Capitolo 2

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Sarebbe dovuta essere una bella mattina, ma non lo fu.
Arrivai per prima in classe, sola come un cane, sistemai la borsa nel terzo banco della fila centrale, postazione strategica perché: A) non era l'ultimo banco e i professori non avrebbero pensato che volessi fare cose losche, B) stando al centro della classe avevo a portata di mano chiunque potesse aiutarmi durante le verifiche, C) c'era la ventola, donata da Dio agli uomini per non suicidarsi a causa del caldo. Poi presi il telefono dalla borsa e iniziai a frugare su internet, mi stavo annoiando a morte ed erano appena le otto, quanto tempo sarebbe dovuto ancora passare prima che qualcuno arrivasse a farmi compagnia? Dopo qualche minuto vidi Matt passare veloce davanti alla porta della mia classe, sfrecciai come un fulmine per andare a salutarlo ma lui aveva già iniziato a parlare con alcuni ragazzi di quinta e a fare discorsi intelligenti in cui non sarei riuscita a spiccare se non per stupidità, quindi tornai buona buona nella mia piccola classe.
Passò del tempo, ormai erano arrivati tutti tranne Francesca, che fine aveva fatto? Forse era morta. Si, doveva essere per forza così; magari ero stata io con la forza del pensiero. Chiacchierai un po' di qua e di là, con questo e con quella, non ero la star della classe, però tutti potevano concordare su quanto fossi fantastica, una vera sassy queen in fondo, in fondo in fondo... mooolto in fondo in fondo. Ma ero simpatica, almeno credo. Ammazzai così il tempo, finché alle 8:15 spaccate Francesca arrivò a braccetto di Soro -un minuto di silenzio per la sua sanità mentale andata a farsi fottere-, a male pena mi salutò presa com'era da una conversazione sugli attori che si sarebbe volentieri fatta -un altro minuto di silenzio?-. Si ricordò di 7 anni di grande amicizia solo quando suonò la campanella, lanciò la borsa sul banco dov'ero seduta io e si gettò in grande stile sulla sedia accanto a me. Finalmente quella sottospecie di playboy si era staccato da lei, ed era andato a sedersi da solo all'ultimo banco della fila di destra, forse era ancora troppo vicino, ma mi sarei dovuta accontentare, con un po' di fortuna ai primi consigli di classe si sarebbe deciso i metterlo ai primi banchi in modo che potesse seguire meglio.
Prime due ore: greco.
Una vera tortura per il primo giorno di scuola, ebbi più volte la voglia di alzarmi e buttarmi dalla finestra. La professoressa, la Frau, era esile ed ossuta, dava l'impressione di essere così fragile che sarebbe bastato un soffio di vento per farla volare via come la sabbia negli occhi, ed era anche altrettanto fastidiosa. Non penso ci sia bisogno di dire che fece la solita ramanzina che avevo già sentito in prima, in seconda e in terza, riporto qui sotto il monologo che conoscevo ormai a memoria, probabilmente vi suonerà familiare.
«Ragazzi... Quest'anno... Sarà... Molto... Difficile... -le piaceva creare suspense, o forse, più probabilmente, aveva seri problemi respiratori- chi... è stato promosso... gli anni scorsi... grazie ad un piccolo aiuto... si sogni di ricevere quest'anno la stessa grazia! -iniziava ad alterarsi e le lunghe pause tra una parola e l'altra sparivano- Quest'anno verrete tutti bocciati! -che visione apocalittica!- Perché in quinta non voglio pesi morti! Non voglio zavorre! In quinta dovremo procedere velocemente e non ci devono perciò essere persone che ancora non sanno gli argomenti di quarta! -1) intanto ti calmi, 2) intanto siamo ancora in quarta, 3) intanto c'è ancora chi non sa gli argomenti di prima- Sono stata chiara?!» finiva sempre con l'arrabbiarsi senza un motivo, passava in un attimo da uno stato di calma apparente ad uno da cannibale affamato.
Faceva paura.
Tutti stavamo composti sulle nostre sedie, schiene dritte e petti in fuori, cercando comunque di sembrare piccoli piccoli, nella speranza che, non notandoci, non ci prendesse come protagonisti di un triste esempio scolastico. Diedi una rapida occhiata alla classe, tutti erano sbiancati, lei aveva questa grande dote di incutere timore senza un preciso motivo, avevamo sulle  braccia la pelle d'oca, tranne Soro, lui se ne stava sbracato sulla sua sedia come se fosse una spiaggina al mare.
«Prendete come esempio... il vostro nuovo compagno... -e lo indicò con il suo indice ossuto da strega- se non studierete... finirete come lui... bocciati».
Il discorso poi andò avanti per un'altra ora, la Frau continuò a girare attorno agli stessi concetti cambiando solo poche parole, solo al suono della campanella, resasi probabilmente conto di non avere più nulla da dire, ci concesse di svagarci silenziosamente. Come se fosse possibile.
La classe sprofondò in un caos generale, tutti e tutte andarono da Soro, c'era chi lo conosceva di persona, chi per fama e chi semplicemente voleva fare la sua conoscenza. Folli! Stategli lontano!
Io rimasi seduta, di nuovo da sola, e mi alzai solo quando Michela Orrù si girò verso di me, con un bel sorriso metallico e la faccia di un morto disse: «Zao! Tu non vai a zalutare Zoro?» zi, ora vado. Ovviamente non le risposi in quel modo, fui carina e cortese, perche comunque lei non aveva mai fatto niente di male a nessuno, e dal momento che non volevo che pensasse che fossi interessata a Federico, usai come scusa Francesca sostenendo di doverle chiedere un favore, quello di salvarmi e proteggermi da un'aggressione nerd!
Mi infiltrai tra i miei compagni di classe, cercando di mischiarmi il piu possibile tra di loro finché più o meno tutta la classe gridò il mio nome con tono sconvolto. Che ho fatto? Che ho rotto? Le prime domande che mi venivano in mente quando la gente mi chiamava senza un apparente motivo erano queste. Mi guardai attorno spaesata, tutti mi fissavano, inclusa la professoressa che però aveva un'aria un po' meno amichevole degli altri, guardai davanti a me: Soro sorrideva e appena più in basso, sul banco verde, una bottiglia d'acqua puntava verso di me.
Misi subito le mani avanti.
«No. No, no, no» dissi «sono fidanzata!» ma fu inutile, metà classe iniziò a sussurrare: "Bacio! Bacio! Bacio!" e sembravano voci malefiche nella mia testa. Beh, dai, non facevo niente di male, era solo un gioco, un piccolo bacio mi sarebbe stato anche utile per togliermi il pensiero di cosa doveva essere baciarlo, acconsentii, «ma a stampo» lo avvisai, «oppure avrai una lingua in meno».
Federico si alzò in piedi e si sporse verso di me, indietreggiai un attimo schifata, non perché pensassi che lui non fosse in grado di baciare, piuttosto perché non riuscii a non pensare a dove tutto era stata quella bocca, ma qualcuno mi spinse in avanti e sbam!
Sapeva di menta mischiata a fumo, ma non troppo fumo, come se fosse solo un retrogusto, era quasi piacevole -senza quasi-, le labbra erano calde e morbide e baciava meglio di qualsiasi ragazzo io avessi avuto.

Autrice: ed ecco il 2^ capitolo! Spero che vi piaccia... -vi? Con chi parlo?-
Me la date una stellina per pietà?
Scusate eventuali errori.
Adios💕✨

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now