Canto X

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Or sen va per un secreto calle

Tra'l muro de la terra e li martiri,

lo mio maestro, e io dopo le spalle.

(Canto X 1-3)

Mi si avvicinò un ragazzo vestito di nero con i capelli dritti in testa che mi chiese in tono piatto cosa potesse portarmi. Chiesi del vino. Disse: - Oh, siamo sofisticati, eh? – e se ne andò per tornare poco dopo con un calice di vino rosso. Mentre cercavo di annegarvi il forte senso di disagio, arrivò Clarissa, pallida e con gli occhi sgranati. Mi alzai immediatamente, allarmato.

-Dante – ansimò – vieni – aiutami- mio fratello sta male!

La seguii quasi di corsa sulla pista. Spingemmo un sacco di gente di lato finché non trovammo Virgilio. Alessia lo sorreggeva mentre Francesca lo prendeva a schiaffi, chiamandolo con voce isterica. Virgilio era bianco come un lenzuolo e aveva lo sguardo vitreo.

-Che gli è successo? – esclamai.

-Non lo so – singhiozzò Francesca. Aveva perso l'aria di sufficienza e pareva terrorizzata. – Stava bevendo...

-Devono avergli messo qualcosa nel bicchiere – disse Clarissa.

-Cosa? Perché qualcuno avrebbe dovuto farlo? – chiesti stupito.

-Succede di continuo. Forse l'hanno scambiato per il bicchiere di Francesca o Alessia...Aiutaci a portarlo fuori.

Un po' spingendolo e un po' strattonandolo, trascinammo Virgilio fuori dalla pista e poi fuori dal locale. Parecchie persone si voltarono a guardarci con aria assente; nessuno chiese se avessimo bisogno d'aiuto.

-Chiamo un'ambulanza – disse Alessia. Prese il cellulare, parlò, chiuse la comunicazione e annunciò: - Cinque minuti.

-Cos'è un'ambulanza? – chiesi sottovoce a Clarissa.

-Serve per trasportare velocemente la gente in ospedale.

I cinque minuti arrivarono e passarono. Divennero sette. Dieci. Quindici.

-Prendiamo la macchina – disse Francesca con aria seccata.

-"Velocemente", hai detto? – domandai a Clarissa. Lei si strinse nelle spalle.

-Ma se uno ha un infarto?

-Eh, spera che arrivino in tempo.

La macchina ora sen va per un secreto calle, con Francesca che guida come una pazza, e io dietro le spalle.

-O virtù somma, che per li empi giri mi volvi – cominciai rivolto a Clarissa – come a te piace, parlami, e soddisfammi ai miei desiri. Perché pensi che qualcuno volesse mettere qualcosa nel vostro bicchiere?

Alessia si voltò a fissarmi sbigottita. – Ma che domanda è?

-Per metterci KO e portarci in un vicolo buio – disse Clarissa. – Mi spiego?

-Ma non ci sono dei controlli? Lasciano che la gente entri con quella roba? - chiesi esterrefatto.

-E come fanno a controllare? – disse Clarissa. – Mica possono perquisire tutti quelli che entrano.

-Sì che possono!

-Sono troppi. Ben altri che quelli che una discoteca può contenere.

-Una in particolare era di troppo – sibilò Francesca in un sussurro udibilissimo, recuperando improvvisamente il suo esecrabile atteggiamento, forse per la paura per Virgilio, accasciato tra me e Alessia.

Comedìa NovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora