boscaiolo, ma molto più grande. È interamente in legno, di un legno color mogano. Enormi vetrate circondano la casa riflettendo il nostro riflesso.
La guardo sbattendo gli occhi estasiata da tanta maestosità. È proprio casa sua. Mi sfiora il collo con il naso, accrescendo i brividi di eccitazione già presenti, mentre sale le scale che portano all'enorme porta di entrata. Giusto, lui è enorme.
-Ti piace casa nostra ?- domanda, mentre apre la porta ed entra dentro, lasciando le chiavi della macchina e la giacca sul tavolino nel soggiorno.
Prendo nota di ciò che mi circonda in modo superficiale, guardandolo confusa.
Casa nostra?
-Questa è anche la casa tua. È qui che vivrai da oggi in poi.- spiega mentre si gira verso una scalinata, che porterà sicuramente alle camere da letto.
Mi stringo nelle spalle e gli prendo il viso tra le mani.
-Cosa?- chiedo per essere sicura di aver sentito bene. Lui continua a salire le scale, con me aggrappata come un koala. Obeso, ma pur sempre un koala.
-Casa nostra. Non c'è niente da spiegare, bambina. Ciò che è mio è anche tuo. E tu sei mia. E ti voglio con me.- risponde tranquillamente mentre entra in un enorme stanza. Al centro di questa, un letto king size con lenzuola nere e rosse si presenta con prepotenza, affiancato da due comodini neri e lucidi. Di lato, a sinistra, si trova una porta finestra, che si affaccia su un bellissimo terrazzo. A destra invece un armadio nero e enorme. In fondo invece si trova una porta. Sicuramente il bagno.
Mi appoggia delicatamente sul letto e davanti i miei occhi inizia a spogliarsi. Si leva la cravatta con uno strattone e inizia a sbottonare la camicia. Morirò per autocombustione. Ma mi riprendo subito.
Non posso andare a vivere con lui. Ho un lavoro, una casa a New York.
È impazzito?
Mi alzo velocemente e lo blocco mentre si slaccia il secondo bottone. Metto le mie mani sulle sue, e lo guardo negli occhi.
-Io non vengo a vivere qui.- dico duramente. Non può decidere lui per me.
I suoi occhi si infiammano per un attimo di una luce particolare. Poi ritorna normale e continua a guardarmi tranquillo.
-Si, invece. Tu vivrai qui, da stasera.- ordina perentorio mentre mi prende per i fianchi e mi stringe a se. Io sbarro gli occhi e mi allontano di colpo. Prego?
-Non credo proprio. Ho una vita a New York. Un lavoro. I miei amici. Una casa. Non posso lasciare tutto per un tuo capriccio.- urlo furente mentre mi allontano sempre più.
Lui ricambia l'occhiata con una controllata, ma sotto ribolle qualcosa di pericoloso.
Instintivamente arretro di un passo.
-Capriccio? Io non ti voglio qui per capriccio. Tu starai qui comunque. Tu sei mia.- dice gelido mentre si avvicina lentamente a me.
Lo guardo infuriata. Sono sua? Vuole che vada a vivere con lui? E allora perché non mi ha cercata in questi due anni? Dannazione, perché?
Mi avvicino anch'io. Sono furente di rabbia.
-A si? Sono tua? Devo vivere qui? Mi vuoi qui? Eppure, che strano. In questi due anni sei completamente sparito. Ne una visita, ne una lettera. Semplicemente sparito. Allora dimmi come osi reclamarmi tua quando non sei riuscito a tenermi al tuo fianco due anni fa? Quando sei venuto a prendermi a New York? Fammici pensare. Ah, giusto. Non sei venuto. Quindi, come osi? Mi hai lasciata andare. Dannazione. L'hai fatto. Mi hai rifiutata.- urlo tutto ciò che ho tenuto in questi due anni dentro di me. Tutto. Deve sapere come mi sono sentita. Non c'è scusa che campi in aria, per giustificare la sua assenza.- Non ti sei fatto sentire, e io, dannazione io, soffrivo per la tua assenza. Cazzo ci stavo dannatamente male. Tu non sai cosa ho passato.
Quindi non puoi permetterti, neanche lontanamente, di decidere la mia vita. Le mie scelte. Non ti puoi permettere di scegliere per me.- concludo urlando mentre mi avvicino a lui e lo spintono. Non si muove di una virgola, ma il suo sguardo. Oh, il suo sguardo è furente di rabbia. Non l'ho mai visto cosi arrabbiato. Mi prende per i fianchi, e mi alza fino alla sua altezza. Mi guarda con uno sguardo cosi arrabbiato e oscuro. Sento il respiro mozzarsi in gola.
-Tu sei mia. E lo sarai sempre. Devi mettertelo in testa, ragazzina.- incomincia a dire furioso, rabbioso. -Non ti ho rifiutata. Come potrei. Piuttosto la morte.- continua alterandosi sempre più.
-E ti ho anche spiegato che ci è stato un problema. Un problema, grave. Fosse stato per me ti avrei preso e buttata su un letto seduta stante. È qui il tuo posto. Qui. Con. Me. Ficcatelo in testa. Non voglio più fare una conversazione del genere, bambina. Mi altero facilmente.- conclude rabbioso, ma più controllato di prima.
Io a differenza sua non mi sono calmata per niente.
-E sentiamo questo problema grosso. Su, tesoro, sono tutta orecchi.- dico sarcastica mentre scalcio, per essere messa giu. Mi accontenta, ma mi tiene sempre ancorato a lui.
Assottiglia gli occhi, avvertendomi silenziosamente di non continuare a sfidarlo. Ricambio lo sguardo senza pensarci. Non mi fa paura. Lui non mi farà mai del male. Lo sento.
-Siediti.- ordina mentre mi fa sedere lui stesso, sul letto. Io lo lascio fare, senza ribattere. Sentiamo queste novità. Lui mi si siede accanto, e con uno sguardo color ghiaccio, inizia a parlare serio. Dannatamente serio.
-Io sono a capo di un villaggio, insieme a un altro ragazzo. Il giorno in cui te ne sei andata, ci sono stati dei problemi nel villaggio. Dei forestieri, non invitati, si sono presentati nel villaggio spaventando donne e bambini. Dovevo tenere tutto sotto controllo. E ho dovuto cacciarli via.- conclude serio e vigile.
Assottiglio gli occhi. Mente. In parte, ma mente.
-Non mi stai dicendo tutto. Stai omettendo molte cose. Me lo sento.- sentenzio irritata.
Lui mi guarda senza dire nulla.
Io mi alzo infuriata.
-Dimmi cosa mi stai nascondendo.- urlo furente di rabbia e accecata dal dolore. Perché tutti devono mentirmi? Perché devono farlo? Perché? Sento gli occhi unimidirsi.
Sono stanca. Sono davvero stanca.
Lui si alza immediatamente e mi prende tra le braccia.
Cerco di allontanarlo ma non ci riesco. È troppo forte.
Mi stringe forte vicino al suo petto, appoggiando il mento sulla mia testa, cullandomi.
-No, piccola mia, no. Non essere triste, non provare dolore. Te ne prego. Non piangere. Io ti dirò tutto. Tutto. Ma a tempo debito, amore mio.- dice mentre mi accarezza la testa. Cerco di ribattere ma lui mi precede. -Non posso esporti a nessun rischio. La mia natura può essere un rischio per te. E non voglio che ti accada nulla. Cerca di capire. Te ne prego. Ti scongiuro mio amore. Cerca di accontentarmi. Ti dirò tutto. Tutto ma devi solo pazientare.- conclude stringendomi più forte a se. Io mi ribello tra le sue braccia, inutilmente.
Scuoto la testa, delusa da tutto ciò.
Ho sbagliato a venire qui. Non dovevo. Sento lacrime calde scendere dai miei occhi. Che delusione.
Mi allontana giusto il tempo di guardarmi negli occhi.
I suoi sono tristi e rassegnati.
Ma decisi. Non mi lascerà andare.
-Amore mio te lo dirò. Te lo giuro. Perché sei cosi testarda?- domanda fustrato, mentre mi accarezza una guancia, asciugandomi alcune lacrime.
Lo guardo ferita. Lui aggrotta le sopracciglia.
-Perché tutti mi mentite?- domando mentre piango in silenzio. Odio mostrarmi debole. Vulnerabile. Ma sono arrivata al mio limite. Questa serata è stata piena di emozioni. Troppe.
Lui mi stringe e mi trascina con se, sul letto.
-Non ti sto mentendo, ti sto dicendo di aspettare.- spiega lentamente mentre mi accarezza le braccia. Poi lentamente si avvicina e mi bacia sulla fronte, stringendomi a se.
-Tu non sai cosa ho provato. Vederti andare via è stato orribile. Imperdonabile. Ho sentito la tua mancanza ogni secondo.
Ho rivisto il tuo viso nei miei ricordi, contato le ore, i giorni senza te. Lasciarti andare via è stata una follia. Una follia, dovuta. Dovevo farlo. Dovevo aspettare. Non sai cosa ho provato mio amore. È stato strazziante. Senza di te. Senza il tuo odore. La tua vicinanza. Straziante è dire poco.
Piccola. Promettimi una cosa. Non dire mai, mai più di sentirti rifiutata. Come potrei rifiutare la mia aria, il mio ossigeno? La mia unica ragione di vita? Come? Sei tutta la mia vita. Ti amo più di ogni altra cosa. Ti amerò sempre. E per sempre ti amerò. Ti amo.- dice dolcemente mentre mi culla.
Sento il mio cuore battere per la gioia. Lui mi ama. L'avevo capito. Ma sentirselo dire è tutt'altra cosa. Sentirsi amati, voluti, dopo una vita passata a chiedersi il motivo dell'abbandono dei propri genitori. Dopo innumerevoli pianti. Tanti rifiuti. Tanto dolore.
Sentirsi dire 'Ti amo', sentirsi voluti. Amati. É una cosa cosi nuova. Cosi estranea. Cosi bella. Dannatamente bella. Che mi viene da chiedere il motivo per il quale io sia stata privata di tanto amore da piccola. Perché non mi hanno voluta? Perché?
Alzo lo sguardo, offuscato dalle lacrime, e lo punto nei suoi occhi.
Lui mi guarda con tanto amore, tanta pazienza che scoppio in lacrime. Mi butto su di lui, gli circondo il collo con le braccia e mi sfogo. Libero tutto ciò che si annida nel mio cuore. Tutto il dolore.
Perché infondo sono sempre stata quella bambina che aspettava i genitori alzata fino a tardi. Non se ne è mai andata, perché li aspettava trepidante. Sperava in una loro apparizione. In un loro ti voglio bene. E ho passato cosi tanti anni ad aspettarli che alla fine non ho più vissuto davvero. Vivevo sempre, con il pensiero di non essere abbastanza. Di non essere voluta. Ma adesso fra le braccia del mio uomo, posso dire, posso affermare che finalmente posso vivere. E lo farò con lui.
-Ti amo anch'io.- dico tra i singhiozzi. Lo sento ridacchiare felice, mentre mi stringe a se.
-Lo so amore.- dice mentre mi accarezza i capelli. -Adesso basta. Non mi piace vederti piangere. Perché non ti spogli? Cosi andiamo a letto. Hai sonno, no?- conclude mentre mi mette a cavalcioni su di lui e mi bacia teneramente il naso.
Ridacchio felice, e mi asciugo le lacrime. Mi avvicino e lo bacio. Dolcemente. Un semplice sfioramento di labbra. Ma mi riempie di amore e calore.
Appena mi stacco mi sorride e mi bacia una guancia. Mi allontano ridendo e lo spintono, ammonendolo.
Alzo la mano e faccio segno con il dito, di no.
Lui alza le sopracciglia, incredulo. Ma il suo sguardo è divertito. Ridacchio con lui, fino a quando non sento bussare alla porta.
Subito lui si fa guardingo, e io mi volto verso il suono. Ma chi cavolo è a quest'ora?
Mi alzo e mi incammino fuori la stanza, verso la porta enorme. Subito sento Alarick alzarsi e prendere la mia mano. La stringo sorridendo mentre scendiamo le scale, passiamo davanti il soggiorno, e arriviamo alla porta. Alarick mi mette al suo lato e apre l'enorme porta.
Cosa cavolo ci fa lei qui?
Mi metto davanti Alarick, mentre fronteggio miss Barbie.
-E tu che cavolo vuoi?- domando acida e fredda.
Alarick non fiata. Buon per lui.
La bionda sgrana gli occhi, e fa un passo indietro. Alzo un sopracciglio. Beh? Tutto qui?
Poi si rianima, e mi fronteggia.
-Pensavo fosse solo. Volevo parlargli.- dice altezzosa guardando verso il Mio Fottutissimo uomo. Che si sta godendo la scena divertito.
Mi avvicino e le prendo il mento, facendola guardare verso di me. Occhi contro occhi.
-Lui non è solo. Ha una compagna. Ha la sua donna. Ha me. Quindi non sarà mai solo. Mai. E a te non devo assolutamente interessare. Non me ne frega niente di cosa gli vuoi dire. O meglio volevi. Tu non ci parli, tu non ti avvicini, tu non lo guardi e soprattutto tu non lo pensi, perché lui è mio. Adesso te ne puoi andare.- dico seria e glaciale mentre le lascio il mento e la spintono lontano dalla porta. Per ribadire il concetto la saluto con la manina.
-Eclissati prima che ti uccida.- concludo, soddisfatta dalla sua faccia sorpresa, chiudendole la porta in faccia.
Mi giro verso Alarick, che mi guarda fiero ma profondamente divertito.
Mi avvicino e gli salto addosso.
Lui mi prende al volo, mentre gli circondo collo e fianchi con braccia e gambe. Lo guardo con il broncio, offesa.
-Quella se non si leva di torno, la faccio ritornare al creatore.- concludo irritata mentre gli bacio una guancia. Lui inizia a ridere fortissimo mentre mi riporta su. Ritorniamo di nuovo in camera e senza dire niente, mi poggia a terra mentre si volta verso l'armadio e prende un suo maglione.
Me lo passa e inizia a spogliarsi. Lo prendo e lo stringo al petto. Dico, ma fa sul serio?
Sgrano gli occhi e barcollo imbarazzata.
Lui si spoglia completamente e rimane in boxer.
Passo lo sguardo su tutto il suo corpo, e sento le gambe tremare. Che visione. È enorme, muscoloso, alto. Ma non tozzo, ma elegante. Sinuoso. Bellissimo.
Mentre si avvicina a me, tutti i suoi muscoli si contraggono e si rilassano. Che visione.
Mi prende il maglione e lo posa sul letto. Lentamente prende i lati del mio corpetto e gli abbassa, facendo cadere ai miei piedi il vestito. Instintivamente mi copro il seno. Non serviva il reggiseno per il vestito, cazzo.
Lui posa il suo sguardo di fuoco sul mio seno, e leva le braccia, premendomi su di lui. Sbarro gli occhi, e il mio respiro si fa pesante.
-Non ti coprire con me piccola.- dice mentre mi accarezza i fianchi. Poi lentamente mi fa segno di levarmi le scarpe, cosa che faccio con estremo piacere. Appena appoggio i piedi nudi a terra, prende il maglione e me lo infila per la testa.
Lo indosso rendendomi conto che è enorme e profuma di buono. Profuma di lui. Instinitivamente annuso meglio il tessuto caldo, che mi arriva a metà coscia.
Alarick mi sorride raggiante e mi bacia una guancia.
Poi mi prende tra le braccia e mi porta verso il letto. Scosta le caperte e mi ci infila dentro, mentre anche lui fa lo stesso. Mi stringe forte a se, abbracciandomi e baciandomi dolcemente le labbra, le guancie e i capelli.
-Dormi amore mio, ci sono io a proteggerti.- dice dolcemente mentre appoggio la testa tra il suo collo e il cuscino e chiudo gli occhi.
Lui mi stringe forte a se e sorridendo mi addormento, baciata non solo dalla luna crescente ma anche dal mio unico e possente uomo.
Il mio Alarick.

Momento autriceeeee.
CHIEDO PERDONO. SERIAMENTE CHIEDO SCUSA, IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO.
Sono imperdonabile. Devo ammetterlo. Sono davvero una cattiva persona. Ma siate clementi.
Ho avuto problemi con lo studio e un paio di problemi a casa. Appena ho avuto un po di tempo ho scritto.
So che non è una buona scusa. Ma prometto solennemente che mi farò perdonare.
Adoro questo capitolo. Forse perché Gwen si apre di più o semplicemente perché amo troppo Alarick e Gwen. Non lo so.
Lascio a voi i commenti.
Grazie di tutto e per le vostre opinioni e per aver letto la storia.
Senza di voi non va avanti, vi avverto.
Un bacio e grazie ancora.
Marika.







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