Capitolo 35

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Ero seduta sul divano tra le braccia di Matt quando arrivò Fede, mi sentivo a sempre disagio in quelle situazioni e ma, ora che sapevo che lui era innamorato di me, stavo ancora peggio. Avrei voluto svincolarmi dall'abbraccio del biondo e correre da lui, dirgli che provavo le stesse cose, che anche io lo amavo, ma non potevo. Che ne sarebbe stato di Matt? Io gli volevo bene e non sarei mai riuscita a spezzargli il cuore, in un solo istante avrebbe perso il suo migliore amico e la sua ragazza, avrebbe sofferto troppo e non volevo questo.
Evitai di guardare Federico, persino quando sarebbe stato naturale farlo, mentre si lasciava cadere pesantemente sul divano, io tenni gli occhi fissi sul televisore spento. Chissà se lui mi stava guardando, a tratti mi sembrava di percepire il suo sguardo su di me o con la coda dell'occhio vedevo che si girava a guardarmi, ma non potevo esserne certa, non riuscivo a girarmi per paura di incontrare i suoi occhi e sorprenderlo a guardarmi. Sarebbe stato imbarazzante per me.
Matt sì lamentò del silenzio che si era venuto a creare nella stanza, chiedendo ad entrambi se un gatto ci avesse mangiato la lingua.
«Non mi sembra che tu stia facendo grandi conversazioni» si difese Fede, scaricando parte della colpa anche al mio ragazzo, che invece non ne aveva, si era solamente ritrovato nella peggiore delle situazioni possibili, era il terzo incomodo senza sapere di esserlo. Non avevo molti dubbi infatti, sul fatto che senza di lui nella stanza io e Soro avremmo trovato modi molto interessanti di divertici.
Mi affrettai a scacciare quel pensiero dalla mia testa, prima che fosse troppo tardi e prima che le parole pensate di trasformassero in azioni immaginarie, ovvero prima che io, nella mia mente, iniziassi a spogliare Fede mentre lui mi stringeva tra le sue forti braccia, mi prendeva in braccio e a sua volta mi toglieva la maglia, iniziando a lasciare un scia di baci sul mio petto.
Evidentemente fui troppo lenta e venni presto travolta dalla mia fantasia.
Mi risvegliai dai miei sogni ad occhi aperti solo quando, poco dopo, i due decisero che fosse abbastanza tardi per andare a dormire, erano le 23:30 in realtà, abbastanza presto, ma dato che anche io non sopportavo più quella situazione imbarazzante. Ci alzammo tutt'e tre da quel divano ed io andai in camera di Francesca, dove avevo lasciato la borsa con la mia roba, per cambiarmi senza essere disturbata. Aprii la porta lentamente nel vano tentativo di non fare rumore e non disturbare la mia amica, che probabilmente stava già dormendo, ma questa produsse un fastidioso cigolio e la luce accesa del corridoio si infiltrò non appena la schiusi, illuminando pienamente la stanza. Guardai la bionda arrotolata nelle coperte, sembrava non essersi accorta di nulla, meglio. La borsa era vicina al comodino accanto al suo letto e così tentai di avvicinarmi ad essa di soppiatto. Inutile. Ad ogni mio passo il pavimento in legno scricchiolava e le mie articolazioni facevano rumori decisamente insoliti per una sedicenne, quando si deve fare silenzio il rumore viene da tutte le parti. Mi inginocchiai per cercare la roba nel confuso caos che regnava nella mia borsa e allora, mentre ero distratta, una mano fredda si poggiò sulla mia spalla e una voce biascicata sussurrò: «Lui ti ama».
Nella penombra della stanza, illuminata solo dalla luce che passava dalla porta socchiusa, la voce di Francesca mi spaventò tanto da farmi urlare, ma quando mi girai verso di lei per lamentarmi del suo scherzo di pessimo gusto, lei si era già nascosta sotto le coperte e fingeva di dormire, ignorandomi per tutto il tempo che provai ad attirare la sua attenzione. Alzai gli occhi al cielo, era stata una pessima idea la sua, bere a stomaco vuoto, che follia! Mi aveva lasciata sola con due ragazzi, quale amica fa una cosa del genere?
Presi il mio pigiama e il cambio, chiusi la porta e mi cambiai, prima di uscire dalla sua camera mi girai un ultima volta verso il letto di Francesca, che era riemersa dalle coperte e ora mi guardava con i suoi occhioni azzurri, come se aspettasse qualcosa, ed io non sapevo che dirle, non sarei mai riuscita a confessarle che avevo tradito suo fratello con il ragazzo che le piaceva, era troppo difficile. Forse avrei dovuto farlo, dopotutto era la mia migliore amica, aveva il diritto di sapere e non mi avrebbe giudicata, di certo sarebbe stato meglio di tenere quel segreto per me, dimostrandole che non mi fidavo abbastanza.
«Ti voglio bene, Sara» biascicò mentre aprivo la porta.
«Anche io, Fra'» risposi per poi uscire silenziosamente e raggiungere Matt e Fede nel soggiorno.

Quando entrai nell'ampia stanza il moro si stava ancora cambiando, si era appena infilato dei vecchi pantaloncini verdi, che sembravano parte della divisa di una squadra di basket, ed era a petto nudo, una gioia per gli occhi, sebbene mi desse le spalle e non vedessi niente più della sua schiena.
«Sara» disse il mio ragazzo non appena mi notò, costringendomi a spostare lo sguardo su di lui e a fingere che Federico non mi facesse nessun effetto, bugia più grande di sempre dato che il cuore mi stava per esplodere nel petto. Lo guardai e gli sorrisi fintamente mentre Fede si girava con una faccia quasi seccata, ma nel quale riuscivo a scorgere una certa malizia, sopratutto quando, con ironia, disse: «Si bussa prima di entrare, potevo essere nudo».
«Grazie al cielo non ho avuto questa fortuna» sospirai, virgolettando con le dita l'ultima parola per poi buttarmi affianco al biondo sul divano il quale produsse un rumore per nulla rassicurante. Sul suo viso si dipinse un sorriso sbieco, carico di malizia e di divertimento, era incredibile quanto l'incoerenza maschile fottesse loro il cervello. Da una parte sapevo che era preoccupato per Matt e che il solo pensiero lo faceva sentire, con il senno di poi, in colpa, ma dall'altra, wow, era incredibile quanto palese fosse il modo in cui si divertiva a stuzzicarmi davanti a lui, come se il rischio lo eccitasse. «E comunque non ci sono porte qui in soggiorno né, tanto meno, nulla che mi interessi là sotto» aggiunsi sperando in quel modo di far sparire quel sorrisetto strafottente dal suo volto. Inutile, sembrò divertirsi ancora di più e, mentre il mio ragazzo iniziava a ridere ingenuamente, lo sentii dire che non ci credeva per nulla. Tornò a darmi le spalle, per prendere dal suo zaino nero una maglietta bianca, larga e sgualcita, con la bandiera dei quattro mori disegnata sopra e indossarla e quando si voltò gli era già venuto in mente un altro modo per darmi fastidio.
«Quel pigiama ti sta malissimo, è l'antisesso» disse questa volta, abbassai lo sguardo su di esso, nella maglietta c'era un pinguino vicino ad un fiore che si chiedeva dove fosse finito l'inverno, motivo che poi si ripeteva all'infinito sui pantaloncini celesti. Non aveva tutti i torti, ma quando l'avevo messo in borsa l'avevo fatto con la convinzione che Francesca sarebbe stata con me, questo avrebbe teoricamente dovuto rendere tutto meno imbarazzante.
«Tanto non ti scoperai la mia ragazza» ridacchiò Matt, la sua pseudo battuta, però, non fece altro che far allargare il sorriso compiaciuto di Fede, che sapeva bene quanto l'amico si sbagliasse. Deglutii a disagio, un po' per la strana piega che stava prendendo quello scambio di battute e un po' perché quel sorriso era davvero sexy e rendeva il suo viso dannatamente bello. Avrei voluto smettere di guardarlo ma non ci riuscivo e, quando lui se ne accorse, mi guardò divertito. Volevo ucciderlo e volevo uccidere me perché mi ero innamorata proprio di lui, ma sapere che ricambiava raddolciva i miei istinti omicidi, l'avrei ucciso con amore.
«Oddio, chi è che vorrebbe fare sesso con te?» chiesi, fingendomi disgustata mentre Matt mi circondava le spalle con un braccio. Fede arricciò il naso, infastidito probabilmente dalla vista di noi.
«Più di quante tu creda» mi rispose dopo un attimo di silenzio, riuscendo alla fine a sorridere per un'ultima volta, prima di lanciarmi uno sguardo di sfida e diventare improvvisamente serio. Non riuscivo a crederci, si era arrabbiato. Con uno sbuffo incrociò le braccia al petto e con voce perentoria chiese (leggi: ordinò): «Ora, se re Artù e la sua Ginevra volessero degnarsi di alzare i loro nobili culi dal divano, io dovrei spostarlo».
Artù e Ginevra.
Oh Signore, ora lo pesto.
Guardai il mio ragazzo, preoccupata che quel riferimento non troppo velato gli avesse aperto gli occhi, ma lui non sembrava quasi averci fatto caso.
Sorrise e con tono scherzoso, rispose: «E tu chi saresti? Lancillotto?».
Fossi stata in lui non avrei riso tanto.
«Dicevo per dire» rispose Fede, ridendo a sua volta, mentre di nascosto dal biondo mi lanciava un'occhiata che la diceva lunga su quanto fosse "ironico".
Io e il mio ragazzo ci alzammo e i due, mettendosi uno in un lato del divano e uno nell'altro, lo sollevarono dal pavimento per spostarlo senza rovinare il costoso parquet. Io rimasi dietro di Matt e così, certa che lui non potesse vedermi, minacciai Fede di ucciderlo, facendo segno con la mano di decapitarlo, e mi impegnai a scandire con il labiale i peggiori insulti che mi vennero in mente. Poggiarono il divano, sospirando esausti come se lo avessero trascinato per chissà quanti metri, mentre in realtà avevano ottenuto lo spazio appena sufficiente a stendere tre sacchi a pelo nei quali poi avremmo dormito.
Sarebbe stata una lunga notte.

Autrice: avevo detto che avrei aggiornato domenica scorsa e invece, tra un cosa e l'altra, è venerdì. Quindi scusate il ritardo e anche il capitolo pieno di errori, ma ho molto da studiare e non ho tempo di ricontrollarlo, nemmeno so dove ho trovato quello per scrivere. Spero che vi piaccia comunque e che mi perdoniate per il periodo di assenza.
Baci,

-LaBugiarda💕

Il Migliore Amico Del Mio RagazzoWhere stories live. Discover now