Capitolo 36

11.2K 427 64
                                    

Emely da quel giorno non aveva più messo fuori il naso da casa, neppure per andare a scuola.

Darren aveva provato a convincerla sia con le buone che con le cattive, ma alla fine si era dovuto arrendere tranquillizzando la scuola e tutte le persone che chiedevano di lei.

La ragazza non si era preoccupata di nulla, il suo cervello era costantemente fermo sul ricordo di Opal e tutti i momenti che avevano passato insieme.

Opal...la sua migliore amica, quella pazza squinternata, piena di energia e di vita, pronta a difenderla e a consolarla, era scivolata via da quell'inutile realtà sconvolgendo tutto e tutti, lasciando un vuoto che mai nessuno sarebbe riuscito a colmare.

E Simon...
Simon, affettuoso e pazzo proprio come la sua gemella, era scomparso. Puff. Svanito come una nuvola di fumo. Non aveva portato nulla con sè ma non aveva lasciato nulla per loro. Era andato via ed Emely aveva la netta sensazione che non avrebbe più rivisto neanche lui.

Strana la vita: aveva perso tante cose nel corso degli anni, eppure, Emely non avrebbe mai immaginato che fra quelle "cose" sarebbero rientrati Simon ed Opal.

Se ne era fatta una malattia e non riusciva più ad essere come prima sapendo che ormai entrambi appartenevano al passato. Dovevano appartenere al passato.

Ne soffriva terribilmente e pensandoli non riusciva a smettere di piangere, non ci riusciva da quando quella notizia aveva imbrattato, con i colori più cupi del dolore, il quadro che aveva dipinto della sua vita.

Piangeva e singhiozzava di continuo; i cuscini avevano raccolto lacrime su lacrime e coperte con lenzuola erano diventate la sua seconda pelle.

Era distrutta, devastata, abbattuta.

Darren riusciva a percepire quel suo stato d'animo tanto tetro e avrebbe voluto fare qualcosa per lei: coccolarla, cullarla, consolarla solo per rivederla come prima.

Nulla, peró, sembrava tirare su di morale Emely.

Erano passate settimane dalla morte di Opal eppure ad Emely sembrava fosse passato a malapena un giorno.

Credeva di dover andare ancora al suo funerale, al quale Darren non l'aveva mandata per evitare che soffrisse troppo.

Era stata un'ingiustizia ed Emely continuava a ripeterglielo tutte le volte che ne aveva la forza, dopotutto, non aveva paura di lui: nessuno era in grado di uccidere per la seconda volta una morta.

Ucciderla ovviamente non rientrava nei piani di Darren, il quale, al contrario, si preoccupava sempre più per lei.

Egli non riusciva a starle lontano ma nemmeno troppo vicino poichè in quella circostanza non sapeva come comportarsi.

Solo dopo tutto quel tempo riuscì a trovare il coraggio giusto per parlarle, così andó a trovarla in camera sua, come sempre.

Aprì la porta e la vide sdraiata con gli occhi chiusi, come se stesse dormendo. Facendo attenzione a non fare rumore, si sdraió accanto a lei e le sfioró il viso con delicatezza.

Emely, svegliata da quel tocco, aprì lentamente gli occhi per focalizzare la figura davanti a sè, spostó la sua attenzione anche sull'orologio, poi richiudendoli chiese: - Darren, che ci fai qui a quest'ora? Non avevi un appuntamento?

- Quello puó aspettare - proclamó il giovane continuando ad accarezzarla - Sei più importante tu - e le bació romanticamente e premurosamente una mano.

Lei non reagì e Darren chiese ancora, dopo qualche minuto: - Come ti senti oggi?

- Vuota - rispose Emely con gli occhi persi nel vuoto.

CensoredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora