7. Tempi duri per le bionde

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Mi guardai allo specchio e di colpo i miei capelli erano diventati indomabili, la pelle piena di brufoli e mi sembrava di essere ingrassata, solo perché avevo deciso di andare da Sheldon e dichiarargli il mio amore.

Non era giusto continuare ad aspettare, dopotutto.

Respirai rumorosamente. Non poteva funzionare tra di noi.

Mi toccai i capelli e mi misi un po' di rossetto chiaro. Doveva funzionare.

Ero una donna nuova, più interessata all'aspetto profondo del mondo e volevo provare ad amare un uomo come lui. Poteva funzionare.

Ora era single mentre io mi trovavo nella situazione opposta.

"Situazione sentimentale giusta, persona sbagliata," mi sussurrò una vocina nella mia testa e non potei far altro che darle ragione. Uscii e bussai, chiamando il suo nome tre volte, come avevo imparato da lui. Le nostre vite non erano più le stesse da quando ci eravamo conosciuti.

Sorrisi, pensando alle evoluzioni che entrambi avevamo subito, e sentii una sensazione intensa e piacevole. Dovevano essere le farfalle nello stomaco di cui parlavano quelli che descrivevano l'amore. Ero così felice.

Mi vibrò la tasca posteriore degli jeans e presi il telefono. Cliccai sulla notifica del messaggio appena ricevuto e la porta di fronte a me si aprì.

«Penny.»

La voce era attutita dal senso di sconforto che andò a sostituire la mia gioia di prima.

«Howard e Bernadette hanno avuto un incidente,» lo informai senza guardarlo. Il messaggio di Raj mi aveva immobilizzata.

«Cosa?»

Leonard mi guardò e io incrociai il suo sguardo solo per qualche secondo. Mi sentivo una traditrice, cosa che tecnicamente (non) ero. Era l'ultima persona che volessi affrontare. Indietreggiai mentre lui prendeva le chiavi dell'auto e si chiudeva la porta alle spalle.

«Hanno avuto un incidente, sono all'ospedale,» ripetei, seguendolo sulle scale. Mentre scendevamo, mi venne naturale chiedergli di Sheldon.

«È da Amy,» mi liquidò, agitando la mano.

«Hanno fatto pace?» domandai, fermandomi. Lui non si accorse della mia reazione e raggiunse la fine della seconda rampa di scale.

«L'ho incontrato quando stavo entrando e non ha detto altro.»

No, non doveva rappacificarsi con lei, proprio ora. Lo aveva lasciato e non aveva più nessun diritto di vederlo, di allontanarlo da me.

«Mi dici perché non hai risposto alle mie chiamate? Penny, lo sai che dobbiamo parlare,» disse e si girò verso di me che ero a cinque scalini di distanza. Si accostò alla parete per permettermi di scendere e raggiungerlo. Io lo superai mentre cercavo qualcosa con cui replicare. Sapevo che dovevamo parlare, ma al momento le mie priorità erano differenti.

Mi limitai ad annuire. «Certo,» risposi, aprendo il portone. L'aria fresca della sera mi investì e io respirai a pieni polmoni. Con queste premesse, non sarebbe stato facile arrivare all'ospedale. Mi indicò con la mano dove avesse parcheggiato e lo seguii. Salimmo in auto e Leonard la mise in moto.

Uscimmo dall'isolato in silenzio e mi augurai che anche il resto del tragitto lo potessimo passare in quello stato.

«Non vuoi sposarmi più allora?» domandò poco dopo con dolcezza, guardandomi e approfittando di un semaforo rosso. Mi spronai ad essere per una volta onesta con lui.

Ora o mai più.

«No, non voglio.»

Fui sorpresa della mia stessa freddezza.

L'impossibile diventa possibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora