3 IERI: Chiacchiere da camerino

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Il centro città si è ripopolato, sembra che le vacanze siano un ricordo lontano. L'abbronzatura sta scolorendo dai volti, i sorrisi si sono spenti lasciando il posto alle preoccupazioni di ogni giorno: lavoro, traffico, impegni e scadenze. Nulla è cambiato, ognuno segue il percorso che conosce, ricalca la vita che faceva mesi fa. Marionette. Anch'io mi sento una marionetta.

«È una giornata importante oggi. Ho preso un giorno di ferie proprio per accompagnarvi», Hanna sta guidando la macchina e non smette di parlare, «Ho prenotato le divise nuove, vedrete che meraviglia».
«Mamma, saranno uguali a quelle dell'anno scorso. Perché spendere soldi per delle divise che già possediamo?», Kate lancia un'occhiataccia a sua madre.
«Il decoro è importante al Trinity. Non avrei mai potuto lasciarvi andare a scuola con divise vecchie e consumate».

Come fosse quello il problema.
La cosa più importante a scuola è l'apparenza, fare parte del gruppo di quelli popolari e prendere i voti più alti. Non importa a nessuno se, per fare questo, si debba mentire, ingannare e complottare. Le bugie e le maschere indossate da tutti sono il vero problema, non le divise consumate.

«Eccoci arrivate», Hanna parcheggia di fronte alla sartoria.
Scendo dalla macchina senza la minima voglia, Kate mi prende per mano.
Da quando ho incontrato Andrew in gelateria, non ho avuto ancora modo di chiarire, con lei. Non ho voluto approfondire il perché non mi abbia detto nulla sul rientro di Rebecca e gli altri a New Heaven. Non ne ho la forza.
Penso solo a James.
Il fatto che non torni più a New Heaven è una cosa che non mi aspettavo. In queste settimane ho pensato un miliardo di volte a come mi sarei comportata la prima volta che l'avrei rivisto. Un miliardo di ipotesi e un miliardo di lacrime.
Mi sento vuota, come se non avessi più nulla da aspettarmi.

Entriamo nel negozio, è pieno di studenti del Trinity. Ci sono le matricole agitate, quelli dell'ultimo anno che si specchiano in continuazione e ragazzine che spettegolano senza sosta e ridacchiando. Decine di divise verdi e blu che sfilano davanti ai miei occhi.
«Oddio», mi scappa da dire.
«Che c'è Elena? Non è stupendo. Sembra di essere tornati a scuola», Hanna spinge un gruppo di ragazzi che occupano parte dell'ingresso, sventolando il foglio con la prenotazione delle divise.
«Appunto. Un incubo», bisbiglio.
A testa bassa seguo Hanna e Kate che al bancone aspettano il loro turno. Non vedo l'ora di uscire da lì, vorrei che tutto finisca il prima possibile.

Tre ragazzine mi si avvicinano con aria risoluta, la più bassa mi si piazza davanti: «Come hai potuto lasciare James? Voi due siete bellissimi insieme, non ci è piaciuta la tua mossa. Sappi che James è il numero uno e quando il numero uno diventa il tuo ragazzo non lo puoi mollare. Sei matta?».
«Cosa state dicendo?», quella ragazzina parla così velocemente che ho capito la metà di quello che ha detto.
«Non dovevi lasciare James. Noi tifavamo per voi, capito? Quando comincerà la scuola dovete rimettervi insieme, altrimenti quelle smorfiose che adorano Rebecca l'avranno vinta».
«Vinta?», ripeto a pappagallo.
Le tre ragazzine mi guardano come fossi una aliena: «Credevo fossi più... Più... Perspicace. A questo punto credo che Rebecca avrà la meglio», poi si girano di scatto e raggiungono le altre ragazze spettegolanti.

Intontita e confusa, dalla raffica di parole, raggiungo Kate nei camerini che sta iniziando a indossare la divisa.

«Una ragazzina mi ha detto che devo ritornare con James e che tifano per me. Almeno credo... Sai qualcosa?», inizio a sfilarmi il vestito. La camicia di cotone bianca, con ricamato il simbolo del Trinity è appesa di fronte a me. Con le dita sfioro i bottoni e il morbido tessuto.
«Il fatto che una ragazza semplice come te, uscisse con James, è piaciuto a molte persone al Trinity. James era... Come dire... Inavvicinabile. Credo lo abbiano visto più umano», Kate si sta abbottonando la camicia.
«Non mi importa molto di quello che pensano gli studenti del Trinity e...».
Kate mi interrompe: «Non riesco più a trattenermi... Jo ci ha detto che hai visto Andrew del Saint Jude e che ti ha detto che ha passato l'estate in California», Kate si sta infilando la gonna, «Mi dispiace non averti detto nulla, ma dato che James non è tornato in città non volevamo turbarti».
Sento un groviglio di rabbia che si agita nel petto. Irrazionale. Animalesco. Totalmente privo di logica. Nonostante sappia che non è colpa della mia amica, non posso fare a meno di sentirmi tradita da lei: «Avrei voluto saperlo. Non sono ammalata, non sono stupida. Ho il cuore a pezzi, tutto qui».
«Hai ragione. Ma cosa avresti fatto appena avresti saputo che Rebecca e gli altri erano tornati? Saresti corsa da James, vero? Stephanie, Jo oppure io, avremmo mai potuto fermarti?».
«No. Avrei fatto di tutto pur di vederlo», è inutile che menta a me stessa, sarei impazzita se avessi saputo che James fosse tornato in città.

Back For Love 2 {High School}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora