Canto VI

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CANTO VI

Ed elli a me: - La mia scrittura è piana;

e la speranza di costor non falla,

se ben si guarda con la mente sana;

ché cima di giudicio non s'avvalla

perché foco d'amor compia in un punto

ciò che de' sodisfar chi qui s'astalla;

e là dov'io fermai cotesto punto

non s'ammendava, per pregar, difetto,

perché'l priego era da Dio disgiunto.

(Purgatorio VI 34-42)

Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si rimano dolente, ripetendo le volte, e tristo impara; con l'altro se ne va tutta la gente; qual va dianzi, e qual di dietro il prende, e qual da lato li si reca a mente; el non s'arresta, e questo e quello intende; a cui porge la man, più non fa pressa, e così da la calca si difende.

Tali eran le casse in quella turba spessa, soprattutto quando una donna dietro a uno dei banconi prese un aggeggio che le amplificò la voce e vi annunciò: - La cassa quattro è aperta, ripeto, la cassa quattro è aperta e libera.

Tutte le teste della lunghissima coda alla cassa due si voltarono verso destra. Noi, purtroppo, eravamo alla cassa tre.

La fiumana che si riversò su di noi ci trascinò, volenti o nolenti, alla cassa quattro. Poi si accorsero che la cassa due era rimasta deserta e rifluirono indietro. Andarono avanti per un po' a fare di questi spostamenti, finché ( aurea mediocritas) si formò una fila a cuneo alla cassa tre, con l'inevitabile scontro fra i due che si trovarono spalla a spalla sul davanti. Per quanto riguarda noi, Clarissa fece passare avanti un'anziana signora che aveva da pagare solo un sacco di cibo per gatti. La signora si ricordò di aver dimenticato di comprare le uova, mise il suo cestino a tenerle il posto e trotterellò via, presto inghiottita dai corridoi, e dopo dieci minuti fu data per dispersa.

Clarissa e Virgilio buttarono la roba sul nastro trasportatore, che iniziò a scorrere verso l'annoiata cassiera, che li passava su un lettore e poi li spingeva senza particolare grazia verso un piano inclinato. Poi, senza guardare l'enorme montagna di acquisti accanto a lei, chiese se avevamo bisogno di una busta.

-No- rispose Virgilio, ironico.

-Sì- disse Clarissa, dato che la donna non dava segno di aver colto il sarcasmo.

Le allungò un sacchetto giallo e le fece pagare anche quello.

-Volete i bollini? – chiese.

-I bollini? – ripetei.

-Si vincono dei premi, sa. Con 1524 bollini e 618 euro di spesa le diamo un biglietto scontato del dieci per cento per il Museo delle Merendine.

-No, grazie – intervenne Virgilio – siamo a posto.

Come liberi fummo da quel posto, caricammo il baule della macchina, che quasi s'impennò sulle ruote posteriori, mentre Clarissa controllava uno scontrino lungo come l'Eneide.

-Dante? – mi chiamò.

-Sì?

Mi tese lo scontrino. In fondo c'era scritto:

Non ti fermar, se io non te lo dico

Che lume son tra il vero e l'intelletto:

non so se intendi: io sono Beatrice:

Comedìa NovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora