9. Bentornato Howard

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Quando Howard tornò a casa fu per me il secondo giorno più bello di quella settimana, il primo fu invece quando capii che con Sheldon era stata una cosa passeggera. Il bacio che Leonard aveva dato al polo Nord era stato vendicato a sufficienza.

Ero a casa Wolowitz con Leonard, Stuart ed Amy mentre Bernadette era andata con Raj a prendere suo marito dimesso dopo quasi un mese da quel terribile incidente. Avevano dovuto operarlo ancora una volta per un problema ai nervi e per evitare che perdesse l'uso della gamba sinistra.

Passai il panno sul tavolino in soggiorno e mi diressi in cucina a prendere la torta e le posate.

«Penny.»

La voce del mio fidanzato, unico e solo, mi fece quasi rompere un calice che stavo prendendo dalla vetrina nella sala da pranzo. «Mi potresti passare quello striscione? Mi stava aiutando Amy, ma aveva dimenticato di comprare da bere ed è uscita,» spiegò Leonard appena aprii la porta del soggiorno. Si reggeva allo scaletto senza guardare a terra e scommisi che stesse soffrendo di vertigini anche a meno di un metro dal pavimento.

«Certo,» risposi, prendendo lo striscione più piccolo e lo stesi di fronte a lui.

«È un peccato che Sheldon sia ancora in Texas,» costatò senza guardarmi in viso. Prese il nastro adesivo che aveva con sé e ne tagliò un pezzo con i denti per fissare il festone di plastica. «Nonostante tutto, ci vuole bene.»

«Già,» borbottai a disagio. Era meglio che stessi zitta, non dovevo aggiungere altro.

«Che dici regge così o ci vuole anche la colla?»

Sussultai alla sua richiesta, convinta che avesse terminato di parlare con me.

«Sei tu quello intelligente qui,» ribattei. Lui tornò a fissare la decorazione senza curarsi di me. Appena sentii che era inutile stare ferma senza fare nulla, se non fissare il mio fidanzato, mi rifugiai in cucina.

Sentii i passi di Leonard affrettarsi nel raggiungermi. Mi girai, dando le spalle alla porta che avrei dovuto aprire.

«Penny, so che da quando stavamo andando a Las Vegas, il nostro rapporto ha subito alti e bassi, ma la mia proposta è ancora valida.»

Mi aggrappai alla sedia che avevo più vicina e la spostai per sedermici sopra.

«La tua proposta di matrimonio è stata sempre valida, se è per questo,» gli feci notare con la massima serietà. Lui abbassò il capo, sentendosi colpevole di aver sempre insistito con me. In un certo senso era stato petulante come Amy nei confronti di Sheldon. A quella considerazione, scossi il capo e feci un profondo respiro.

«Ciò non toglie che sia arrivata l'ora che l'accetti,» aggiunsi mentre il suo volto si illuminava, come ogni volta quando io gli dimostravo una sola briciola dello stesso amore che aveva per me.

Inutile dire che una parte di me non era felice.

«Allora è... è un sì?» chiese, accostando una sedia alla mia e sedendosi per fissarmi negli occhi.

«Sì, certo che è un sì,» confermai, attirandolo tra le mie braccia. Non potevo farmi sfuggire il momento in cui ero certa dei miei sentimenti. Nessun rimorso o confusione doveva fermarmi. Shel... lui se ne era andato, Leonard era ancora qui per me. «Un matrimonio come si deve stavolta,» lo avvertii.

«Certo, chiamo Sheldon così torna quanto prima!» esclamò euforico, ma il suo entusiasmo non mi contagiò per via di quel nome. Era il suo migliore amico, lo dovevo prevedere che avrebbe chiamato lui per primo.

«Sicuro che sia necessario? Voglio dire, avrà da fare,» ipotizzai, portandomi le dita alla bocca. Non ero pronta per rivederlo. Forse la cotta non mi era passata così del tutto.

L'impossibile diventa possibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora